24 settembre 2023

"GODRANOPOLI" VISTA DA DOMENICO PASSANTINO

 


Sono stato autorizzato dall' autore  a riprendere questa originale e non retorica ricostruzione del progetto Godranopoli a cui Francesco Carbone ha dedicato la sua vita. 

La fine che ha fatto il sogno di Ciccino è noto a tutti. Ma speravamo, almeno, che il Comune di Godrano non abbandonasse all'opera roditrice dei topi la biblioteca creata dallo  stesso Carbone. (fv)


IL SOGNO DI FRANCESCO CARBONE

Francesco Carbone (Ciccino, come lo chiamano affettuosamente al suo paese anche i bambini) ha immaginato e creato a sue spese “Godranopoli”, un Museo aperto il 10 settembre 1983 nelle campagne in periferia di Godrano. Un Museo inteso nella sua accezione classica: non un luogo di deposito della memoria, morto e mortificante, ma un luogo vivo di aggregazione culturale, "come mezzo didattico e di impegni sociale, di comprensione profonda delle cose"(Carbone F., Godranopoli tra presenza e latenza, p.13).

Il nome “Godranopoli”, credo, non ha nulla a che vedere con Paperopoli, come sostiene un po' banalmente Nicolò D'Alessandro (in Francesco Carbone, Antologia e saggi critici, 1960/1999, p.21), ma rimanda per associazione di idee al Museo dei Musei, quello di Alessandria d'Egitto, annesso alla omonima Biblioteca fondata nel III sec. a.C.

In primo luogo, quindi, Godranopoli è un punto sospeso tra una reminiscenza che è un sogno classico e una utopia sperimentale e perciò appesa al futuro: un polo museale che comprende una biblioteca, una pinacoteca, una pubblicazione periodica (Busambra) interzonale, una associazione (Movimento comunità di base Busambra) che opera su vari settori: "arti plastiche e figurative, teatro, letteratura, cinema, audiovisivi, architettura, urbanistica, tradizioni popolari, fotografia"( F. Carbone, Godranopoli tra presenza e latenza p.10).

Un progetto che fonde con supporto oculato e studiato (si vedano gli studi sugli spazi prossemici di Edward T. Hall e le teorie della comunicazione fredda di Marshall Mcluhan, riportati in Godranopoli, 1994 pp.14 e 22 e sgg.) la cultura "alta" e la cultura subalterna contadina e pastorale, ripresa non "con riferimenti assoluti e quindi anche nostalgici", ma con la comprensione che a questa idealizzazione di un passato agro-pastorale mitico e miticizzato, "si sono aggiunti lunghi e grandi momenti di <sottomissione> e di <sfruttamento>"(Godranopoli tra presenza e latenza p. 183).

Un sogno classicheggiante, quindi, ma proiettato in un futuro che è già presente dove "noi assistiamo quasi con scontata abitudine alla continua cancellazione della nostra identità umana e alle cose che la esprimono"(Godranopoli, 1994, p. 156).

Carbone aveva già intuito, così come Pasolini, che la società dei consumi si avviava verso la globalizzazione.

Un progetto, Godranopoli, nato senza supporto delle Istituzioni e in un contesto mafioso. La prima iniziativa della Biblioteca di Godrano nel 1979 riguarda proprio la mafia: Il giorno della civetta di L. Sciascia. "La Mafia, dunque, angolata interdisciplinarmente e rilevata da diversi campi di indagine...una Mafiologia operante...In tal modo la biblioteca diviene valida memoria del gruppo sociale all'interno del quale essa agisce come vera cultura vivente e di base e non come statico muro di libri” (Carbone , Godranopoli tra presenza e latenza, p.94).

Siamo in un contesto mafioso, non c'è Tolomeo Filadelfo a supportare un intellettuale come Carbone e pensare di realizzare una cosa del genere è da pazzi, specie in Sicilia, e pazzo è stato Francesco Carbone a pensare Godranopoli in questi termini, quando "è poi subentrato il potere formalizzato della D.C., la quale aveva peraltro ricevuto sempre appoggi più o meno eclatanti da parte della stessa mafia godranese" ( ib. p.16).

Il Museo Godranopoli è oggi scomparso, rimane solo la struttura, che si differenzia da un capannone per gli animali o per il fieno solo per i murales realizzati al tempo dall'artista misilmerese Giusto Sucato.

La pinacoteca possedeva "opere di Guttuso, Carlo Levi, Picasso, Braque"(Godranopoli 1994, p.64) e non so oggi cosa è rimasto (mi riprometto di andare a vedere in settimana).

So però le condizioni della Biblioteca che è stata intitolata a Francesco Carbone: possiede, come si legge su OPAC Sbn, un patrimonio librario di 15.660 volumi, che non sono pochi, considerando che il paese non ha mai contato più di 1.100 abitanti, moltissimi frigoriferi, moltissime lavatrici e cucine a gas" dove "appena una o due copie di quotidiani vengono letti a Godrano. Una contraddizione stridente se messa in rapporto alla diffusione degli altri mezzi di informazione"(Carbone, Godranopoli tra presenza e latenza).

Le condizioni in cui versa la biblioteca sono però orribili: romita, sembra quasi abbandonata, se non fosse per il personale gentilissimo e incredulo dello stato di degrado in cui versano questi locali; detriti di calcestruzzo in mezzo ai libri, stanze piene di polvere, i libri di Giardina (orgoglio si questo paese) tenuti malamente al secondo piano, bibliografia di Carbone stesso (del quale la biblioteca si fregia d'essere intitolata) incompleta. Il personale, gentile e sensibile, quasi in attesa di un messia in grado di pulire e spolverare tutto e sistemare, si giustifica dicendo che da anni ci sono dei lavori in corso.

Carbone è stato un illuso; e la sua illusione di un Museo dedicato alle Muse, come ad Alessandria d'Egitto, è svanito insieme a lui. 

Ciminna,  24 settembre  2023                               DOMENICO PASSANTINO 

PS: Dei libri fotografati solo quello di N. D'Alessandro proviene dalla Biblioteca di Godrano.

Godranopoli tra presenza e latenza l'ho reperito nella biblioteca F. Brancato a Ciminna e ringrazio la direttrice Leonarda Brancato

Godranopoli 1994 mi è stato gentilmente regalato dall'amico bibliofilo Vito Mauro .

Mi scuso per le citazioni bibliografiche e i rimandi fatti in fretta e furia e perciò non sistematici.


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