25 settembre 2023

IL RISPETTO DI PAPA FRANCESCO E DI MONS. RAVASI PER I NON CREDENTI

 


Ho apprezzato tanto l'ultimo saluto che laicamente Papa Francesco ha voluto dare alla salma di Giorgio Napolitano. Altrettanto significativo appare quanto dichiarato dal Cardinale Ravasi al Corriere della Sera stamattina. (fv)

Il cardinale Ravasi, oratore al rito laico:
«Napolitano non ha mai smesso di interrogarsi»

di Gian Guido Vecchi

«L’ultima volta che ci siamo sentiti, non molto tempo fa, mi ha detto: sto riprendendo a leggere Pascal». Il cardinale Gianfranco Ravasi, domattina, sarà tra gli oratori chiamati a parlare, nell’aula di Montecitorio, alla commemorazione civile di Giorgio Napolitano. Il grande biblista sorride: «È anche un modo per ricambiare la sua presenza ad Assisi, quando da presidente della Repubblica accettò l’invito a partecipare al “Cortile dei Gentili”, il 5 ottobre 2012, un dialogo tra credenti e non credenti sul tema “Dio, questo Sconosciuto”».
Come spiegarlo a chi lo troverà strano, eminenza?
«È un gesto di rispetto nei confronti di una persona che ha rappresentato in maniera ideale il tema dell’interrogazione, della ricerca. Altri parleranno del politico, del giurista, del suo impegno per l’Europa. Ma è giusto che si desideri anche una presenza per così dire spirituale. Napolitano si è sempre interessato ai temi della trascendenza, anche se è un orizzonte al quale non è giunto. Il Dio Sconosciuto, l’apertura alle grandi domande. Come scriveva Wittgenstein: “Ho voluto indagare i contorni di un’isola, ma ciò che ho scoperto sono i confini dell’Oceano”».
Qualcuno dirà: un cardinale a una cerimonia laica?
«Mi ha fatto piacere l’invito dell’istituzione e dei familiari. Del resto, è bello il gesto che Papa Francesco ha compiuto alla camera ardente: non solo rispetto istituzionale, ma anche nei confronti di un uomo che ha sempre avuto in sé una dimensione morale e di apertura a ciò che va oltre il fenomeno. Non dimentichiamo mai che Cristo non esitava ad andare in ambienti fortemente laici. Questa è la forza del cristianesimo: non essere chiuso nel suo orto protettivo ma ascoltare ciò che sta oltre e l’altro che ti ascolta».
Quando vi conosceste?
«Il 25 aprile 1998. Ero prefetto dell’Ambrosiana e lui ministro dell’Interno, arrivato a Milano per la Liberazione. Aveva chiesto di vedere la Biblioteca e incontrarmi. Nel mio studio c’era una “reliquia laica” che gli mostrai: il manoscritto di Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria. Era commosso, davanti a quel testo fitto di correzioni e macchie d’inchiostro che dicevano la fatica della stesura. La passione per la ricerca...».
Il momento più significativo della vostra amicizia?
«Il dialogo ad Assisi. Ricostruì il momento giovanile della sua crisi religiosa ma anche il permanere del suo interrogarsi, le grandi domande alimentate dalla sue letture. Era un grande umanista: letteratura, filosofia... Amava Thomas Mann, citava in tedesco l’incipit di Giuseppe e i suoi fratelli. A Palazzo Giustiniani teneva sulla scrivania la Divina Commedia, diceva che aveva il bisogno di leggerne ogni giorno qualche verso. Quando conclusi il mio incarico, gli chiesi di diventare presidente della “Casa di Dante” di Roma, e lui accettò».
Ad Assisi, Napolitano citò una frase di Bobbio: «Vorrei funerali civili. Credo di non essermi mai allontanato dalla religione dei padri, ma dalla chiesa sì. Ormai da troppo tempo per tornarvi di soppiatto all’ultima ora».
«Straordinaria, ma nel caso di Napolitano è sempre rimasto un legame con la Chiesa, anche per il suo ruolo istituzionale ma non solo: penso all’amicizia profonda e autentica con Benedetto XVI».
Ratzinger gli anticipò la decisione di dimettersi...
«C’era una sintonia profonda e uno dei legami era la musica. Napolitano arrivava a parlare di Berg, Schönberg, Berio... Del resto c’era in lui una sorta di spiritualità laica. L’ha sempre avuta. Una volta avevo recensito un libro di Pierre Emmanuel, poeta cattolico che scrisse anche versi sulla resistenza francese ai nazisti. L’indomani ci incontrammo, “l’ho letta e sono andato a vedere nella mia biblioteca”, e mi mostrò un libro del poeta. Dentro c’era una sua nota a penna: Napoli, 1943. Era ancora un ragazzo».

CORRIERE DELLA SERA 24 settembre 2023 - 22:35

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