17 gennaio 2022

ARIANNA BONINO, Mostri a colazione

 


Livre des merveilles Tav. 84:


MOSTRI A COLAZIONE

di  ARIANNA BONINO


Il povero Marco Polo è finito nel mio mirino e rischia di rimanerci per un po'...Beh, se ne farà una ragione, anche perché non ne sa nulla, che io sappia.

D'altronde, è un pozzo senza fondo di curiosità.

Per colpa di Polo sto impazzendo per rintracciare la fisionomia di uno strano vegetale che Marco avrebbe avvistato sulle coste del Malabar, nel reame di Coilu: i "mirabolani emblici".

Ecco dove se ne parla ne "Il Milione"(secondo il testo della «crusca» reintegrato con gli altri codici italiani a cura di Dante Olivieri, Laterza, 1912):

CLVII. Del reame di Coilu (Coilum)

Coilu si è un gran reame verso gherbino, quando l’uomo si parte di Mabar e va cinquecento miglia. E tutti sono idolatri, e si v’ha cristiani e iudei, e hanno loro linguaggio.

Qui nascono i «mirabolani emblici», e pepe in grande abbondanza, che tutte le campagne e boschi ne sono piene: e tagliansi di maggio e di giugno e di luglio. E gli albori che fanno il pepe son dimestichi e piantansi e inacquansi.

Qui hae sí grande caldo che a pena vi si puote sofTerire: che, se togliesse uno uovo e mettessolo in alcuno fiume, non anderesti quasi niente che sarebbe cotto. Molti mercatanti vi vengono di Magi e d’Arabia e di Levante, e recano e portano mercatanzia con lor navi. Qui si ha bestie divisate dall’altre: ch’egli hanno leoni tutti neri e pappagalli di piú fatte, che ve n’ha de’ bianchi, ed hanno i piedi e ’l becco rosso, e sono molto begli a vedere; e sì v’ha paoni e galline piú belli e piú grandi ch’e’ nostri. E tutte cose hanno divisate dalle nostre, e non hanno niuno frutto che si somigli a’ nostri....

Ecco, i misteriosi "mirabolani emblici": di che si tratta?

Intanto, occorre tener presente che non fu Polo a scrivere "Il Milione" e che questi termini non sono nemmeno da attribuire al povero Rustichello da Pisa, che, incarcerato a Genova dopo la Battaglia della Meloria, proprio in galera incontra Marco Polo (a sua volta fatto prigioniero probabilmente nel 1298, dopo la sconfitta veneziana nella battaglia di Curziola).

E cosa fanno due come Rustichello e Polo in carcere? Chattano, come tutti. A dire il vero, Marco racconta e Rustichello scrive. Però, se è vero - come è vero - che Rustichello scrisse, scrisse in lingua d'oil, tant'è che "Il Milione" originale si intitola "Le divisament dou monde".

Quindi è solo ad una trascrizione successiva che dobbiamo l'utilizzo dei vocaboli "mirabolani emblici" che - come tra l'atro nota Eco (in "Storia delle terre e dei luoghi leggendari") - sono appunto termini appartenenti alla versione toscana de "Il Milione".

Ma, a questo punto, non si capisce ancora che diamine di frutti o bacche siano.

Quindi sono andata a cercarmi i "mirabolani emblici" non dal fruttarolo (anche perché sono ancora reclusa e comunque non so che faccia avrebbe fatto incartandomi direttamente un casco di banane..., ma posso ben immaginarmela), ma tentando di individuarli in qualche scritto illuminante.

Allora, innanzi tutto, "mirabolani" viene dal greco: μuρον = profumo e βàλανος = ghianda. E ce ne sono ben cinque tipi: emblici, bellerici, chebuli, citrini e indici.

Nel "Circa Istas" (testo di riferimento della Scuola Salernitana, redatto tra 1150 e il 1170 e comunemente e con ogni probabilità anche erroneamente attribuito al medico Matteo Planetario), si dice:


"I mirabolani sono frutti di alberi che crescono in India. Anche se hanno la stessa forma, possiedono nature e qualità diverse, esattamente come le prugne. Infatti gli autori affermano che tutti i mirabolani purgano l'umore collerico, ma che alcuni sono più efficaci di altri. I citrini purgano in primo luogo l'umore collerico e poi la flegma. Per i chebuli è esattamente il contrario.

Gli indici purgano l'umore malinconico e l'umore collerico. Infine sia gli emblici che i bellerici purgano sia la flegma che l'umore collerico".


I mirabolani sono citati anche in un altro testo intrigante, questa volta del 1300. Si tratta del "De conservanda juventute" del medico, mago e alchimista Arnaldo da Villanova che ci fa la grazia di lasciarci direttamente la ricetta per una pozione dai prodigiosi effetti (non si sa mai, dovesse il mio tamponamento imminente avere ancora esiti nefasti...) pozione che:"giova ai malinconici, ai furiosi, agli oppilati, agli essicati, ai rugosi, alla collera rossa e alla nera degli ipocondriaci, al caldo delle parti estreme, al rossore degli occhi, a quelli che incanutiscono, a quelli che patiscono mal di stomaco e batticuore: piglia sei once di mirabolani citrini, sei grammi di chebuli, sei dramme di emblici e sei di bellerici, una dramma di mastice , una di anice e una di semi di finocchio, mezza dramma di spigo (Nardostachys jatamansi), di chiodi di garofano, di aloe, tre once di miele e tre di cassia. Metti tanto zucchero che basti. Di queste cose farai la triphera e la userai al bisogno".

Se tutto ciò ancora non bastasse a fare scorte di tali miracolosi frutti (e di tutte le altre droghe necessarie a scongiurare innumerevoli mali), ci si mette addirittura Bacone a sponsorizzare le portentose ghiande in questione, infatti uno o più mirabolani risultano indispensabili nelle ricette degli otto «composti» che Ruggero indica nella sua lettura del "Secretum Secretorum" e che definisce addirittura "gloria inestimabilis" e non solo...

Ora, io non so cosa veramente vide Polo sulle coste del Malabar, come lo raccontò a Rustichello, come Rustichello decise di scriverne in lingua d'oil e come si arrivò al toscaneggiante "mirabolano emblico". So però che da oggi i mirabolani entrano di diritto tra i miei mostri del cuore.

Li volevo per colazione, ma mi sono persa nel tentativo di capire che fossero. Non l'ho capito, ma intanto li assaggio: vanno benissimo anche adesso che si è fatta ormai ora di pranzo.

Arianna Bonino


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