18 marzo 2022

A CHI DOBBIAMO LA LIBERTA' CHE ABBIAMO? 1 e 2

 

Danilo Dolci nel 1956 nel corso del Processo subito per aver organizzato uno sciopero alla rovescia.


L' IMPERIALISMO AMERICANO NON E' MIGLIORE DI QUELLO RUSSO. A ME FANNO SCHIFO ENTRAMBI.

E so bene che se avessi osato scrivere qualcosa di simile in Russia sarei già in galera. Anche per questo preferisco vivere in Italia piuttosto che in Russia.

Ma ci tengo a precisare che la libertà di pensiero e di stampa che abbiamo non la dobbiamo agli americani e ai loro amici di ieri e d'oggi. Anzi è bene ricordare agli smemorati che la vecchia DC dei Scelba e dei Mattarella, dopo aver mentito sulla strage di Portella della Ginestra, ha ordinato di sparare ai braccianti in lotta di Avola. La libertà di pensiero e di parola, che abbiamo oggi, è frutto delle lotte di ieri. Senza Gramsci, Terracini, Di Vittorio, Nenni, Pertini, Lelio Basso, Calamandrei, Bobbio, Capitini, Danilo Dolci, Silone, Leonardo Sciascia, Pasolini, Elsa Morante, ecc, senza le tante donne e uomini liberi cresciuti in questo nostro Paese, che rimane meraviglioso malgrado i cattivi governanti che ha e che ha avuto, non avremmo la libertà che abbiamo. (fv)





2 commenti:

  1. Non sono una filoAmericana ad oltranza, ma ne riconosco l'importanza, per molti motivi, penso anche che l'astio così profondo nei suoi riguardi sia anche il sentimento di chi si sente debitore per qualcosa che neppure ricorda più, ho passato la mia giovinezza tra DC e PC e soprattutto abitando proprio nel quartiere del Travertino frequentato da Pasolini, e la mia adolescenza è cresciuta tra baraccati e zingari (divisi tra buoni e cattivi, questi ti rubavano qualcosa, gli altri ti recuperano il maltolto), il mio riferimento da cui partiva l'impegno sociale era la parrocchia, chiesa recuperata dallo scantinato di una palazzina proprietà dei missionari di San Gaspare del Bufalo. Di allora ricordo le intransigenze adolescenziali soprattutto anticomuniste, le esperienze spirituali non potevano incontrarsi con le aridità che sentivo in un materialismo pesante minaccioso. Le mie letture preferite i russi, a iniziare da Dostoevskij. E lì respiravo tutta l'umanità, carne e spirito. La Russia, la sua profonda spiritualità, i suoi poeti, ancora ora accompagnano i miei pensieri. I poeti, gli intellettuali tutti, che al comunismo avevano creduto e da esso furono imprigionati, uccisi, scomparivano, mentre in Italia avevano bisogno gli intellettuali di credere nella Russia, sempre più voluta credere madre, di cui non voler vedere il vero volto. Ora, ora, ci attacchiamo ai morti intellettuali comunisti italiani e ne facciamo un mazzolino da offrire sulla tomba delle nostre illusioni. Tra di essi i grandi Terracini e Pasolini, che sappiamo bene che rapporti hanno avuto con il Partito comunista, e Elsa Morante la cui scrittura è spiritualità sfuggiva ad ogni materialismo. Sulla terra ogni idea diventa ideologia e soprattutto potere sacrifica l'individuo ai propri fini, fini che sempre si fissano sulla propria conservazione e per la propria difesa usa tutti i mezzi. L'odiata America, l'esaltata Russia, è un gioco, un balletto amaro. L'america nostra creatura europea, la grande Russia cibatasi di Europa, finché l'Europa non saprà ricordare i propri beni... Ma oggi stanno soltanto venendo a galla le vecchie idee a cui ci eravamo attaccati come fosse quella la salvezza e l'oggi ci illudiamo mostri che avevamo ragione.
    Maria Silvia Caffari

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  2. Ho deciso di pubblicare questo commento di Maria Silvia perché, anche se parte da premesse ideali e da vissuti lontani dai miei, pone con garbo problemi aperti che stanno davanti a tutti

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