28 novembre 2014

LA POESIA INEDITA DI ELSA MORANTE DEDICATA A PASOLINI







Riceviamo da Enrique Irazoqui, memorabile interprete di Gesù nel "Vangelo secondo Matteo" di PPP e grande amico del Centro Studi di Casarsa, la poesia inedita "In nessun posto" che Elsa Morante scrisse a Roma il 13 febbraio 1976  nel ricordo di Pier Paolo, ucciso tre mesi prima.


A      P. P. P.

                              
                  In nessun posto

E così,

tu – come si dice – hai tagliato la corda.

In realtà, tu eri – come si dice – un disadattato

e alla fine te ne sei persuaso

anche se da sempre lo eri stato: Un disadattato.

I vecchi ti compativano dietro le spalle

pure se ti chiedevano la firma per i loro proclami

e i “giovani” ti sputavano  in faccia

perché fascisti come i loro baffi:

(già, tu glielo avevi detto, però

avevi sbagliato in un punto:

questi sono più fascisti dei loro baffi)

ti sputavano in faccia, ma ovviamente anche loro

ti chiedevano la propaganda per i loro volantini

e i soldi per le loro squadrette.

E tu non ti negavi, sempre ti davi e ti davi

E loro pigliavano e poi: “lui dà”

-bisbigliavano nei loro pettegolezzi –

“per amore di se stesso”. Viva, viva

chi ama se stesso e gli altri ama come se stesso.

Loro odiano gli altri come se stessi

e in tale giustizia magari si credono

di fondare una rivoluzione.

Loro ti rinfacciavano la tua diversità

dicendo con questo: l’omosessualità.

Difatti, loro usano il corpo delle femmine

come gli pare. Liberi di usarlo come gli pare.

Il corpo delle femmine è carne d’uso

ma il corpo dei maschi esige rispetto. E come no!

Questa è la loro morale. Se una femminella di strada

avesse assassinato uno dei loro

non la giustificherebbero perché immatura.

Ma in verità in verità in verità

quello per cui tu stesso ti credevi un diverso

non era la tua vera diversità.

La tua vera diversità era la poesia.

È quella l’ultima ragione del loro odio

perché i poeti sono il sale della terra

e loro vogliono la terra insipida.

In realtà, LORO sono contro-natura.

E tu sei natura: Poesia cioè natura.

E così, tu adesso hai tagliato la corda.

Non ti curi più dei giornali

-[la] preghiera del mattino- con le crisi di governo

e i cali della lira, e decretoni e decretini

e leggi e leggione. Io spero

che un’ultima sola grazia terrena ti resti ancora - per poco -

ossia ridere e sorridere. Che tu di là dove sei

- ma per poco ancora – di là, dal Nessun Posto

dove ti trovi ora di passaggio -

che tu sorrida e rida dei loro profitti e speculazioni e rendite accumulate

e fughe dei capitali e tasse evase

e delle loro carriere ecc. Che tu possa riderne e sorriderne per un attimo

prima di tornartene

al Paradiso.

Tu eri un povero

E andavi sull’Alfa come ci vanno i poveri

per farne sfoggio tra i tuoi compaesani: i poveri,

nei tuoi begli abitucci da provinciale ultima moda

come i bambini che ostentano di essere più ricchi degli altri

per bisogno d’amore degli altri.

Tu in realtà questo bramavi: di essere uguale agli altri,

e invece non lo eri. DIVERSO, ma perché?

Perché eri un poeta.

E questo loro non ti perdonano: d’essere un poeta.

Ma tu ridi[ne].

Lasciagli i loro giornali e mezzi di massa

e vattene con le tue poesie solitarie

al Paradiso.

Offri il tuo libro di poesie al guardiano del Paradiso

e vedi come s’apre davanti a te

la porta d’oro

Pier Paolo, amico mio

                                                             Roma, 13 febbraio 1976

Elsa Morante

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