02 luglio 2023

L' AUTORE DEL "GATTOPARDO" ERA OMOFOBO E FASCISTA

 


Leonardo Sciascia nel 1960, nel corso del famoso Convegno sul sottosviluppo meridionale organizzato da Danilo Dolci a Palma di Montechiaro, non aveva torto ad attaccare il Principe.

 Oggi, sulle pagine palermitane di Repubblica, Salvatore Ferlita, prendendo spunto da una recente pubblicazione, rincara la dose contro l'autore del Gattopardo che arrivò, nel suo stesso capolavoro, ad insultare persino Karl Marx definendolo " un ebreuccio tedesco".(fv)

Omofobo e fascista 

il volto oscuro del Gattopardo d’antan

Salvatore Ferlita

 

«Accusarmi di pelandroneria è viltà. Sono stanchissimo per l’eccessivo movimento che ho avuto in questi mesi: ho percorso più di 1500 km. Fra ferrovia, automobile e vaporetti su diversi laghi, ho visitato 17 città e ho anche tenuto una conferenza, in inglese, su le relazioni fra la poesia italiana del ’500 e quella di Shakespeare e dei suoi satelliti » . Il dromopatico Giuseppe Tomasi di Lampedusa, in questa lettera vergata a Londra il 29 luglio 1927 e indirizzata all’amico Massimo Erede, rendiconta dei suoi viaggi frenetici, mossi da una curiosità mai appagata. L’epistola in questione appartiene a un circoscritto ma denso carteggio che il futuro autore del “ Gattopardo” intrattenne negli anni Venti con un amico genovese, Erede appunto, e che finalmente viene pubblicato in Italia per i tipi della casa editrice De Piante (“ Ah!, Mussolini! Lettere a Massimo Erede 1925 — 1927”, postfazione di Gioacchino Lanza Tomasi, pp. 32, 30 euro, stampato in 200 copie numerate). Erede, come si apprende dalle missive, rivestì un ruolo determinante nell’introdurre Tomasi nel mondo delle Lettere. Sarà grazie a lui che vedranno la luce tre saggi dello scrittore palermitano su “ Le Opere e i Giorni”, bimestrale letterario edito a Genova e diretto da Mario Maria Martini, che allineò contributi di firme illustri, come Riccardo Bacchelli, Camillo Sbarbaro ed Eugenio Montale. Londra, agli occhi del “mostro” ( l’epiteto affibbiato a Tomasi dai cugini Piccolo), è un «piacevolissimo inferno», qualcosa di «vorticoso » , « tremendo » , « affascinante » : lì si trova «superbamente alloggiato, squisitamente nutrito, perennemente trasportato in automobile » . Insomma, Giuseppe Tomasi nella città di Shakespeare e di Dickens fa « la vera vita del pescecane » . Anche se gli agi vanno e vengono, come dimostra la lettera dell’anno prima spedita da Bolzano: « Ma tutte queste distrazioni hanno grandemente rattristato la mia borsa; cosicché ora mi trovo qui, luogo ad un tempo piacevole ed economico, dove sono intento alla mia deflazione monetaria privata. Secondo i miei calcoli la stabilizzazione della mia lira sarà compiuta verso il 10 di ottobre, data alla quale ricomincerò a navigare». Quando le finanze lo consentono, Tomasi cambia subito aria e luogo. Due anni prima, dunque nel 1925, lo sorprendiamo a Parigi, e qui veniamo al titolo del volumetto che di certo solletica non poco il palato: « Parigi delizioso. Ma in istato di bolscevismo latente. Sembra l’Italia del ’19. Stamane un corteo comunista è sfilato nel quartiere delle banche, mentre esigevo un modesto ‘ cheque’ con grida di abbasso, minaccie e pietre. E nessuno reagiva. Ah! Mussolini!» Anche se Tomasi, come ricorda il figlio adottivo nella postfazione, avrebbe cambiato radicalmente opinione sul fascismo fin dal 1938. A guardar bene le missive riunite (che allineano scenette degne di ribalta letteraria, come la gita in un castello del Galles nel 1927 per un invito a caccia), viene fuori il ritratto di un osservatore pungente, in grado di sfoggiare un’ironia che sovente trascolora nel sarcasmo. L’epistolografo Tomasi è oltretutto assai politicamente scorretto: « Dopo accurate osservazioni compiute a Londra, Bruxelles, Anversa e qui — scrive nel 1925 — sono in grado di annunziarti gli immensi progressi della pederastia. Se continua di questo passo fra cento anni un uomo che avrà commercio carnale con una donna sarà un pezzo da museo». A suo dire, la pederastia è « sintomo di bolscevismo». Per non dire dell’augurio rivolto all’amico al crepuscolo del 1926: « Ti auguro per il nuovo anno 200.000 lire di rendita mensile e 18 ragazze a tua disponibilità dai 10 ai 16 anni. Tante care cose».

LA REPUBBLICA  Palermo, 2 luglio 2023


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