16 settembre 2012

I POETI NON MUOIONO MAI: omaggio a Roberto Roversi.




Vogliamo ricordare ancora il poeta Roberto Roversi con alcuni suoi versi inediti, un suo vecchio articolo pubblicato su il manifesto   nel 1980 ed una canzone musicata da  Gaetano Curreri ed interpretata  da Fabrizio Moro:

Libro forte e gentile che parti,
addio, sul dorso dei delfini
arriverai a un porto
di giovani uomini
e donne che
tregua non daranno
per  sete di sapere.
Ma sarai sfogliato
con dolcezza cortese
al lume di candele nelle sere
d’inverno. Che è vicino.

Testo inedito di Roberto Roversi tratto da “Libri. Contro il tarlo inimico” in corso di stampa.

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Ancora un ricordo di Roberto Roversi, ancora una pagina che invita a non disperare perchè, come scriveva l'amato Goethe, "Se l'inverno viene, può la primavera essere lontana?".

Roberto Roversi,  Se è vero che la rivoluzione è sempre un punto di partenza


C’è obiettivamente questo stato (e questo sentimento) di blocco e di sconfitta nei fatti e nelle cose—dunque, fuori e dentro la gente — come conseguenza di tutta una serie prolungata di errori e di ritardi; come conseguenza di una mancanza di agilità, di comprensione, di intelligenza politica e metodologica.

Quindi che a sinistra la critica sia necessaria, urgente, indispensabile; e che sia indispensabile l’autocritica in atto dura e possibilmente aggiornata alle attuali necessità,mi pare non si possa contestare; se mai alimentare.

D’altra parte, l’arroccamento a difesa è nient’altro che una risoluzione disperata e cretina; se è vero che il mondo cambia ad ogni ora. Ma l’autocritica (lavaggio mentale da compiersi sempre non solo per il politico ma anche per il privato) non deve significare il lancio della spugna; né dovrebbe convalidare l’interessato e frenetico gioco al massacro che da varie parti è messo in atto per contribuire allo spappolamento di tante utili e giuste speranze politiche, di tanti gruppi di opinione, di tanti militanti e per concludere alla precipitosa liquidazione di una generazione, di una stagione della nostra vita.

L’autocritica non deve portare a partecipare alla distruzione progressiva degli atti e dei fatti recenti, a partire dal Sessantotto. Dato che è a partire da lì che comincia l’operazione di scalzamento messa in atto dai principi della penna di ogni risma; i quali dicono il Sessantotto progenitore di ogni violenza e dell’attuale violenza e cominciano a dire la classe operaia ricettacolo contaminato da tale lebbra eccetera. 

Parte da qui la torrentizia pubblicistica autodistruttiva di molti piccoli giovani di allora che sono diventati piccoli uomini di oggi. Con buona pace dei commentatori apocalittici ristabiliamo che l’ultimo decennio ha portato sì lacrime e sangue, ma ha prodotto — dentro un mondo che consumava il vecchio e partoriva il nuovo — straordinarie novità e progetti che portano difilato al nuovo millennio. Su quelle rive, fuori dal bla bla lamentoso degli sconfitti della terza Caporetto, si conteranno i reduci e si faranno i conti sul nuovo modo occorrente per cominciare a ribaltare le cose. 

Se è vero che la rivoluzione è sempre un punto di partenza e mai un punto di arrivo, e se è vero che questa è la tremenda bellezza della vita.

(Da «Il manifesto», 29 aprile 1980)
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 Quel fischio sopra la pianura

La verità è ormai che ci credono mummie d'Egitto
pesce fritto e salato
da mangiare con il pane
ombre strane che vanno in vecchi cimiteri
a lamentarsi coi cani ma sono cattivi pensieri

e appena ieri insieme tutti noi
facevamo paura come il leone ai buoi
in giro per il mondo noi

ecco oggi ci vedono senza la pelle e le ossa
eppure fratelli e compagni anche se è pronta la fossa
possiamo e dobbiamo contarci per non lasciarci morire
come vorrebbero loro per non lasciarli gioire

grande tesoro ieri insieme tutti noi
torniamo leoni fra i buoi
per non lasciarci annegare noi

se tanti dicono addio al povero vecchio operaio
e lo soffiano via come polvere da un vecchio armadio in un solaio
noi invece diciamo che è pronto a stringersi mano con mano
e per la grande pianura riprendere ancora a fischiare


Testo: Roberto Roversi
Musica: Gaetano Curreri

Artista: Fabrizio Moro
Album: Ancora Barabba
2010

 





2 commenti:

  1. Grazie a Francesco per avere recuperato questi versi così ricchi di sentimento e di valori forti, reali, umani. Ancora un omaggio a Roberto Roversi e alla sua discreta ma aristocratica, in senso etimologico, presenza nel mondo, foriera di doni profondi,luce del sentire e dire, umanità costante.

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