19 dicembre 2021

CARLO GRECO, Dante e la salute




L'amico pediatra Carlo Greco è stato invitato a dire la sua sul tema DANTE E LA SALUTE. Di seguito potete leggere quanto ha scritto: 


“Caddi come corpo morto cade” sono i versi finali della vicenda di Paolo e Francesca, nel canto

V° dell' Inferno dantesco. Dalla descrizione della sua reazione al drammatico racconto, esperti medici 

si sono convinti di una sofferenza neurologica del poeta come la narcolessia o l’epilessia. 

Ma è più probabile, come succede continuamente nella commedia , che la descrizione di improvviso

 sonno o sogno o svenimento , al di là del vissuto del poeta, sia un artificio letterario per

meglio porgere la sua partecipazione emotiva agli accadimenti. Essendo poi la Divina, superstar

della nostra letteratura, un’opera interdisciplinare non solo poetico-letteraria ma anche filosofica,

politica , mistica, religiosa e scientifico-medica ( con l’accezione dei termini relativa ai tempi ), è

frequente il ricorso a precisi riferimenti anatomo-patologici. E’ nata quindi la convinzione della

appartenenza di Dante al corpo medico di allora. In effetti è provata la sua iscrizione all’arte dei

medici e degli speziali fiorentini nonché la sua frequenza presso la scuola medica di Bologna;

indossava, pertanto, il lucco , quella lunga veste rossa, simbolo di elevato rango sociale. Bisogna

comunque dire che allora , volendo ricoprire cariche pubbliche, bisognava appartenere ad

un’associazione di professionisti e cosa era più congeniale per lui, imbevuto di studi umanistici-

filosofici che la medicina, pregna , tra medioevo e rinascimento, di filosofia? Di certo, i riferimenti

medici nel suo lavoro sono esempio di come possano conciliarsi gli studi umanistici con il sapere

scientifico , specialmente oggi che l’arte medica ha assunto confini così ampi da rischiare la perdita

di una visione olistica della persona , del suo aspetto relazionale e culturale .L’arte medica, nel

medioevo, si svolgeva spesso per mezzo di procedimenti irrazionali, a volte prettamente magici,

lontani dai procedimenti analitico- sperimentali futuri; era guidata da una visione filosofica della

vita e concepiva la malattia , in una prospettiva teleologica , come mezzo di redenzione .Per avere

un’idea anche dei cronicari di allora, basta leggere la loro similitudine con le malebolge cuore

dell’inferno dantesto , dove i lamenti rompono i timpani e il puzzo di marcio s’effonde. Ma quale

idea nutriva Dante della salute e quali possono essere i riferimenti alla attuale condizione

sindemica? Nella Commedia il riferimento alla pestilenza ed alla lebbra serve per sottolineare la

loro valenza di guasto morale, di disarticolazione dell’unità del corpo e della dissoluzione della sua

armonia . L’ispirazione proveniente da Ippocrate , con la sua aspirazione alla armonica

disposizione e coesistenza delle parti e dei costituenti del corpo, base della medicina olistica,

conforta Dante quando dice che “ maggior bontà vuol far maggior salute”( canto XXVIII° del

paradiso). Per Dante, quindi, il concetto di “salute” è usato prevalentemente come virtuosa

disposizione interiore , che predispone al benessere corporale e conduce alla “salvezza”.

L’autentico benessere consiste nella totale rispondenza all’amore di Dio che ci salva , al Sol Salutis,

realizzando la sintesi tra il significato materiale e quello ideale- metafisico del termine salute.

Anche le cure che Dante propone fanno riferimento a questo concetto . Di converso la malattia è

espressione di disposizioni interiori e comportamenti (stili di vita) errati ed effettivamente, se

pensiamo alla etiologia delle “nuove” patologie a sfondo cronico degenerativo dell’uomo e

dell’ambiente , non possiamo non sottolinearne l'urgente attualità.

CARLO GRECO


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