27 dicembre 2021

DUE POESIE DI FRANCESCA TUSCANO

 



non sono madre che per equivoco

di tempi e di spazi

e amante, e figlia (altri nomi non mi appartengono)

per funzione di donna

e non di rito


ho studiato molte mani

(le dita soprattutto)

e molte soglie


ho imparato dalle file in fondo alle quali

poteva non esserci nulla, o un’arancia;

ho ascoltato


ho conosciuto codici, e merci,

e le posture delle vetrine,

e le panchine vicino agli stagni


potrei anche aver amato,

ma non credo di averlo capito,

perché le sincronia è inavvertibile

se non è postuma


e solo una cosa so -

il canto è artificio,

eppure non si vive che per conquiste di inganni


***




stringo la tua mano tra le gambe,

perché cerchi quello che non troverà;

a nessuno si dice l’inaudito,

a nessuno il segreto

se non vuoi che si violi

la casa della memoria


si chiama carne

questo,

essere cosa

per le tue mani


e allora smetti di chiedere

se hanno un nome

le cose,

e un nome ha anche

questa tua mano,

e la lingua,

che si beve

la mia distrazione,

tra le cosce

che sanno di terra


dillo quel nome

prima che sia io a dirlo,

facendone ridondanza

di silenzi


esistono leggi di ritmo,

ma se il ritorno confonde la soglia,

il sonno delle tue donne borghesi

non vale la veglia della mia bocca,

non vale la tua mano


e il suo nome


FRANCESCA TUSCANO


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