27 dicembre 2021

LA SOCIETA' DELLO SPETTACOLO DI GUY DEBORD

 


IL DIVENIRE MONDO DELLA MERCE.
IL DEBORD DELLA SOCIETA' DELLO SPETTACOLO (1957)
“È stato così che ci siamo definitivamente arruolati nel partito del diavolo, vale a dire di quel male storico che porta alla distruzione delle condizioni esistenti, di quella «parte sbagliata» che fa la storia rovinando ogni soddisfazione prestabilita.” (Debord)

1 . I cattivi maestri ritornano sempre

Nella seconda metà del XX secolo una visione prese forma di narrazione e fu tutto più chiaro. Intuizione decisiva, a compimento di un pensiero snodatosi da lontano e polarizzatore sulla constatazione di un dato di fatto: l'intero sistema economico, sociale e politico del moderno capitalismo stava dando mano, fra altre strategie ad ampio raggio, a una trasformazione dell'individuo di epocale e devastante portata.
Oggi constatiamo che la trasformazione si è attuata, le profezie del situazionista Debord si sono realizzate e, dopo molte lotte, illusioni e speranze tradite, ci troviamo immersi in una spettacolarità generalizzata, da intendersi come elemento unificante e rappresentativo di un teatro di guerra permanente, frutto maturo della globalizzazione capitalista in cui centrale e predominante è l'epica delle merci e delle loro passioni. Come scrive Debord:
«Lo spettatore diffuso accompagna l'abbondanza delle merci, lo sviluppo non perturbato del capitalismo moderno… è questa cieca lotta che ogni merce, seguendo la sua passione, nell'incoscienza generalizzata realizza, in effetti, qualcosa di più elevato: il divenir mondo della merce, che è altrettanto il divenire merce del mondo».
(Guy Debord, "La società dello spettacolo, Massari ed., 2002 (senza copyright), pp. 7-8
introduzione e cura di Pasquale Stanziale
- Come e piu’ dei sociologi critici Marcuse e Bauman (l’uomo unidimensionale, la societa’ ”liquida”) il situazionista prima sentì con il cuore, poi comprese la tendenza, come quei poeti, vedi il nostro Pasolini, che, rintracciando l’effetto nella mutazione antropologica, la avvertivano come dominante nell’epoca nostra.

Ferdinando Dubla

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