Giorgio Amico
Quando Montanelli
preparava il colpo di stato e la guerra civile
"Fu Montanelli a
insegnarci il rispetto per i nemici" con questo titolo Francesco
Merlo interviene sulla Repubblica del 16 giugno a proposito
dell'imbrattamento della statua che il comune di Milano ha dedicato
al giornalista. Dunque, imbrattamenti simbolici a parte, per Repubblica Montanelli fu un maestro di tolleranza. Peccato che le
cose non stiano proprio così e forse l'illustre giornalista avrebbe
dovuto documentarsi un po' meglio prima di scrivere il suo francamente imbarazzante compitino.
Noi l'abbiamo fatto.
Dal 1953 al 1956 Claire
Booth Luce, moglie di Henry Luce, fondatore ed editore di
alcuni tra i più importanti periodici americani,
quali Time, Life e Fortune e grande sostenitore
del Partito repubblicano, fu ambasciatrice degli Stati Uniti a Roma,
Nominata dal presidente Eisenhower come ricompensa per il sostegno
decisivo che il marito aveva dato alla sua campagna elettorale. Incapace di comprendere
le sottigliezze della politica italiana, l'ambasciatrice si rivelò
ben preso una severa critica della politica della DC considerata
troppo morbida verso il partito comunista. Per eliminare la minaccia comunista occorreva ben altra politica.
Di conseguenza uno dei primi atti della
Luce fu l'apertura ai fascisti. Il 21 aprile 1954 il deputato missino
Anfuso incontra il Consigliere d'ambasciata Eugene Durbrow. È il
primo incontro di cui si trova traccia nella documentazione del
Dipartimento di Stato. Ovviamente contatti fra americani e
neofascisti c'erano stati sempre a partire almeno dall'aprile 1945,
basti ricordare il rocambolesco salvataggio del comandante della X
MAS, Junio Valerio Borghese, sottratto alla giustizia partigiana nei
giorni dell'insurrezione e trasportato a Roma travestito da ufficiale
dell'esercito americano. Questa volta però la cosa è diversa:
l'incontro è ufficiale e il MSI è trattato come un qualsiasi altro
partito politico italiano, ovviamente se di orientamento
anticomunista. Da allora i contatti saranno regolari.
La Luce fu anche fautrice
di un deciso spostamento conservatore dell'asse politico, spostando
il baricentro dei governi centristi a destra, in modo da ridurre il
peso nell'esecutivo dei partiti laici moderati (PRI,PSDI) e di
aumentare invece la forza contrattuale nei confronti della DC del
PLI. A questo fine sostenne con decisione lo spostamento a destra del
Partito liberale con la nuova segreteria Malagodi e la creazione di
un comitato permanente di coordinamento (CONFITESA) fra
Confindustria, Confcommercio e Confagricoltura allo scopo di
sostenenre e finanziare i candidati del PLI e della destra DC alle
elezioni amministrative del 1956.
In quest'ottica
l'ambasciatrice intensificò i suoi rapporti con gli ambienti più
conservatori e in particolare con personaggi come Randolfo Pacciardi,
il capo dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno (il
nuovo nome che aveva assunto l'OVRA fascista) Gesualdo Barletta e
esponenti di punta della stampa.
Particolarmente stretto
fu il legame con Indro Montanelli con cui nel 1954 ci fu un intenso
scambio di lettere. In queste lettere Montanelli chiedeva l'appoggio
americano per una decisa azione
anticomunista che doveva una volta per tutte risolvere il problema
rappresentato dal PCI. Il giornalista, che vantava l'appoggio di un
nutrito gruppo di industriali, proponeva l'organizzazione di una rete
"terroristica" (l'aggettivo è di Montanelli) da attivare
nel caso il PCI si fosse avvicinato troppo all'area del potere.
Montanelli concordava con il giudizio negativo sulla politica
democristiana e da questa valutazione faceva discendere l'idea che il
comunismo era destinato in tempi non troppo lunghi a imporsi in
Italia, sfruttando le contraddizioni del sistema e l'insoddisfazione
profonda delle masse popolari. Il PCI andava fermato a tutti i costi
e dunque in caso di una possibile vittoria elettorale, la questione
andava risolta con le armi.
Nel corso dell'anno
Montanelli si recò più volte di persona all'ambasciata americana a
Roma per perorare direttamente la sua causa, sempre accolto con
grande calore dall'ambasciatrice. Dalle lettere scambiate fra i due e
ora rese pubbliche, risulta che Montanelli in più occasioni accennò
ad una "organizzazione segreta" della Confindustria in
stretti rapporti con l'organizzazione "Pace e Libertà" di
Edgardo Sogno creata in funzione anticomunista dalla CIA. Il primo
obiettivo era espellere con ogni mezzo i comunisti dalle fabbriche,
con atti provocatori e licenziamenti di massa, secondariamente andava
rafforzata la presenza dei cosiddetti "sindacati liberi",
CISL e UIL. Ma i compiti dell'organizzazione non si limitavano ad
un'azione anticomunista nell'ambito dei luoghi di lavoro, ma
investivano l'intera società e i suoi ordinamenti democratici.
Occorre, scrive
Montanelli in una delle sue missive, "difendere l'Italia fino
ad accettare o anche affrettare la morte della democrazia", se
questa agevola i piani del nemico. Un atteggiamento davvero rispettoso per chi non la pensava come lui.
Particolarmente
significativa è la lettera che Montanelli scrive alla Luce il 6
maggio 1954. In essa, dopo una serie di considerazioni sulla
incapacità della DC di affrontare in modo deciso il pericolo
comunista, il giornalista propone un dettagliato piano d'azione:
"La polizia e
l'esercito sono inquinati di comunismo: i carabinieri, senza il Re,
hanno perso ogni mordente: la magistratura è vile. E in tutto il
paese non c'è una forza capace di appoggiare l'azione di un uomo
risoluto. Noi dobbiamo creare questa forza. (...) Questa minoranza
esiste ancora e non è comunista. È l'unica nostra fortuna. Bisogna
ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una
organizzazione terroristica e segreta e un capo. (..) La [persona]
più adatta sarebbe Pacciardi: risoluto e buon organizzatore. Ma il
suo passato di antifascista repubblicano lo rende impresentabile ad
un gruppo di uomini che saranno nella maggior parte ex-fascisti
monarchici. Propongo il generale Messe, uno dei pochissimi generali
usciti dalla guerra con onore. (...) Gli forniremo noi le idee che
egli non ha. Il programma deve essere semplice e chiaro. Reclutamento
di qualità, non di quantità, condotto secondo la tecnica comunista
delle "cellule". (...) Impegno con giuramento, da parte di
tutti, a eseguire gli ordini.
(...) Nessuna
pregiudiziale di provenienza politica: il passato non ci interessa.
(...) Capi e gregari devono essere tutti PERSONAE GRATAE ai
Carabinieri, con cui si impongono strettissimi rapporti di
collaborazione e di cui dovrebbero, nel momento supremo, diventare la
truppa di rincalzo. Infatti il movimento sarebbe destinato ad entrare
in azione (azione armata) solo il giorno in cui, elettoralmente, la
battaglia fosse definitivamente persa (...) pronti a scatenare in
questo caso la guerra civile con tutte le inevitabili conseguenze,
allo scopo fondamentale e basilare d'inchiodare l'Italia all'Alleanza
atlantica".
Dunque per Montanelli fondamentale era tenere i comunisti fuori
del governo (indipendentemente dal voto espresso dai cittadini) e
l'Italia nella NATO, usando ogni mezzo disponibile, nessuno escluso,
come ad esempio "la MAFIA che in sicilia ha un potere decisivo,
molto più grande di quello del Governo".
È lo schema della
strategia della tensione, del Piano Solo del generale De Lorenzo nel
1964, del golpe Borghese nel 1970, dei progetti golpisti di Sogno e
Pacciardi negli anni '70. La Luce ne fu entusiasta e caldeggiò la
cosa presso il governo americano, ma il Dipartimento di Stato bloccò
il progetto, ritenendolo prematuro e troppo rischioso. Nel frattempo però
la CIA stringeva con i Servizi segreti e lo Stato Maggiore
dell'esercito italiano gli accordi che avrebbero portato in un breve
lasso di tempo alla creazione di Gladio, organizzazione segreta con
gli stessi obiettivi e le stesse modalità di funzionamento.
Per un "maestro di
tolleranza" non c'è male. Vero, egregio dottor Merlo?
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