27 agosto 2011

DANILO DOLCI E LA SICILIA


Abbiamo deciso di ospitare sul nostro sito il post che l'amico Ezio Spataro ha pubblicato oggi sul suo blog perchè - nonostante il tono apologetico che può apparire stonato alla luce del vergognoso stato d'abbandono in cui giace oggi il Borgo in cui ci siamo formati - le notizie fornite, con rara capacità di sintesi, corrispondono alla realtà. Inoltre, il pezzo ci appare un'utile introduzione ai documenti che verranno pubblicati prossimamente.


Danilo Dolci, Franco Virga e la Sicilia

Negli anni Settanta il giovane marinese Franco Virga si recò presso il Centro Studi e Iniziative di Trappeto dove conobbe Danilo Dolci e partecipò alle iniziative del Centro da lui fondato. Dopo un significativo periodo di permanenza, Franco tornò a Marineo e con alcuni amici fondò il CESIM (Centro Studi e Iniziative di Marineo).

Ma chi è Danilo Dolci, e quando arriva in Sicilia? Ripercorriamo alcune tappe della sua vita dal suo arrivo nell'isola.

Nell’anno 1952 Danilo Dolci si trasferisce in Sicilia, nel piccolo borgo marinaro di Trappeto, povero tra i poveri in una delle terre più misere e dimenticate del Meridione. Il 14 ottobre dello stesso anno, sul letto di un bambino morto di fame, Danilo Dolci dà inizio al primo di numerosi digiuni, che daranno grande popolarità alle sue battaglie per il lavoro, per il pane, per la democrazia. La protesta viene interrotta solo quando le autorità si impegnano a realizzare alcuni interventi urgenti in favore delle poverissime popolazioni siciliane.

Del 1956 è invece lo sciopero alla rovescia, con centinaia di disoccupati impegnati a riattivare una strada comunale resa intransitabile dall’incuria delle amministrazioni locali. La reazione dello Stato è repressiva: una carica delle forze dell’ordine disperde i manifestanti, mentre gli organizzatori vengono arrestati e tradotti all’Ucciardone. Il “caso Dolci” infiamma il Paese, occupa le prime pagine dei giornali, accende un vivace dibattito al Senato e alla Camera: decine di parlamentari chiedono al Governo di chiarire i motivi dell’arresto e di assumere provvedimenti contro i funzionari di polizia che lo hanno disposto. Dolci viene scarcerato al termine di uno storico processo, al quale depongono come testimoni per la difesa Carlo Levi e Elio Vittorini. Nella sua arringa Piero Calamandrei – che impegna una delle sue ultime battaglie – richiama «il dialogo eterno tra Creonte e Antigone, tra Creonte che difende la cieca legalità e Antigone che obbedisce soltanto alla legge morale della coscienza, alle “leggi non scritte” che preannunciano l’avvenire», ma, conclude polemicamente, «con questo solo di diverso, che qui Danilo non invoca leggi “non scritte”. Perché, per chi non lo sapesse ancora, la nostra Costituzione è già stata scritta da dieci anni».

Danilo Dolci è tutt’altro che isolato, centinaia di giovani si trasferiscono in Sicilia da tutto il mondo per contribuire a un’imponente opera di riscatto civile, democratico, economico. Non mancano, ovviamente, reazioni di segno opposto. Anzi: le calunnie, gli atti intimidatori, i tentativi di ridimensionare e ridicolizzare i risultati ottenuti, vere e proprie campagne denigratorie saranno una costante di tutta la vita di Dolci.

Nel maggio 1958 si costituisce il Centro Studi e Iniziative per la Piena Occupazione, con sedi in diversi comuni dell’isola, che diventerà rapidamente uno straordinario strumento al servizio dello sviluppo di tutta la Sicilia occidentale. Tra le prime iniziative realizzate, l’organizzazione di alcuni importanti convegni che richiamano a Palermo, ad Agrigento, a Palma di Montechiaro, insieme a esperti delle discipline più diverse, il meglio della cultura e della politica, non solo italiane, del tempo. Ma non tutti approvano l’impegno di Dolci: con l’accusa di aver diffuso notizie diffamatorie sull’Italia nel corso dei suoi viaggi all’estero, il Ministero degli Interni gli ritira per alcuni mesi il passaporto, scatenando una nuova ondata di polemiche e reazioni indignate.

Dolci non si atteggia a detentore di verità, non è un guru venuto a dispensare ricette, a insegnare come e cosa pensare. È convinto che le forze necessarie al cambiamento si possano trovare nelle persone più avvertite del luogo; che non possa esistere alcun riscatto che prescinda dalla maturazione di consapevolezza dei diretti interessati. Sa quanto sia essenziale, per la riuscita di un’impresa, che ciascuno la senta propria: i progetti migliori, sulla carta più efficaci, falliscono se, calati dall’alto, sono avvertiti estranei, ostili. Per questo il lavoro di autoanalisi popolare, il metodo maieutico, non costituiscono un dettaglio o, peggio, una scelta eccentrica: sono necessari alla riuscita di un programma veramente rivoluzionario e nonviolento. «Un cambiamento», sostiene Dolci, «non avviene senza forze nuove, ma queste non nascono e non crescono se la gente non si sveglia a riconoscere i propri interessi e i propri bisogni».



2 commenti:

  1. Carissimo Ezio,
    ringrazio te e Ciro Guastella per i complimenti e le parole affettuose che mi avete rivolto.
    Devo comunque invitarvi a non esagerare. Danilo, soprattutto negli anni cinquanta e sessanta, è stato davvero un personaggio eccezionale ed unico.
    Io sono stato, come tanti altri, un suo modesto collaboratore in anni in cui la sua stella era in declino e la Sicilia era diventata una cosa assai diversa da come l'avevamo sognata.
    Un abbraccio.
    Franco

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