30 aprile 2017

LA LETTERATURA EROTICA SECONDO D. H. LAWRENCE




Letteratura erotica. Cinquanta sfumature di D. H. Lawrence


Tiziana Lo Porto

«Quel che pornografia e oscenità sono dipende, come al solito, interamente dall’individuo. Ciò che per uno è pornografia, per un altro è la risata del genio». Iniziava così la difesa dalle accuse di oscenità e pornografia scritta da D.H. Lawrence nel 1929 all’indomani dello scandalo e delle polemiche suscitate da una mostra di suoi quadri alle Warren Galleries di Londra. La difesa era un veloce e intelligente saggio dal titolo Oscenità e pornografia e insisteva sulla libertà dell’individuo di decidere rispetto alla folla cosa fosse pornografico e osceno e cosa no.
Censurati, processati, mandati al rogo, i romanzi di Lawrence ritornano oggi ad affollare gli scaffali delle librerie a fianco di recentissimi best seller che come unico comun denominatore con L’amante di Lady Chatterley o L’arcobaleno hanno l’appartenenza all’oggi più che mai vasto e vario genere letteratura erotica.
Per avere un’idea di cosa sia letteratura erotica sarà a fine novembre in libreria l’accurata Guida alla letteratura erotica. Dal Medioevo ai nostri giorni di Alessandro Bertolotti (Odoya), utile volume illustrato che fornisce un’affollata panoramica delle opere più importanti, in prosa o versi, mostrando sottogeneri, affinità e correnti. La guida cita tra i romanzi più recenti gli ottimi Camere separate di Pier Vittorio Tondelli, Scritto nel corpo di Jeanette Winterson e Una casa alla fine del mondo di Michael Cunningham, per poi proseguire con una carrellata sulle origini della letteratura omosessuale e su un’ancora più recente letteratura transgender.
Più vasto è lo scenario attuale, ampliato negli ultimi anni dalla comparsa di best seller erotici da centinaia di milioni di copie. Tra tutti: la trilogia diCinquanta sfumature di grigio di E.L. James con 125 milioni di copie vendute nel mondo e più di 5 milioni solo in Italia. Il successo di James ha generato un’infilata di volumi che, pur non raggiungendo il venduto della trilogia, si presentano come varianti della fortunata serie, e la nascita o il rilancio di case editrici (dalla Borelli Editore alla Lite Edition) e collane (Sperling Privé di Sperling&Kupfer e Hot secrets di Mondadori) che pubblicano libri hard.
Contemporanei, e sicuramente più validi, sopravvivono romanzi e racconti che fanno dell’erotismo valore aggiunto e non solo espediente per sedurre le masse. Tra i migliori ci sono la raccolta di racconti di Mary Gaitskill Oggi sono tua (che include il racconto Segretaria da cui è stato tratto il film di Stephen Shainberg Secretary), La casa dei buchi di Nicholson Baker, Carne viva di Merritt Tierce. Tutte storie più erotiche che pornografiche, per quanto sia difficile delineare la frattura tra erotismo e pornografia (in letteratura, nel cinema, nella vita), lasciando aperta la domanda: cosa distingue l’erotismo dalla pornografia? Uno dei tentativi di risposta più brillanti sull’argomento è dello scrittore americano Neil Gaiman, che in prefazione alla magnifica opera a fumetti in tre volumi di Alan Moore e Melinda Gebbie Lost Girls scrive: «Il confine tra pornografia ed erotismo è ambiguo, e cambia a seconda del punto di vista. Per alcuni forse dipende da cosa ti eccita (ciò che per me è erotico, per te è pornografico), per alcuni è una questione sociale (vale a dire l’erotismo è la pornografia per ricchi). Forse ha anche a che fare con la distribuzione – la pornografia in rete è indiscutibilmente porno, mentre un’edizione a tiratura limitata, su carta avorio, comprata da esperti, divisa e rilegata in volumi costosissimi, non può che essere erotica».
Illuminante sull’argomento, parlando di film e non di letteratura, anche il regista Michael Winterbottom che nel 2004 decise di girare il film 9 Songs per colmare quella che a suo avviso era una immotivata lacuna del cinema romantico e sentimentale. Così in un’intervista rilasciata nel 2005 alla Bbc: «Uno dei punti di partenza di 9 Songs è stato: perché nei film il sesso non si vede? Moltissimi film sono storie d’amore, perché non raccontare una storia d’amore mostrando due persone che fanno l’amore? Perché si evitano le scene in cui due persone fanno l’amore se è una storia d’amore?». La letteratura, che racconta a parole e non mostra per immagini, dovrebbe essere per sua natura più incline al sesso del cinema, rischiando meno la squalifica nel ghetto porno, anche se di censure e roghi è costellata la storia del romanzo.
Di D.H. Lawrence venne bruciato L’arcobaleno, oggi riconosciuto come il suo romanzo migliore, e fin tanto che era in vita i suoi romanzi vennero disprezzati dalla critica, evitati dal grande pubblico, e accettati come capolavori della letteratura del Novecento solo parecchi anni dopo la sua morte. Lawrence non usava il sesso a fini commerciali, ma per necessità, perché non avrebbe potuto fare altrimenti, perché quelle scene lì erano cuore e motore delle sue storie, degli eventi che raccontava, dei suoi personaggi, realistici e vivi. Nel breve saggio D.H. Lawrence scritto due anni dopo la morte dello scrittore, l’allora ventinovenne Anaïs Nin (una delle poche che, malgrado la giovane età, abbia riconosciuto sin dall’inizio la grandezza di Lawrence) insiste sulla fisicità della scrittura. Nin individua nei romanzi e racconti dello scrittore inglese un linguaggio fisico e una parola fisica, che mette il corpo prima di ogni altra cosa. L’erotismo, grazie ad autori come Lawrence e Nin, non viene più usato per scandalizzare ma per conoscere. L’esplorazione ed espressione della sessualità rende più consapevoli di quanto non riesca il ragionamento o la scrittura.
Scrive ancora Lawrence nella poesia Il sesso non è peccato...: «Non strappatelo fuori da tali profondità frugando con la sconcezza della mente, non tastatelo e non forzatelo, non infrangete il ritmo ch’esso mantiene quand’è lasciato a sé, nel muoversi e svegliarsi e dormire». E Nin, sempre nel saggio D.H. Lawrence: «Egli scoprì che il corpo aveva i propri sogni, e che ascoltando attentamente questi sogni, arrendendosi a essi, si poteva evocare il genio».

da Pagina 99, 28 novembre 2015

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