I poeti hanno visto sempre meglio di tutti. Per questo oggi ripropongo due poesie di Beppe Mariano, conosciute grazie all'amica Maria Silvia Caffari, dedicate al 25 aprile tradito:
PARTIGIANO RAGAZZO
Predato negli affetti, non ti bastava voce
per nominare i caduti, partigiano ragazzo,
mio più adulto compagno di giochi.
Ricordo l’alba in cui ti tradussero per
Savigliano, spensieratamente discutendo
se fucilarti all’aperto o in una stalla.
Comparve nei tuoi ultimi istanti
la ragazzina degli aquiloni. Era una tua,
una nostra compagna di giochi,
che forse sbandata da una corsa
s’era ritrovata là ad interrogare
la tua apparizione senza comprenderla.
Sarà viva ancora, ancora ricorderà?
Reusa neira ancreusa,
torment dla controra, stissava
ant la ment, come da ‘n mal sarà
rubinèt el maleur d’esse naà.
(Rosa nera sprofondata,
tormento della controra, gocciolava
nella mente, come da un mal chiuso
rubinetto la malora d’esser nato.)
Le tue palpebre, ali di rondini sgomente,
sbatterono sotto un cielo capovolto.
Poi ti esibirono per spregio sul carro
del letame, arrovesciato nel tuo sangue,
come un vitello. Nulla vi era di solenne
nell’erba, né cielo che ti aureolasse;
nulla di tutto ciò che oggi
si grida spavaldamente ai cortei
con parole che diventano pietre.
Ma è sufficiente oggi ricordare?
El casermon dle torture a la fin
mon dòp non a l’è stait spianà. Bin.
Mach na muraja a l’è restà, d’amoniment.
quand i pass davsin, la ment as gela
al crijs-clin dij cornajass.
(Il casermone delle torture alla fine
mattone dopo mattone è stato spianato.
Solo un muro è rimasto, d’ammonimento
quando vi passo vicino, la mente si gela
al grido stridente dei corvi.)
Lungo ghirigori rondineschi, ero rimasto
poi il ragazzo con gli stessi giochi
di prima, ma diminuito di te.
Crebbero gli anni in misura d’urgenze
sempre nuove, implacabili:
recinzioni della mente, questa volta.
Perché ti sono sopravvissuto?
Ciò che adesso vivo t’apparteneva.
e ancora t’appartiene.
Che senso ha tutto questo?
A volte mi sembra di amare la stessa
donna che tu avresti amato. Ogni giorno
temo oroscopi nucleari.
Ogni giorno mi domando se convenga
vivere entro morbida recinzione,
o non già rincorrendo l’oltre.
Difficile eredità la vita che mi lasciasti.
Beppe Mariano, 1975
I superstiti si sono riuniti
Aspettano di ripartire.
Con gli scarponi ammuffiti,
i fucili d'antiquariato.
Si apposteranno ancora una volta
sulle stesse colline di allora.
Ad aspettare il nemico
si apposteranno, pazienti.
Ma più non sanno chi sia il nemico.
Molti, troppi hanno tradito.
Beppe Mariano, 1977
Questa poesia riflette anche la fine eroica di mia zia Nice (Cleonice) Brava, bravissima Maria Silvia a far ricordare il sacrificio ai non credenti!.....
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