31 dicembre 2023

F. CARBONE, G. GIARDINA e R. GUTTUSO

 










Rocca Busambra (foto di f.v.)


F. CARBONE, G. GIARDINA e R. GUTTUSO


 Circa dieci anni fa, nella rivista NUOVA BUSAMBRA, creata anche per ricordare un caro vecchio amico,  Ciccino Carbone, scrissi quattro righe per sottolineare i debiti del poeta Giacomo Giardina, oltre che con Francesco Carbone, con Renato Guttuso.

La fonte principale di quel mio breve pezzo è stata una straordinaria pubblicazione voluta da Carbone e realizzata nel 1978, con la sapiente cura di Nicolò D’Alessandro, nel Quaderno intitolato: Giacomo Giardina, RoccaBusambra. Poesie Disegni Testimonianze, Edizione Movimento Comunità di Base (uno dei tanti nomi dati dal geniale Ciccino al suo Movimento), Godrano-Palermo 1978. Conservo ancora gelosamente la copia dello splendido quaderno-libro che mi donò Giacomino con una bella dedica.

In questo prezioso Quaderno il grande pittore di Bagheria occupa un posto centrale. Vi si trovano, infatti, riprodotti, a partire dalla splendida copertina, tanti suoi disegni ed anche alcuni significativi brani della corrispondenza tra i due artisti.

Tra la ricca corrispondenza di Giacomino con letterati ed artisti coevi, che sarebbe opportuno recuperare e pubblicare, spicca quella intrattenuta con Renato Guttuso. Particolarmente significativa la lettera scritta da quest’ultimo all’amico, il 22 giugno 1972, dove si  afferma:

 

Cosa è cambiato da allora? Molto dall’esterno, ma ‘di dentro’ poco o nulla. Battiamo sempre lo stesso  chiodo, quello che ci siamo portati addosso dalla nascita, forse con più esperienza e sapienza, forse con meno freschezza. Ma in fondo anche con freschezza perchè il nostro amore della verità e della realtà è un amore che non può finire.  (sottolineatura mia)

 

       Lo stesso Guttuso due anni dopo, in un foglietto  scriverà:

 

                     Caro Giacomo, fin dall’ormai lontana adolescenza ho imparato ad amare la tua poesia, la fresca indipendenza della tua immaginazione, il tuo sentimento della natura e della gente umile. Ricordo brani bellissimi di un tuo romanzo che meriterebbe di vedere la luce. A te, al tuo lavoro, è legato uno dei miei primi dipinti (del ’28, mi pare) che ti raffigurava davanti alla tua Rocca Busambra, circondato dalle pecorelle. Dove sia quel quadro non si sa, ma ho fiducia che prima o poi salterà fuori.

 

         La lettera si chiude con uno schizzo, sopra riprodotto, in cui Renato abbozza l’antico ritratto. Il documento è importante anche per il riferimento  ad un “romanzo” inedito del poeta di cui si sono perse le tracce.

 

Francesco Virga

 

 

 

 

 


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