Raccontate a chi nascerà domani
che vivemmo anni sciolti e liberi
come cani e relazioni coi corpi vicini
con gli occhi negli occhi, coi fiati confusi.
che gli amici si stringevano le mani
e che in quelle nostre piccole comunità
dopo tutto, si era meno soli.
Insinuategli il dubbio
che qualcosa sia andato storto
che non bisognava privarli del tatto,
della vista all’aria e al sole, del gusto,
dell’olfatto, come non ci si priva
di un bene maggiore.
Fategli sentire come il virtuale
gradualmente sovvertì il reale,
e non è così impensabile scardinare
la matrice che li vuole prigionieri
e consenzienti, risvegliare le menti
cercare nuovi e vecchi orizzonti
a ché la menzogna non diventi
perenne verità.
Piuttosto, preparino gli eventi
per la fuga dal virtuale Alcatraz.
filomena shedir di paola
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