Ciò che resta
Rossana RolandoI rifiuti sono sempre di più la forma definitiva di ogni città. Torna in mente Leonia, una delle città invisibili di Calvino, che “rifà se stessa tutti i giorni”, sostituendo i resti della Leonia di ieri, caricati sul carro dello spazzaturaio, con i nuovi oggetti di oggi. Eppure pensare che sia sufficiente una raccolta dei rifiuti ben fatta è una trappola
Detriti, resti, immondizia, spazzatura: nomi che richiamano alla mente tutto ciò che è logoro e, a un tempo, sporco – immondo –, fatto per essere spazzato via. Sentiamo ogni giorno notizie che riguardano l’emergenza rifiuti in molte città. In particolare Roma, capitale splendida, coperta da cumuli di spazzatura, che attirano animali mai visti prima nelle strade cittadine; Roma devastata da incendi e soffocata da effluvi maleodoranti. Ci colpisce per il suo valore simbolico, ma sappiamo che il degrado coinvolge molte parti d’Italia, deturpando la bellezza naturale e la ricchezza culturale del paese. Le soluzioni sono rese difficili da ingarbugliate matasse di questioni politiche, economiche, sociali, civili. Nel frattempo, il rischio è l’assuefazione allo sporco, al brutto e alla logica del buttar via.
I mondi culturali non sono indifferenti al tema e possono illuminare in molti modi il rapporto con l’oggetto-rifiuto. Non mi riferisco alla pur bellissima poetica del detrito – lontana dalla problematica ambientale – che ha idealizzato lo scarto, facendone una tematica esistenziale, metafora di un mondo a cui si sente di non appartenere, che rigetta come il mare le sue scorie.¹ Piuttosto penso ad alcuni spunti che pongono proprio al centro della riflessione o della creazione artistica “ciò che resta”, senza alcuna idealizzazione.
La spazzatura, come “forma definitiva” di ogni città. Già Italo Calvino ha letterariamente affrontato il tema del consumo e dei suoi risvolti. Leonia, una delle città invisibili, si caratterizza perché “rifà se stessa tutti i giorni”, sostituendo i resti della Leonia di ieri, caricati sul carro dello spazzaturaio, con i nuovi oggetti di oggi:
“Più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi di una ricorrente impurità”.
Ma Leonia è solo il prototipo di un sistema economico e sociale. In tutte le città la ricerca del nuovo genera detriti che si mescolano: intorno a ogni metropoli cresce la spazzatura, respinta fuori e accumulata in montagne di rifiuti, in ogni momento pronte a franare, sommergendo le città stesse.²
L’uomo diventato detrito
Homo detritus è il titolo di un libro, uscito pochi anni fa, ad opera del sociologo francese Baptiste Monsaingeon. Esso evoca la faccia nascosta dell’homo oeconomicus e propone una critica radicale alla società dei rifiuti. Il titolo è azzeccato perché, in una sola espressione, unisce la grande criticità della “situazione immondizia” con il destino stesso dell’uomo sulla terra.
Pensare che sia sufficiente una raccolta dei rifiuti ben fatta – riassumibile nella sigla delle 3R: Ridurre, Riutilizzare, Riciclare -, rischia di oscurare il vero problema che è quello della salvezza del pianeta e della possibilità di una sopravvivenza della vita sulla Terra. La produzione di agenti inquinanti, infatti, si ritorce contro l’uomo stesso, che diventa oggetto di rigetto da parte di una natura resa più incontrollabile.³
La Street art e il ritorno alla natura
Concludo con un artista contemporaneo che, della spazzatura, ha fatto il materiale delle sue creazioni. Si tratta di Artur Bordalo, in arte Bordalo II, giovane portoghese, la cui denuncia della società consumistica si esprime attraverso la costruzione di immensi animali, composti da scarti di utensili, bottiglie, parti di macchine ed elettrodomestici, plastica varia… uniti in coloratissimi e giganteschi animali che grandeggiano in varie città del mondo (FOTO). Il messaggio di denuncia – che contraddistingue la Street Art – è contenuto nella rappresentazione della natura (gli animali), tramite l’utilizzo di quegli oggetti che distruggono la natura stessa.
Note
1. Soprattutto Camillo Sbarbaro, Eugenio Montale. Ma anche Umberto Saba.
2. Italo Calvino, Le città invisibili, Einaudi, Torino 1972, pp. 119-121.
3. Cfr. qui.
Pubblicato sul blog Persona e Comunità. Un blog di riflessione culturale, filosofica, pedagogica e religiosa
https://comune-info.net/cio-che-resta/
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