05 ottobre 2024

DANILO DOLCI RIDIMENSIONATO 1 e 2

 




Natale Musarra sulla rivista  SCORCI nel giugno 2022 ha pubblicato un  articolo intitolato Incontri sciupati. Carlo Doglio a Partinico che ben documenta lo scontro avvenuto fra il 1961 e il 1962, all’interno del Centro Studi e Iniziative di Partinico, tra Danilo Dolci e alcuni suoi collaboratori. Musarra si sofferma particolarmente ad analizzare il conflitto che Danilo ebbe in quegli anni con l’urbanista Carlo Doglio. Ma le testimonianze di Lorenzo Barbera e Goffredo Fofi confermano quanto aveva già evidenziato lo storico Marco Grifo - in un bel libro (Le reti di Danilo Dolci) di cui abbiamo già parlato in questo blog * - circa i pessimi rapporti che Danilo ha avuto con quasi tutti i suoi collaboratori. (fv)

 

*DANILO DOLCI  E  I SUOI COLLABORATORI

 

Marco Grifo, nel suo eccellente saggio su "Le reti di Danilo”, nella parte centrale del libro mette in evidenza le divergenze, anche radicali, che ci sono sempre state tra i suoi più stretti collaboratori, fin dai primi anni sessanta, e sulla scarsa capacità di mediazione mostrata in diverse occasioni dal Dolci.

Particolarmente indicativo lo scontro che ci fu al vertice del Centro tra l'economista inglese Michael Faber e l'urbanista Carlo Doglio. Quest'ultimo contestava a Faber la "supina accettazione dell'esistente [...]. La tua economia, e tutta la scienza economica che si dirama da Smith in poi, si limita a descrivere come lavora una certa struttura struttura sociale e basta. Ora, io, questa struttura sociale ed economica la voglio cambiare."

Analoghe critiche a Faber (e a tutto il gruppo degli "esperti" che sostenevano la necessità della loro neutralità rispetto alle Autorità e al potere politico esistente) vennero mosse da  Lorenzo Barbera, Giuseppe Ganduscio e Vera Pegna. (1)

Un resoconto dettagliato di questo vivace dibattito si trova in due NUMERI della rivista COMUNITÀ di Adriano Olivetti del 1961, dove si nota il pessimo intervento di Danilo che tronca in modo autoritario la discussione. 

Francesco Virga

 

(1)          Marco Grifo, Le reti di Danilo Dolci. Sviluppo di comunità e nonviolenza in Sicilia occidentale, Franco Angeli Milano 2021, pp. 218-231)

 

LA ROTTURA TRA DANILO DOLCI E LORENZO BARBERA 

Le divergenze di vedute tra Lorenzo Barbera e Danilo Dolci si manifestano fin dai primi anni 60. Ma le distanze tra i due crescono dopo il terremoto che colpisce la valle del Belice nel gennaio del 1968. Marco Grifo, nel suo documentatissimo saggio sul Dolci, mostra come la rottura tra i due diventa inevitabile a seguito del Processo in piazza organizzato a Roccamena da Lorenzo nell'ottobre 1968 contro i responsabili dei ritardi nella ricostruzione dei paesi terremotati. Dolci, oltre a contestare il metodo seguito da Barbera, considera scorretto mettere sullo stesso piano le responsabilità di Salvo Lima e quelle di due politici socialisti (Filippo Fiorino e Angelo Ganazzoli).

Riemergono poi antichi conflitti sul ruolo dei tecnici. Così, mentre Danilo, nel Centro di Formazione di Trappeto, organizza  Seminari per la messa a punto di un progetto organico di ricostruzione, denominato CITTÀ-TERRITORIO, al quale partecipano sociologi, urbanisti, economisti e architetti famosi in tutto il mondo; Lorenzo non crede alla fattibilità del  progetto dolciano sintetizzato in un plastico. Così, nel libro I MINISTRI DAL CIELO (1980), Barbera descrive con sarcasmo l'incontro degli esperti inviati da Danilo nei paesi terremotati per illustrare il suo progetto: "A Montevago c'erano anche esperti e uomini di cultura che si godevano il plastico di sughero come se fosse un quadro di Michelangelo. [...]. Un giovane architetto, con l'aiuto di una bacchetta, addito', descrisse, illustro' colori, assi, bretelle". Ma non riuscendo  i giovani esperti a farsi capire dai destinatari del Piano,  Danilo si affida alla più autorevole e consumata parola del prof. Zevi. 

Ma "quando la Cultura s'interruppe per sentire il punto di vista dei veri protagonisti della Città-Territorio, prese la parola Crifasi Melchiorre, contadino tarchiato, abbronzato che si calco' con forza la coppola in testa e puntando gli occhi sulla cultura urbanistica ed economica presente e sottolineando ogni parola con gesti puntuali delle mani e del corpo, disse: "Vi siete sfogati a parlare dei cazzi vostri in lingua araba. Io adesso vorrei parlare dei cazzi nostri in lingua siciliana". La faccia di tutti gli uomini colti ebbe un improvviso crollo e la mascella di Dolci si mise a tremare di doloroso disappunto." (Lorenzo BarberaI ministri dal cielo, Feltrinelli 1980).

Ancor più radicale appare la critica a Danilo Dolci in una lettera del febbraio 1975 che Lorenzo invia ad alcuni suoi sostenitori finanziari (Archivio CRESM  Dolci-Barbera, fasc. VII). In questa, infatti, Barbera contesta al Dolci la visione culturalista del sottosviluppo meridionale che ignora le radici economiche e politiche del fenomeno.  (fv)

 

Anche Giacinto Spagnoletti, nel bel resoconto dell' intervista che fa a Danilo proprio nel periodo della mia collaborazione con il Centro di Formazione di Trappeto, non manca di notare il gran numero di collaboratori, italiani e stranieri, che Danilo Dolci ha avuto. E Spagnoletti si domanda: "Perché sono andati via? Nessuno di loro (con l'eccezione, aggiungo io, di Goffredo Fofi) ha raccontato, sia pure brevemente, l'esperienza vissuta accanto a Dolci. Avrebbero dovuto analizzare la storia del proprio fallimento o che altro?" (fv)


CONTINUA

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