Quando Corleone sbarcò a New York
Recensione del libro di Mike Dash, C’era una volta la mafia, Newton Compton, pp. 332.
Titolo
consolatorio - c’era, cioè non c’è più. L’originale è “The
First Family”: la storia di Giuseppe Morello, il primo corleonese
in America, o uno dei primi, e il primo organizzatore di mafia, della
mafia siciliana. Detto “l’artiglio” perché aveva una mano
deforme, ma organizzatore implacabile.
Un volume prolisso, frutto
di letture apparentemente interminabili (la bibliografia è
sterminata, specie di articoli locali, delle più disparate
gazzette). Un giornalista britannico, del “Telegraph” e
dell’“Independent”, vi si è dedicato con la passione
dell’entomologo. In grado di correggere perfino le date e le
circostanze familiari della famiglia Morello, che i Morello cioè non
conoscevano o citavano a vanvera –“Giuseppe Morello, il primo
grande capo della mafia di New York, era nato nel 1863 o nel 1870, se
non addirittura nel 1880”, a seconda dei vari testi o documenti
consultati, ma niente di tutto questo: “Contattando l’ufficio di
stato civile della sua città natale siciliana, Corleone, venni a
sapere che la data giusta era il 2 maggio 1867, un fatto che la sua
stessa famiglia a quanto pare non conosceva, dal momento che la tomba
reca l’anno 1870”.
Dash ha letto “almeno 10 mila pagine”
di atti processuali. I riferimenti e le note sono migliaia. Quelle
mafiose sono agiografie di molto impegno: c’è concorrenza nel
genere, evidentemente, oppure gli avvocati vigilano (quelli americani
sono specialmente occhiuti: la diffamazione paga, seppure di un
criminale).
Tra i tanti delitti la famiglia
Morello praticava specialmente la falsificazione della carta moneta.
Per somme anche enormi. Molto Dash sviluppa il contesto, di e attorno
a New York, fino a Petrosino e oltre. Con un dettagliatissimo indice
analitico, dei nomi e degli argomenti, da soddisfare ogni curiosità.
E una ammirevole bibliografia. O deprimente: a che pro tante energie.
Non è nemmeno una storia di grandi crimini. Piuttosto precisa,
puntuale, documentatissima, seria. Finiti i conquistatori, gli
imperi, le invasioni, le guerre dei trenta e dei cento anni,
consumate presto anche la storia politica o dei partiti, sociale, di
genere, la storia contemporanea si caratterizza come storia del
crimine. Quasi con piacere – Dash non è uno storico, ma è come
se.
Mike Dash, C’era una volta la mafia, Newton Compton,
pp. 332, ril, € 9
Testo ripreso da astolfo@antiit.com
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