Da il manifesto sardo:
GIOVANNI NUSCIS - TRA CRISI E UTOPIA
La crisi attuale – economica, di democrazia, di attacco ai diritti fondamentali, con lo scollamento di istituzioni e partiti dalla volontà e dai bisogni reali dei cittadini – ha prodotto due reazioni significative: l’elevata astensione dal voto nelle recenti elezioni politiche e amministrative e il diffondersi di forme di lotta dal basso, in Sardegna e nella penisola. Il terreno di battaglia è quello della difesa di beni comuni irrinunciabili, come la salute e l’ambiente (per l’inquinamento di centinaia di migliaia di ettari di territorio), la terra e il paesaggio (che le multinazionali della speculazione energetica vorrebbero strappare all’agricoltura e alla memoria storica della comunità), i beni demaniali (che si vorrebbero dismettere per fare cassa), il lavoro (che non c’è, e origina ovunque drammi e forme di protesta).
Sono nati nell’isola oltre centotrenta tra comitati,
movimenti e associazioni. Ma si allarga ogni giorno il numero delle
persone che si sentono lese nei diritti e non più rappresentate
politicamente da alcun partito; diffidenti e distanti dalle urne,
pertanto, o, tutt’al più, disposte ad aggregarsi con altri solo per
conseguire obiettivi specifici.
Così, a fronte di una delegittimazione dell’intero
sistema partitico assistiamo, nei territori, ad un recupero di sovranità
diretta senza il filtro dei soggetti politici e delle istituzioni. Un
“fai da te” in controtendenza rispetto alla proverbiale apatia dei
sardi ad aggregarsi per finalità sociali e politiche. Ciò è forse
dovuto ad una riconosciuta rilevanza dei diritti e dei valori sotto
attacco – salute, lavoro, libertà, democrazia, eguaglianza… – e alla
loro trasversalità rispetto alle idee politiche ed (ex) appartenenze; ma
anche alla scoperta di un modo nuovo e civile di confrontarsi e di
esprimersi collettivamente, anche grazie all’informazione alternativa ai
media tradizionali che circola rapida e capillare attraverso la rete.
Il convegno organizzato da ALBA (Alleanza per il
lavoro i beni comuni e l’ambiente) il 5 e 6 luglio u.s. a Sassari, “Tra
crisi e utopia: nuovo lavoro e sviluppo locale”, aveva tra i suoi
obiettivi quello di “ripensare una prospettiva occupazionale attraverso
lo sviluppo e la tutela di importanti risorse del territorio (terra,
ambiente, cultura, arte, patrimonio monumentale), il miglioramento del
contesto (creazione di infrastrutture, razionalizzazione del sistema dei
trasporti, messa in sicurezza degli edifici scolastici,
ristrutturazione di edifici storici), il lavoro di cura e di
accoglienza, le imprese e le attività artigianali (attraverso un
sostegno pubblico, indiretto, che almeno per un qualche tempo
retribuisca i lavoratori)”.
L’iniziativa ha visto il coinvolgimento di esperti e
dei comitati, movimenti e associazioni attivi sul territorio. Le
relazioni, suddivise nelle tre sessioni, hanno riguardato: “La crisi
economica in Sardegna: una lunga storia di fragilità irrisolte” (Marco
Zurru), “Il lavoro da farsi: tra sviluppo locale e risposta al bisogno”
(Giovanni Nuscis), “La buona terra: un bene comune strategico” (Ignazio
Camarda), “La terra, il suolo per un nuovo scenario urbano” (Giovanni
Oliva), “Le culture negate e i paesaggi traditi. Le bonifiche da un
altro sguardo” (Marcello Madau), “Prendere cura della cura” (Vittoria
Casu), “La pianificazione di un’area costiera della Sardegna
occidentale: Porto Torres. Strategie e metodi” (Ivo Manca), “Un modello
di sviluppo” (Giuseppe de Marzo). Sono poi seguiti gli interventi dei
rappresentanti di “No chimica verde – NO inceneritore”, “Comitato Nurra
Dentro”, “WWF Sassari”, “Isde Italia – Medici per l’Ambiente”, “Gruppo
di intervento giuridico”, “Csoa Pangea di Porto Torres”, e di esponenti
di movimenti e partiti (M5S, Idv, Azione Civile).
Le relazioni e gli interventi hanno evidenziato
situazioni allarmanti, nell’isola, ma anche segnali incoraggianti di
cambiamento sul piano sociale e politico, e possibili percorsi di
sviluppo settoriale per una rinascita autentica. In particolare:
Un’emergenza salute, per l’inquinamento da veleni
che riguarda ormai circa quattrocentomila ettari dell’intero territorio
regionale; con particolare riferimento a quello de La Nurra di Porto
Torres (da parte dell’Eni) e di Quirra (per le servitù militari); c’è
infatti una correlazione tra sostanze inquinanti e malattie tumorali
riscontrate nella popolazione residente; prima di qualunque forma di
utilizzazione dei terreni è perciò necessario ed urgente provvedere alla
loro bonifica; la gravità della situazione è ora al centro di
un’indagine giudiziaria di cui si attendono gli esiti; ma sono stati
attivati anche contenziosi di natura amministrativa nei confronti dei
soggetti pubblici o privati ritenuti responsabili;
Un’emergenza democratica per il fatto di voler
imporre alle comunità dell’isola, col sostegno del governo regionale,
l’installazione di impianti di produzione d’energia alternativa
(compresi quelli per la trivellazione del sottosuolo) che sarebbero
devastanti per i territori; non ostante le comunità si siano pronunciate
in senso contrario con assemblee pubbliche e referendum consultivi;
Un’emergenza occupazione che, prendendo atto degli
enormi quanto inutili investimenti sulle grandi industrie sarde, e delle
inefficaci politiche sul lavoro, richiederebbe interventi urgenti con
un segno forte di discontinuità rispetto al passato; sull’esempio del
new deal americano (come suggerito in particolar modo da Luciano
Gallino) si potrebbe infatti creare nuovo lavoro partendo da progetti di
sviluppo settoriale (agricoltura, patrimonio ambientale e culturale,
infrastrutture, attività economiche, servizi sociali etc.) elaborati e
condivisi democraticamente all’interno dei territori; impiegando e
retribuendo, per far questo, i disoccupati e gli inoccupati residenti,
utilizzando le risorse disponibili nel bilancio regionale (un apposito
fondo sui cui andrebbero dirottate, ad esempio, le somme destinate ad
appalti per opere pubbliche non complesse, quelle destinate alla cassa
integrazione speciale, quelle recuperate dell’evasione fiscale, quelle
destinate all’esternalizzazione di servizi pubblici);
L’urgenza di un piano energetico regionale che
ponga fine ai dubbi sugli effettivi fabbisogni di energia nell’isola, e
che contenga, finalmente, i costi per le imprese locali e per i
residenti; e di un piano dei trasporti che razionalizzi e coordini i
diversi mezzi, quelli ferroviari e gommati, quelli aerei e navali,
inefficienti o troppo costosi, risolvendo una volta per tutte il
problema dei costi e della qualità del servizio, a vantaggio, anche,
della competitività dei prodotti regionali;
La presenza di un enorme patrimonio monumentale
(oltre ventimila), nell’isola, attualmente gestito da personale
insufficiente e poco valorizzato per scarsità di investimenti;
costituisce una delle risorse più preziose per la comunità, ed un
volano fondamentale per la nostra economia, grazie ai milioni di turisti
attratti dalla nostra storia;
L’occupazione di immobili inutilizzati, a Sassari
(EXQ) e a Porto Torres (Ex Bocciofilo), che ha permesso di creare
cantieri e laboratori per iniziative artistiche e culturali, riunendo
culture ed esperienze diverse; spazi rivelatisi vitali per le nuove
generazioni, luoghi di confronto e di elaborazione di idee per ripensare
e rimodulare la bellezza e il ben-essere in contesti trascurati ma
sicuramente migliorabili;
La necessità, per quanto detto sopra, di
interrompere la procedura di svendita del patrimonio demaniale (immobili
e terreni) da parte dell’Amministrazione provinciale di Sassari,
restituendo alle comunità i beni utilizzabili attraverso progetti di
sviluppo economico, culturale, per il miglioramento dei servizi sociali;
La necessità di ripensare la terra come un bene
comune imprescindibile e non illimitato, considerato il suo rapido e
incontrovertibile consumo soprattutto negli ultimi decenni; e il suo
valore a prescindere, non esistendo la “buona” o la “cattiva” terra;
molti i terreni inutilizzati e quelli ad uso civico, che
consentirebbero un rilancio economico attraverso colture agricole
appropriate;
La necessità di una nuova politica economica che
ripensi e coordini le attività industriali nell’isola, supportando la
loro ripresa o, qualora ciò non sia ritenuto opportuno, gli eventuali
processi di riconversione o di gestione cooperativa; lo sviluppo di
nuove attività nei territori, coerenti con la loro vocazione.
Le iniziative e le lotte intraprese dal basso sono
dunque la disperata risposta all’aggressione dei diritti e alla loro
denegata tutela a favore di interessi personali e di lobbies, da parte
delle istituzioni e dei partiti politici, come le cronache giudiziarie
ci confermano. Ma è altresì evidente che non è più sufficiente la
consapevolezza delle proprie prerogative di cittadini, poter ricorrere a
strumenti di democrazia diretta ed intraprendere lotte efficaci ma
isolate.
Perché se è vero che “la sovranità appartiene al
popolo…” (art. 2 Costituzione), che “il popolo esercita l’iniziativa
delle leggi…” (art. 71 Costituzione), che “l’iniziativa delle leggi” […]
spetta anche “al popolo sardo” (art. 28 dello Statuto speciale per la
Sardegna), è anche vero che è giunto il momento di mettere punti fermi
nell’ordinamento giuridico a tutela di diritti come quello alla salute,
al lavoro, all’autodeterminazione democratica delle comunità per le
scelte vitali che le riguardano. I principi esistono, incardinati nella
carta costituzionale, e vanno dunque applicati fino in fondo anche
attraverso norme regionali coraggiose, tanto più quando quelle
nazionali latitano o sono in contrasto con detti principi (vedi il
recente decreto del fare, in materia di bonifiche).
Col consolidamento e la maggiore diffusione di
pratiche democratiche dal basso, sarebbe perciò utile iniziare a
pensare una rappresentanza delle suddette istanze all’interno delle
istituzioni, facendo emergere e candidando, per le prossime
consultazione elettorali, le personalità più capaci ed empatiche, dentro
una logica di ricambio (uno, massimo due mandati elettorali) e di
costante dialogo con le comunità – con un paziente lavoro di
aggregazione di quelle realtà affini tra loro per valori ed obiettivi
politici.
Nessun commento:
Posta un commento