IPNOCRAZIA. Trump, Musk e la nuova architettura della realtà
Edizioni
Tlon presenta l’8 dicembre in anteprima mondiale a PLPL IPNOCRAZIA. Trump,
Musk e la nuova architettura della realtà di Janwei Xun in
uscita il 15 gennaio.
Ipnocrazia è
una mappa per orientarsi nel territorio confuso e affascinante della
contemporaneità, per scoprire nuovi modi per disertarlo, abitarlo e
sabotarlo. Nel suo libro d’esordio, Jianwei Xun mostra i meccanismi
che regolano la nostra epoca di «narrazioni ipnotiche»,
svelando come il potere non agisca mediante l’oppressione ma attraverso
le storie che consumiamo, condividiamo e a cui crediamo.
Prendendo
come casi di studio le figure di Donald Trump ed Elon
Musk, Xun dimostra come questi non siano semplicemente imprenditori o
politici di successo, ma veri e propri “architetti della realtà“, capaci
di costruire interi universi percettivi alternativi. La loro influenza non
deriva dal controllo diretto delle istituzioni, ma dalla capacità di manipolare
la coscienza collettiva attraverso tecniche ipnotiche di massa.
***
Nota del
traduttore
Con
Ipnocrazia ho avuto la sensazione immediata di trovarmi di fronte a qualcosa di
raro: un testo che non si limita a fotografare il presente ma che riesce a
mostrarne il funzionamento interno. L’Ipnocrazia di cui parla Jianwei Xun, che
seppur giovanissimo è considerato da alcuni l’erede di Jean Baudrillard e da
altri quello di Byung-Chul Han, non è semplicemente l’ennesima teoria sulla
società digitale o sulla postverità. È, piuttosto, una mappa inedita di come il
potere operi oggi attraverso la manipolazione della percezione della realtà.
Il concetto
di Ipnocrazia coglie qualcosa che altre analisi hanno solo sfiorato: il fatto
che non stiamo semplicemente vivendo in un’epoca di manipolazione
dell’informazione o di sorveglianza digitale. Stiamo assistendo a una
trasformazione ben più profonda, in cui la realtà è diventata interamente
gassosa. Non è più questione di separare il vero dal falso; la distinzione
stessa ha perso significato, in un sistema che prospera proprio sulla
coesistenza di realtà tra loro incompatibili.
L’autore
costruisce la sua analisi attraverso una serie diconcetti originali che
illuminano aspetti diversi di questa condizione: l’edging algoritmico, la
sovranità percettiva, la resistenza oscura, per citarne alcuni. Non sono
semplici metafore ma strumenti per comprendere e navigare un paesaggio in cui
le vecchie mappe non funzionano più.
Ciò che
rende questo libro particolare – e che porta le riflessioni di Xun oltre quelle
di Baudrillard, di Han o di altri maestri dell’apocalisse – è il suo rifiuto di
cadere nella facile e diffusa tentazione del tecnopessimismo, o nella trappola
della nostalgia per un’età dell’oro della verità oggettiva. Il testo appare
particolarmente rilevante per il contesto italiano, dove gli effetti
dell’Ipnocrazia s’intrecciano con dinamiche politiche e sociali peculiari. La
frammentazione della realtà che Xun descrive nel libro trova da noi un terreno
particolarmente fertile, in una cultura da sempre abituata a barcamenarsi tra
verità multiple e narrative caotiche; non a caso, uno dei pochissimi esempi
virtuosi citati da Xun è italiano: si tratta di Luther Blissett.
Pubblicare
questo libro oggi in Italia significa offrire uno strumentò di comprensione
cruciale non per “svelare la verità” – sarebbe una “promessa ipnocratica”, per
dirla con il filosofo cinese – ma per sviluppare quella che l’autore chiama
literacy della realtà: la capacità di riconoscere e navigare tra reality system
diversi, mantenendo un nucleo-guida di autonomia percettiva. Il libro che avete
tra le mani non offre soluzioni semplici o consolatorie. Nella prima parte
analizza l’homo social, per poi offrire nella seconda parte qualcosa di ancor
più prezioso: una mappa per orientarsi nel territorio confuso e affascinante
della contemporaneità, e nuovi modi per disertarlo, sabotarlo e abitarlo.
Buona
lettura.
Andrea
Colamedici
Il regno
dei riflessi
La realtà si
è dissolta in infinita riproduzione. Non esiste più alcuna idea centrale,
nessun punto fisso da cui osservare il mondo. Ogni immagine si riflette in
un’altra, ogni narrazione si moltiplica e si frammenta fino a perdersi nel
rumore. Non c’è più vero o falso, ma solo l’infinita proliferazione di
possibilità. Il reale non può essere posseduto, verificato o conquistato. Lo si
può soltanto guardare svanire.
E il potere
ha abbandonato i suoi vecchi strumenti. Non comanda più attraverso le leggi. È
diventato imponderabile, impercettibile, come un’ombra ossessiva. Abita i
simboli, si nasconde nei flussi, scorre attraverso i dispositivi che plasmano
la nostra immaginazione. Non reprime; seduce. Non persuade; modula. Non
comanda; ripete. Viviamo in uno stato di ipnosi permanente, dove il ritmo ha
sostituito il significato e il flusso ha cancellato ogni possibilità di
evasione.
L’Ipnocrazia
ha sviluppato un linguaggio sofisticato di induzione ipnotica che opera
simultaneamente su multiple dimensioni della coscienza. La ripetizione
ossessiva è il suo elemento più evidente. Ma, più in profondità, è all’opera
una complessa architettura di suggestione che modella la nostra percezione
della realtà.
Il ritmo è
fondamentale: alternanza studiata tra shock e torpore, tra eccitazione e
spossatezza, tra paura e rassicurazione. Come un ipnotizzatore che modula la
voce, il sistema ipnocratico alterna crisi e calma apparente, emergenze e
distrazioni,minacce e conforti. Questa pulsazione continua mantiene la
coscienza in uno stato di perpetua instabilità controllata.
La
frammentazione dell’attenzione non è un effetto collaterale ma una tecnica
precisa. L’overload informativo serve a esaurire le risorse cognitive fino al
punto in cui la suggestione può penetrare più facilmente. Il multitasking
perpetuo è una forma di induzione ipnotica che impedisce il consolidamento del
pensiero critico. La costruzione di realtà alternative in serie avviene
attraverso la tecnica della stratificazione progressiva. Ogni suggestione viene
introdotta gradualmente, circondata da elementi familiari che la rendono
accettabile. Come l’ipnotizzatore che guida il soggetto passo dopo passo in una
realtà immaginaria, il sistema costruisce universi paralleli un dettaglio alla
volta.
La
confusione temporale è cruciale: passato, presente e futuro vengono
costantemente rimescolati. La nostalgia di uno ieri mai esistito si fonde con
l’ansia per un domani sempre imminente ma mai attuato. Il presente stesso
diventa evanescente, impossibile da afferrare. In questo tempo gassoso, la
suggestione trova l’aria in cui farsi disperdere. Quando emerge una qualche
resistenza, il sistema non la combatte: la ingloba in una meta-narrativa. Ogni
critica viene trasformata in conferma, ogni opposizione in validazione. È la
tecnica suprema dell’ipnosi: usare la resistenza stessa per approfondire la
trance. Gli ipnotizzatori contemporanei sono maestri nel trasformare lo
scetticismo in una forma più profonda di suggestione. La pillola rossa diventa
così solo un’altra forma di sonnifero, la verità nascosta un
altro livello di trance.
Nell’era
dell’Ipnocrazia, il potere si manifesta principalmente come un’architettura del
desiderio. Le piattaforme digitali – Facebook, TikTok, Instagram – non sono
semplicemente luoghi di connessione. Sono spazi di cattura. Questi sistemi non
mediano la realtà; la riscrivono. Ogni immagine pubblicata non riflette il
mondo: lo crea. Ogni algoritmo non registra comportamenti: li anticipa, li
dirige.
I social
network non sono piattaforme di comunicazione; sono camere di induzione
ipnotica di massa perfettamente progettate. Ogni loro elemento è calibrato per
produrre e mantenere stati di controllo attraverso contenuti virali. La
viralità non è un fenomeno spontaneo ma una forma di contagio ipnotico; e i
meme non sono battute ma vettori di suggestione che propagano stati alterati di
coscienza attraverso il tessuto sociale digitale. Ogni trend è, infine, un’onda
di trance collettiva che si autoalimenta senza solidificarsi mai.
L’Ipnocrazia,
infatti, non costruisce un vero e proprio arsenale definitivo. Non crea
ideologie. Satura. Il suo metodo non è censurare ma sovraccaricare. Il dissenso
non viene represso: viene integrato, neutralizzato, assorbito. Ogni critica
diventa parte del flusso, una narrazione tra tante. Ogni opposizione rafforza
il sistema, trasformandosi in un’ulteriore conferma della sua totalità.
Il confine
tra realtà e illusione si è ormai infranto. L’Ipnocrazia non costruisce
semplicemente menzogne: ridefinisce ciò che può essere percepito.
Ogni gesto,
ogni pensiero, ogni immagine che produciamo alimenta il sistema. Non siamo
vittime: siamo complici. Ogni frammento di noi – ogni foto, ogni commento, ogni
reazione – diventa un nodo nella rete. L’Ipnocrazia non ci governa: ci
trasforma in parte di se stessa.
Eppure
qualcosa rimane.
Non una
verità, non un’ideologia. Ma una soglia. Un punto di consapevolezza che resiste
al flusso. Non si tratta di svegliarsi, perché il sonno non può essere
interrotto. E nessuno può garantire che non si stia semplicemente sognando di
svegliarsi. Si tratta, piuttosto, di navigare imparando i ritmi della trance,
mantenendo un nucleo pulsante e riottoso di lucidità nel cuore
dell’alterazione.
Il reale,
infatti, non è più un’esperienza. È una costruzione fragile e costantemente
riscritta. Ogni clic, ogni scroll, ogni gesto quotidiano non è un atto
innocente: è, come detto, un’adesione silenziosa. Eppure è proprio in questa
adesione che risiede la possibilità di comprensione.
Non si
combatte l’Ipnocrazia: la si osserva. E nell’osservazione prolungata si apre la
possibilità di un nuovo linguaggio. Una nuova mappa. Non per sfuggire al regime
ipnotico, ma per navigarlo senza perdersi. Per tracciare questa mappa, però,
per comprendere veramente il territorio che dobbiamo navigare, non basta
osservare il presente. Dobbiamo seguire le tracce che hanno portato fino a qui,
non per cercare facili paralleli storici, ma per comprendere le rotture, le
mutazioni, i salti che hanno generato la nostra condizione. La genealogia
dell’Ipnocrazia, infatti, non è una storia lineare di progresso o decadenza, ma
una complessa rete di trasformazioni che illuminano il presente proprio
mostrandone la radicale novità.
SULL’AUTORE
: Jianwei Xun è
un filosofo e teorico dei media che lavora all’intersezione tra teoria critica,
studi digitali e filosofia della mente. Il suo lavoro si concentra sull’impatto
delle tecnologie digitali sulla coscienza collettiva e sulla formazione della
soggettività contemporanea. Ipnocrazia è il suo primo libro tradotto in
italiano.
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