«L’aveva
sempre un po’ inquietato l’aspetto stanco della morte, quasi volesse dire che
stancamente, lentamente, arrivava quando ormai della vita si era stanchi.
Stanca la morte, stanco il suo cavallo: altro che il cavallo del Trionfo
della morte e di Guernica. E la morte, nonostante i minacciosi
orpelli delle serpi e della clessidra, era espressiva più di mendicità che di
trionfo. «La morte si sconta vivendo». Mendicante, la si mendica. In quanto al
diavolo, stanco anche lui, era troppo orribilmente diavolo per essere
credibile. […] Ma il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini,
che sapevano fare meglio di lui. E il Cavaliere […], dentro la sua corazza
forse altro Durer non aveva messo che la vera morte, il vero diavolo: ed era la
vita che si credeva in sé sicura: per quell’armatura, per quelle armi»
(da
Il cavaliere e la morte, Leonardo Sciascia)
Nessun commento:
Posta un commento