30 giugno 2020

STORIA DI MONTANELLI







Giorgio Amico
Quando Montanelli preparava il colpo di stato e la guerra civile
"Fu Montanelli a insegnarci il rispetto per i nemici" con questo titolo Francesco Merlo interviene sulla Repubblica del 16 giugno a proposito dell'imbrattamento della statua che il comune di Milano ha dedicato al giornalista. Dunque, imbrattamenti simbolici a parte, per Repubblica Montanelli fu un maestro di tolleranza. Peccato che le cose non stiano proprio così e forse l'illustre giornalista avrebbe dovuto documentarsi un po' meglio prima di scrivere il suo francamente imbarazzante compitino.
Noi l'abbiamo fatto. 
Dal 1953 al 1956 Claire Booth Luce,  moglie di Henry Luce, fondatore ed editore di alcuni tra i più importanti periodici americani, quali Time, Life e Fortune e grande sostenitore del Partito repubblicano, fu ambasciatrice degli Stati Uniti a Roma, Nominata dal presidente Eisenhower come ricompensa per il sostegno decisivo che il marito aveva dato alla sua campagna elettorale. Incapace di comprendere le sottigliezze della politica italiana, l'ambasciatrice si rivelò ben preso una severa critica della politica della DC considerata troppo morbida verso il partito comunista. Per eliminare la minaccia comunista occorreva ben altra politica. 
Di conseguenza uno dei primi atti della Luce fu l'apertura ai fascisti. Il 21 aprile 1954 il deputato missino Anfuso incontra il Consigliere d'ambasciata Eugene Durbrow. È il primo incontro di cui si trova traccia nella documentazione del Dipartimento di Stato. Ovviamente contatti fra americani e neofascisti c'erano stati sempre a partire almeno dall'aprile 1945, basti ricordare il rocambolesco salvataggio del comandante della X MAS, Junio Valerio Borghese, sottratto alla giustizia partigiana nei giorni dell'insurrezione e trasportato a Roma travestito da ufficiale dell'esercito americano. Questa volta però la cosa è diversa: l'incontro è ufficiale e il MSI è trattato come un qualsiasi altro partito politico italiano, ovviamente se di orientamento anticomunista. Da allora i contatti saranno regolari.
La Luce fu anche fautrice di un deciso spostamento conservatore dell'asse politico, spostando il baricentro dei governi centristi a destra, in modo da ridurre il peso nell'esecutivo dei partiti laici moderati (PRI,PSDI) e di aumentare invece la forza contrattuale nei confronti della DC del PLI. A questo fine sostenne con decisione lo spostamento a destra del Partito liberale con la nuova segreteria Malagodi e la creazione di un comitato permanente di coordinamento (CONFITESA) fra Confindustria, Confcommercio e Confagricoltura allo scopo di sostenenre e finanziare i candidati del PLI e della destra DC alle elezioni amministrative del 1956.
In quest'ottica l'ambasciatrice intensificò i suoi rapporti con gli ambienti più conservatori e in particolare con personaggi come Randolfo Pacciardi, il capo dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'Interno (il nuovo nome che aveva assunto l'OVRA fascista) Gesualdo Barletta e esponenti di punta della stampa.
Particolarmente stretto fu il legame con Indro Montanelli con cui nel 1954 ci fu un intenso scambio di lettere. In queste lettere Montanelli chiedeva l'appoggio americano per una decisa azione anticomunista che doveva una volta per tutte risolvere il problema rappresentato dal PCI. Il giornalista, che vantava l'appoggio di un nutrito gruppo di industriali, proponeva l'organizzazione di una rete "terroristica" (l'aggettivo è di Montanelli) da attivare nel caso il PCI si fosse avvicinato troppo all'area del potere. Montanelli concordava con il giudizio negativo sulla politica democristiana e da questa valutazione faceva discendere l'idea che il comunismo era destinato in tempi non troppo lunghi a imporsi in Italia, sfruttando le contraddizioni del sistema e l'insoddisfazione profonda delle masse popolari. Il PCI andava fermato a tutti i costi e dunque in caso di una possibile vittoria elettorale, la questione andava risolta con le armi.
Nel corso dell'anno Montanelli si recò più volte di persona all'ambasciata americana a Roma per perorare direttamente la sua causa, sempre accolto con grande calore dall'ambasciatrice. Dalle lettere scambiate fra i due e ora rese pubbliche, risulta che Montanelli in più occasioni accennò ad una "organizzazione segreta" della Confindustria in stretti rapporti con l'organizzazione "Pace e Libertà" di Edgardo Sogno creata in funzione anticomunista dalla CIA. Il primo obiettivo era espellere con ogni mezzo i comunisti dalle fabbriche, con atti provocatori e licenziamenti di massa, secondariamente andava rafforzata la presenza dei cosiddetti "sindacati liberi", CISL e UIL. Ma i compiti dell'organizzazione non si limitavano ad un'azione anticomunista nell'ambito dei luoghi di lavoro, ma investivano l'intera società e i suoi ordinamenti democratici.
Occorre, scrive Montanelli in una delle sue missive, "difendere l'Italia fino ad accettare o anche affrettare la morte della democrazia", se questa agevola i piani del nemico. Un atteggiamento davvero rispettoso per chi non la pensava come lui.
Particolarmente significativa è la lettera che Montanelli scrive alla Luce il 6 maggio 1954. In essa, dopo una serie di considerazioni sulla incapacità della DC di affrontare in modo deciso il pericolo comunista, il giornalista propone un dettagliato piano d'azione:
"La polizia e l'esercito sono inquinati di comunismo: i carabinieri, senza il Re, hanno perso ogni mordente: la magistratura è vile. E in tutto il paese non c'è una forza capace di appoggiare l'azione di un uomo risoluto. Noi dobbiamo creare questa forza. (...) Questa minoranza esiste ancora e non è comunista. È l'unica nostra fortuna. Bisogna ricercarla individuo per individuo, darle una bandiera, una organizzazione terroristica e segreta e un capo. (..) La [persona] più adatta sarebbe Pacciardi: risoluto e buon organizzatore. Ma il suo passato di antifascista repubblicano lo rende impresentabile ad un gruppo di uomini che saranno nella maggior parte ex-fascisti monarchici. Propongo il generale Messe, uno dei pochissimi generali usciti dalla guerra con onore. (...) Gli forniremo noi le idee che egli non ha. Il programma deve essere semplice e chiaro. Reclutamento di qualità, non di quantità, condotto secondo la tecnica comunista delle "cellule". (...) Impegno con giuramento, da parte di tutti, a eseguire gli ordini.
(...) Nessuna pregiudiziale di provenienza politica: il passato non ci interessa. (...) Capi e gregari devono essere tutti PERSONAE GRATAE ai Carabinieri, con cui si impongono strettissimi rapporti di collaborazione e di cui dovrebbero, nel momento supremo, diventare la truppa di rincalzo. Infatti il movimento sarebbe destinato ad entrare in azione (azione armata) solo il giorno in cui, elettoralmente, la battaglia fosse definitivamente persa (...) pronti a scatenare in questo caso la guerra civile con tutte le inevitabili conseguenze, allo scopo fondamentale e basilare d'inchiodare l'Italia all'Alleanza atlantica".
Dunque per Montanelli fondamentale era tenere i comunisti fuori del governo (indipendentemente dal voto espresso dai cittadini) e l'Italia nella NATO, usando ogni mezzo disponibile, nessuno escluso, come ad esempio "la MAFIA che in sicilia ha un potere decisivo, molto più grande di quello del Governo".
È lo schema della strategia della tensione, del Piano Solo del generale De Lorenzo nel 1964, del golpe Borghese nel 1970, dei progetti golpisti di Sogno e Pacciardi negli anni '70. La Luce ne fu entusiasta e caldeggiò la cosa presso il governo americano, ma il Dipartimento di Stato bloccò il progetto, ritenendolo prematuro e troppo rischioso. Nel frattempo però la CIA stringeva con i Servizi segreti e lo Stato Maggiore dell'esercito italiano gli accordi che avrebbero portato in un breve lasso di tempo alla creazione di Gladio, organizzazione segreta con gli stessi obiettivi e le stesse modalità di funzionamento.
Per un "maestro di tolleranza" non c'è male. Vero, egregio dottor Merlo?

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