“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
03 marzo 2025
IL CORAGGIO, COME LA SPERANZA, è un processo collettivo
IL CORAGGIO, COME LA SPERANZA, E' UN PROCESSO COLLETTIVO
ISABELLA NUTINI
Da tanto tempo sono attratta e interessata alle cosmovisioni “altre” dell’Amerindia, dei Nativi Americani, dell’Oriente, e a ciò che riguarda il soprasensibile, quello che nella tradizione cristiana, nella quale sono nata e che sento più “mia”, è chiamato anche “il mondo dell’invisibile”. La mia ricerca è basata sul sentirmi parte del Creato/Vivente alla pari con gli altri esseri e, con alterne vicende e numerose contraddizioni, cerco di coniugare questa ricerca con la vita personale, quotidiana e l’impegno culturale e politico/non partitico. Cerco di declinare politicamente questo sentirmi Umana-nella-Natura, in una tensione costante, a volte fruttuosa a volte no, nel de-condizionarmi dalla visione antropocentrica della manifestazione della vita nel mondo e nel cosmo e dall’addestramento a fare affidamento solo sul dato sensibile/percettivo/materiale, sul pensiero lineare e su un linguaggio, atto a strutturare le nostre menti, che filtra e seleziona ciò che può essere detto/pensato/immaginato da ciò che non può essere detto e quindi non pensato, non immaginato: che non esiste o che, comunque, non vale la pena che esista.
Quindi: cosa fare? Banalmente, o forse no, aderisco ai boicottaggi meglio che mi riesce, acquisti collettivi, cerco alimenti possibilmente bio e a chilometro zero, coopero a realizzare e promuovere iniziative, pratico vari tipi di meditazione, esploro e raccolgo le piante commestibili e curative secondo le tradizioni popolari del territorio che mi ospita, studio, da sola e collettivamente, per capire, a volte intuire, come funziona il mondo che abito e di godere dell’essere viva, dell’amicizia, del tempo delle mie giornate, dell’impegno politico e culturale nell’intento di coniugare personale e politico, accogliendo contraddizioni, limiti, difficoltà, disillusioni, scoperte e piaceri. Non amo la parola militante, deriva da milite/militare non fa per me; neanche attivista … ho bisogno (abbiamo?) di parole nuove che aiutino a cambiare lo sguardo con cui mi rivolgo (ci rivolgiamo) al mondo dentro e fuori di noi. In tutto questo, coltivando il sogno dell’autoproduzione e il mito dell’autosussistenza/autonomia 1 e il bisogno di sentire letteralmente la terra viva sotto i piedi nudi, ho comprato un oliveto in collina, accanto a casa di amici. Un giorno d’estate, in macchina, sulla strada del ritorno verso casa, all’inizio della discesa, mi è arrivato un pensiero: “Voglio vivere quassù” ed è apparsa la poiana – o c’era già? – che mi ha accompagnata fino all’ultimo tornante, volandomi davanti, grande, vicinissima, scomparendo dietro le curve per riapparire subito dopo. Di chi è stato quel pensiero che mi ha visitata? Da quale luogo è arrivato? Quale il senso per me? Dove voglio vivere? Come voglio vivere? Con chi? Di quale sguardo ho bisogno nel mio cammino? Di quale prospettiva? Di quali alleanze e aiuti? Grazie poiana, grazie!
In questa ricerca multidimensionale alcune delle letture che mi accompagnano sono: Speranza forza sociale 2 a cura di Aldo Zanchetta il cui titolo si ispira a una frase di Ivan Illich: “La sopravvivenza della specie umana dipende dalla riscoperta della speranza come forza sociale” 3 gli scritti del Collettivo Terra e Libertà di Trento Parole vive contro un sistema di morte” 4 l’opuscolo “Dal Fronte Umano” vol.1 5, dalla cui nota introduttiva ho ripreso la citazione della presentazione: “…Aprendo finalmente gli occhi potremmo provare un inedito senso di fiducia … paradossale e decisamente umile: siamo solo una piccola parte della resistenza vivente …” e altri testi tra cui Cosmovisioni, Occidente e Mondo Andino6, Favole del reincanto di Stefania Consigliere7 , Storie degli altri mondi, saperi e pratiche del divenire umani8.
Cos’è la speranza? “Una fede ottimistica nella bontà della natura” dice Illich9, un sentimento costituivo dell’umano, una forza sociale di natura antropologica, “motrice di azioni che abbiano senso per la costruzione di un mondo più giusto e fraterno” scrivono gli e le organizzatrici di questo convivio. È una energia insita nelle persone, rivolta a sostenerne le azioni intraprese nel loro snodarsi. La speranza è una forza essenziale e necessaria in ogni processo di resistenza al potere, e l’arte di organizzarla rende possibile pre-figurare orizzonti individuali e collettivi nuovi o desiderati, che possono radicarsi anche nelle memorie di storie e tradizioni di lotta diverse, in visioni del mondo diverse, in altre cosmovisioni. Colei che ha aperto alla ricerca interdisciplinare nel campo della politica globale della speranza è Ana Cecilia Dinerstein, professora di sociologia politica e teoria critica all’Università di Bath UK; il suo contributo, nel libro curato da Aldo Zanchetta10, è focalizzato sull’arte di organizzare la speranza come forza sociale. L’autrice si ispira ai movimenti sociali latinoamericani che negli anni Novanta e all’inizio del 2000 hanno affermato la possibilità di un cambiamento politico e hanno elevato la ricerca dell’autonomia a un’utopia concreta e realizzabile.
L’organizzazione della speranza parte con la protesta e il disaccordo, con l’antagonismo, che dice Dinerstein, è necessario, perché il nuovo, per emergere, ha bisogno che sia criticato quello che c’è già: è stato lo !Ya basta degli zapatisti che ha definito un prima e un dopo e ha aperto un percorso concreto di autonomia, ancora vivo e attivo, seppur tra mille difficoltà e violenze.
Per ora è stato impossibile realizzare pienamente l’autonomia, perché il capitale e lo stato cercano continuamente di recuperarla, fagocitando le esperienze, traducendo le culture e le cosmovisioni indigene nel linguaggio dello sviluppo e della mercificazione, come è successo con il Buen Vivir11 inserito nella costituzione ecuadoriana.
Quindi la domanda fondamentale diventa: che cosa rimane intraducibile nella logica dello stato, del denaro e del diritto? Una risposta possibile può essere la seguente: la dimensione dell’amore, della solidarietà, dell’autonomia, della libertà, dell’amicizia. Le dimensioni materiale-spirituale, cognitivo-affettiva, individuale-comunitaria… che ci fanno intravedere “ciò che non è ancora e che può essere” senza bisogno di pianificazione, aprendoci all’incognito e al sorprendente… sperimentando l’organizzazione della speranza attraverso lo sviluppo di relazioni, conoscenze, pratiche altre, e un fare e un vivere la politica che ricerchi altre forme di manifestazione ed espressione fondate sull’essere Umani-nella-Natura: socialità e soggettività in relazione al lavoro, al tempo libero, all’amore, al cibo, alla cura, alla terra.
Oggi c’è bisogno più che mai di coraggio, fiducia, speranza, perché il capitalismo, che prevede lo sviluppo infinito, che mercifica tutto, che vive di sfruttamento, estrattivismo e rapina, di addestramento sistematico dell’umano alla dipendenza, sta anche velocemente attrezzandosi cometecno-totalitarismo e transumanesimo con l’obiettivo di alienare/estraniare/reificare/ sempre più l’umano attraverso la sua trasformazione in cybor e di travolgere il pianeta e i suoi abitanti con le guerre e la violenza sistematica sulla Madre Terra. Siamo nella fase che gli zapatisti chiamano “Tormenta” e il risveglio della speranza come forza sociale è ciò che rende possibile l’attraversamento consapevole e coraggioso della tormenta e l’esplosione dell’immaginazione creativa individuale e collettiva, attraverso la liberazione da un antropocentrismo tipicamente occidentale e l’apertura ad altre cosmovisioni: solo uscendo da un pensiero logico-razionale lineare, o non usando prevalentemente questo tipo di pensiero, potremo affrontare la tormenta, accettando di non avere garanzie precostituite di cosa sarà possibile realizzare. Ecco che altre parole possono emergere: sorpresa, inedito, nuovo, individuo comunitario, presenza a sé e all’essere che è qui ora di fronte a me.
Se sono presente a me e all’altro vivente – umano, minerale, pianta, meteorite, fuoco, stagno, cielo… animale – vivo una relazione viva con la Natura di cui faccio parte insieme a tutti gli altri viventi. Tutti i membri della comunità naturale, umano compreso, vivono in relazione gli uni con gli altri (i boschi con i pascoli, le divinità con le piogge…) creando un tessuto di relazioni nelle quali l’essere umano non ha un ruolo privilegiato e meno che mai una funzione di comando 12. Rammento queste parole del Collettivo Terra e Libertà “Se in ampie parti del mondo, l’esperienza di un nemico totalitario che minaccia intere collettività è ancora più diretta e brutale, a fare la differenza è la visione delle alleanze. Dentro una cosmovisione che non separa gli umani dagli altri esseri senzienti e intenzionati, esistono anche il fronte delle foreste, il fronte dei fiumi… Degli animali selvatici… aprendo finalmente gli occhi potremmo provare un inedito senso di fiducia, anch’esso paradossale e decisamente umile: siamo solo una piccola parte della resistenza vivente13 …”14.
In Parole vive contro un sistema di morte, tra l’altro, si legge: “… Sono le lotte del presente che riattivano le scintille di speranza del passato, perché il passato, nei propri tentativi di emancipazione, di uguaglianza di utopia, è rimasto incompiuto, non è seppellito per sempre, può essere riattivato oggi. Intanto facendo i conti anche con il nostro colonialismo e agendo per spezzare le collaborazioni, per esempio tra università e stato di Israele in una solidarietà concreta con la Resistenza palestinese… si tratta anche di creare occasioni per noi e per gli altri per essere più coraggiosi di quanto non siamo, perché il coraggio (…) non è una questione di muscoli, è una questione di coscienza, è una questione di occasioni. Cos’è il coraggio? Un processo collettivo da costruire insieme che tiri fuori tutto il coraggio che abbiamo, non in senso macista, ma nel senso umano, emancipatorio, utopico …”15 il coraggio, come la speranza, è un processo collettivo, e oggi coraggio, fiducia, speranza, amicizia sono gli alimenti principali essenziali – il buon cibo – per non morire prima di tutto di inedia, passività, disperazione, oppressione, succubi di quella menzogna che il neoliberismo ci vende come storia: la menzogna della sconfitta dell’autonomia e della speranza, e, sentendosi parte di un cosmo articolato e multidimensionale, affrontare collettivamente il che fare, organizzando socialmente coraggio e speranza. Ritengo che il primo ineludibile passo sia guardare in faccia la tormenta, quindi scegliere deliberatamente la speranza, allargando lo sguardo e gli orizzonti.
“Contro l’internazionale del terrore rappresentata dal neoliberismo, dobbiamo costruire l’internazionale della speranza – ha scritto l’EZLN, nella Dichiarazione de La Realidad del 199616 – al di sopra di frontiere, idiomi, colori, culture, sessi, strategie e pensieri…”.
Questo testo è stato preparato per il XVI Convivio dedicato a Ivan Illich, ospitato a Casaltone (Parma) dal 29 novembre al 1 dicembre 2024, al quale l’autrice non ha potuto partecipare.
Note
1 Illich lo aveva detto: “E in atto una guerra contro la sussistenza della gente” In Esteva, Ripensare il mondo con Ivan Illich, Hermatena Edizioni 2014. Ritengo che da questa consapevolezza emerga con forza la necessità vitale dell’autonomia e del rapporto dialettico tra l’io e il noi.
2 AAVV, Speranza forza sociale, a cura di Aldo Zanchetta, testi di Esteva, Gomez, Dinerstein, Armanino, Hermatena Edizioni, 2024.
3 I. Illich, Descolarizzare la società, capitolo 7.
4 https://ilrovescio.info/2024/02/22/parole-vive-contro-un-sistema-di-morte/ Trascrizioni di interventi tenuti a Trento nel febbraio 2024 da alcuni/e compagne/i nelle manifestazioni per Gaza e in sostegno della Resistenza Palestinese.
5 Collettivo Terra e Libertà, Vol.1, Rovereto settembre 2024 https://terraeliberta.noblogs.org/post/category/materiali/.
6 PRATEC, Cosmovisioni. Occidente e mondo andino, Hermatena edizioni, 2015.
7 S. Consigliere, Favole del reincanto, molteplicità, immaginario, rivoluzione, Derive e Approdi, 2021.
8 Coppo, Consigliere, Bartolini, Cose degli altri mondi, saperi e pratiche del divenire umani, Edizioni Colibrì, 2017 Tutti i libri di Coppo e della Consigliere sono interessanti e offrono conoscenze, elaborazioni e occasioni di riflessione per ampliare lo sguardo e la visione.
9 I. Illich, Descolarizzare la società.
10 AAVV, Speranza forza sociale, a cura di Aldo Zanchetta, Hermatena Edizioni, 2024.
11 Alberto Acosta: “Che cos’è il buen vivir … è una visione del mondo che emerge con forza dai popoli del sud, gli stessi che sono stati emarginati dalla storia. Il buon vivere non implica una proposta accademico-politica, ma la possibilità di imparare da realtà, esperienze, pratiche e valori presenti in molti luoghi, anche ora in mezzo alla civiltà capitalista. Questo buon vivere, per tentare una prima definizione, propone la ricerca della vita in armonia dell’essere umano con se stesso, con i suoi simili e con la natura, comprendendo che siamo tutti natura e che siamo interdipendenti gli uni con gli altri, che esistiamo dagli altri. Cercare queste armonie non significa ignorare i conflitti sociali e le differenze sociali ed economiche, né negare di essere in un ordine, quello capitalistico, che è soprattutto predatorio. … (il buen vivir) si pone come una via d’uscita da questo sistema..” Il buen vivir si presenta come alternativa radicale al capitalismo. In Camminar domandando. https://camminardomandando.com/?s=BUEN+VIVIR.
12 Greslou in PRATEC, Cosmovisioni. Occidente e mondo andino, Hermatena edizioni, 2015.
13 A questo proposito vi segnalo un libro che riporta interessanti e documentate storie di “ribellione/resistenza/organizzazione” animale: R. Inchingolo, La vendetta delle orche e altre storie di resistenza animale. Codice edizioni, 2024.
14 Collettivo Terra e Libertà Vol. 1 https://terraeliberta.noblogs.org/post/category/materiali/.
15 Parole vive contro un sistema di morte, https://ilrovescio.info/2024/02/22/parole-vive-contro-un-sistema-di-morte/ Trascrizioni di interventi tenuti a Trento nel febbraio 2024 da alcuni/e compagne/i nelle manifestazioni per Gaza e in sostegno della Resistenza Palestinese.
16 EZLN, Dichiarazione de La Realidad, riportato da Dinerstein in AAVV, Speranza forza sociale, Hermatena Edizioni, 2024.
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