“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
14 dicembre 2011
BANCHE
In un tempo in cui le banche governano perfino i Governi e i Parlamenti, tornano attuali le parole di Bertolt Brecht: "E' più criminale fondare una banca che sfondare una banca".
Caro Gabriele, adesso non mi interessa ricostruire la storia delle banche. Mi sembra più utile riflettere su cosa sta avvenendo sotto i nostri occhi. E tu stesso, al riguardo, sul tuo blog hai scritto recentemente cose stimolanti che mi piace, almeno in parte, riproporre: “Mi guardo attorno, osservo gli oggetti che mi circondano – la mia casa, il mio paese, le strade, i torpedoni, i vestiti della gente, i pc nelle aule computer delle scuole, – e non posso che dire: benessere! Poi prendo un libro di storia, guardo le foto dei contadini della mia terra, foto non poi così vecchie, degli anni '60, dietro l'angolo, se pensiamo a un ordine di secoli. Guardo le foto dell'Italia negli ani '50 e poi negli anni '60, dopo il cosiddetto boom: grandi magazzini, lavastoviglie, lavabiancheria, il traffico delle macchine, calindri che beve il cynar nel bel mezzo di un incrocio cittadino, e penso: benessere! Oggi niente più schiavitù, la stragrande maggioranza della gente – a nord dell'equatore – gode dei diritti civili fondamentali, l'individuo è libero di scegliere, di autodeterminarsi, costruire il proprio destino, di affermarsi, di esprimere la propria opinione, di invecchiare con più dignità, di garantire un posto al sole a propri figli. Insomma, oggi l'individuo può dire: sono libero. E dico: MINCHIATE! Niente più che emerite MINCHIATE! Minchiate che le istituzioni, l'informazione, un certo establishment ci propinano ogni giorno al solo scopo di perpetuare se stessi, inducendo noi, gente che non conta un cazzo, a dare per scontate, come cose 'naturali', certe schifezze che ci piovono dall'alto come sacre, necessarie, dogmatiche: la competitività delle imprese, lo sviluppo economico, l'andamento dei mercati, il costo del denaro, la globalizzazione. L'informazione quotidianamente ci propina modelli culturali che ammorbano le menti, ci fanno meno che vermi. Oggi più di prima, siamo schiavi. Siamo tenuti – a livello planetario e locale – per le palle da gente senza scrupoli, criminali professionisti, artisti del raggiro.[…]. Io sono fortunato. Non ho mai chiesto un centesimo alle banche. Non sono ricco di mio, e neanche di famiglia. Mio padre faceva l'operaio, mia madre è casalinga. Di quando in quando la mia banca mi manda dei coupon con delle promozioni. Bellissimi e coloratissimi talloncini curati nella grafica, con l'immagine di ragazzi sorridenti, ricchi di futuro e smalto sui denti. Hanno cominciato col garantirmi prestiti fino a 10.000 euro subito, a tasso agevolato. Io li ignoro. Rincarano la dose concedendomene 30.000, sempre a tasso gentilmente agevolato. Io li ignoro. Mi hanno chiamato al cellulare dalla mia agenzia, da Palermo, perfino da Roma. Io li ignoro. Ma che cazzo vogliono? La risposta è semplice: finché non chiedo un prestito, io per la banca non sono nessuno. Finché non chiedo un prestito, non metto la mia banca nelle condizioni di emettere denaro fasullo. Finché non chiedo un prestito, non metto la mia banca in condizioni di generare debito a vita. Finché non chiedo un prestito, la mia banca non mi può tenere per le palle.Vivrò del mio: poco, umile ma più libero.” ( Gabriele Mastropaolo, nel Blog Estatesammartino)
difatti le abbiamo inventate noi italiani (genovesi, fiorentini e veneziani serenissimi).
RispondiEliminaCaro Gabriele, adesso non mi interessa ricostruire la storia delle banche. Mi sembra più utile riflettere su cosa sta avvenendo sotto i nostri occhi. E tu stesso, al riguardo, sul tuo blog hai scritto recentemente cose stimolanti che mi piace, almeno in parte, riproporre:
RispondiElimina“Mi guardo attorno, osservo gli oggetti che mi circondano – la mia casa, il mio paese, le strade, i torpedoni, i vestiti della gente, i pc nelle aule computer delle scuole, – e non posso che dire: benessere! Poi prendo un libro di storia, guardo le foto dei contadini della mia terra, foto non poi così vecchie, degli anni '60, dietro l'angolo, se pensiamo a un ordine di secoli. Guardo le foto dell'Italia negli ani '50 e poi negli anni '60, dopo il cosiddetto boom: grandi magazzini, lavastoviglie, lavabiancheria, il traffico delle macchine, calindri che beve il cynar nel bel mezzo di un incrocio cittadino, e penso: benessere! Oggi niente più schiavitù, la stragrande maggioranza della gente – a nord dell'equatore – gode dei diritti civili fondamentali, l'individuo è libero di scegliere, di autodeterminarsi, costruire il proprio destino, di affermarsi, di esprimere la propria opinione, di invecchiare con più dignità, di garantire un posto al sole a propri figli. Insomma, oggi l'individuo può dire: sono libero. E dico: MINCHIATE! Niente più che emerite MINCHIATE! Minchiate che le istituzioni, l'informazione, un certo establishment ci propinano ogni giorno al solo scopo di perpetuare se stessi, inducendo noi, gente che non conta un cazzo, a dare per scontate, come cose 'naturali', certe schifezze che ci piovono dall'alto come sacre, necessarie, dogmatiche: la competitività delle imprese, lo sviluppo economico, l'andamento dei mercati, il costo del denaro, la globalizzazione. L'informazione quotidianamente ci propina modelli culturali che ammorbano le menti, ci fanno meno che vermi. Oggi più di prima, siamo schiavi. Siamo tenuti – a livello planetario e locale – per le palle da gente senza scrupoli, criminali professionisti, artisti del raggiro.[…]. Io sono fortunato.
Non ho mai chiesto un centesimo alle banche. Non sono ricco di mio, e neanche di famiglia. Mio padre faceva l'operaio, mia madre è casalinga. Di quando in quando la mia banca mi manda dei coupon con delle promozioni. Bellissimi e coloratissimi talloncini curati nella grafica, con l'immagine di ragazzi sorridenti, ricchi di futuro e smalto sui denti. Hanno cominciato col garantirmi prestiti fino a 10.000 euro subito, a tasso agevolato. Io li ignoro. Rincarano la dose concedendomene 30.000, sempre a tasso gentilmente agevolato. Io li ignoro. Mi hanno chiamato al cellulare dalla mia agenzia, da Palermo, perfino da Roma. Io li ignoro. Ma che cazzo vogliono? La risposta è semplice: finché non chiedo un prestito, io per la banca non sono nessuno. Finché non chiedo un prestito, non metto la mia banca nelle condizioni di emettere denaro fasullo. Finché non chiedo un prestito, non metto la mia banca in condizioni di generare debito a vita. Finché non chiedo un prestito, la mia banca non mi può tenere per le palle.Vivrò del mio: poco, umile ma più libero.” ( Gabriele Mastropaolo, nel Blog Estatesammartino)
Non si può crescere indefinitivamente.
RispondiEliminaBisogna fermarsi e godere del nostro.
Bisogna smettere di delegare a terzi il nostro futuro.
Riappropriamoci della nostra vita.