07 dicembre 2011

ERMANNO REA: "Quel che accomuna Monti e Berlusconi "

Un amico mi ha segnalato che su Il Manifesto di domenica scorsa è stato pubblicato un pezzo di Ermanno Rea che accomuna Monti a Berlusconi. Avendo noi inaugurato questo blog con la recensione dell’ultimo libro dello scrittore campano, La fabbrica dell’obbedienza, abbiamo qualche motivo in più per riproporlo:

Non credo che il professor Mario Monti abbia commesso una semplice e comunque perdonabile leggerezza nell'accettare l'invito di Bruno Vespa a presentare la nuova manovra economica lacrime e sangue nel suo «salotto» televisivo Porta a Porta (addirittura prima che in Parlamento). Come non credo che il professor Mario Monti abbia tamponato la falla e mostrato ravvedimento spostando l'appuntamento con il medesimo talk-show di qualche giorno, dando la precedenza alle istituzioni. L'avvenimento fa rabbrividire (almeno me), perché mette a nudo quella carenza di sensibilità, quella superficialità, quell'inclinazione all'omaggio verso i più torvi cerimoniali del potere costituito che avevamo pensato sospese e messe in sonno, anche se soltanto provvisoriamente, dall'emergenza economica.
Era così difficile limitarsi a tenere una conferenza stampa in un luogo consono all'importanza e alla gravità delle rivelazioni da fare? Era così difficile tenersi alla larga da ogni forma di spettacolarizzazione e di melliflua mediazione televisiva? Invece no: il provincialismo codino e la storica incapacità tutta italiana a muoversi con la schiena sempre diritta hanno avuto ancora una volta la meglio. Forse, a pensarci bene, dobbiamo ringraziare il professor Monti per questa sua non accidentale, anzi rivelatrice caduta di stile: ci ha ricordato quanto siano fuori luogo certi entusiasmi, encomi e panegirici nei confronti della sua persona prodigatigli a larghe mani da stampa e televisioni. La sobrietà decisamente non è nelle nostre corde. Come mi è già capitato di scrivere, l'Italia è diventata soprattutto una produttivissima «fabbrica dell'obbedienza» e del conformismo.
Preciso che con questo mio legittimo sfogo non intendo affatto affermare che l' «esperimento Monti» sia da boicottare, ma soltanto da seguire con distacco e grande spirito critico. La mia opinione, per quel che vale, è che il Presidente della Repubblica si è mosso con tatto e intelligenza, affidando l'incarico di primo ministro a colui che ha ritenuto essere il miglior economista di mediazione presente su piazza. Purtroppo, la nostra classe dirigente è quella che è, e se Monti è «er mejo fico der bigonzo» del liberalismo italiano, non dimentichiamoci che il fico peggiore, il più marcio, si chiama Berlusconi. Non può far meraviglia perciò che entrambi abbiano alla fin fine qualcosa in comune. Vespa, per esempio. Un nome che vale un marchio di fabbrica e una solida tradizione di sacrestia.
Non c'è niente da fare: siamo, e resteremo chissà fino a quando, il Paese della Controriforma.

ERMANNO REA su il manifesto del 4.12.2011

1 commento:

  1. Merita di essere accostato al bel pezzo di Ermanno Rea quello di Alessandro Robecchi pubblicato sullo stesso giornale:
    "Si parla di stile quando non si può parlare di sostanza. Quindi fino ad oggi il governo Monti è stato descritto con i toni elegiaci tipici di chi si sveglia da una lunga seduta di ipnosi e torna alla vita reale. Il confronto è impietoso e i grandi giornali fanno a gara per farlo notare: al confronto dell' Alvaro Vitali che avevamo prima a capo del governo, ora abbiamo Shakespeare. Quello usava l'aereo di stato per andare dal salotto alla piscina, questo prende il treno. Quello di prima mentiva come un venditore di tappeti, questo parla a stento con le frasi secche di un bancomat: «È possibile effettuare una nuova operazione». Quello di prima si circondava di ceffi degni di un film sulla mafia marsigliese, questo parla alla pari con i banchieri di mezzo mondo, non guarda il culo alle deputate finlandesi, non fa cucù alla Merkel, non frequenta professioniste dell'amore e non viaggia con la scorta di avvocati. Quello di prima, tra capelli magicamente ricomparsi e cerone, sembrava un laboratorio di chirurgia estetica, quello di adesso è un signore elegante e posato. La forma è salva, anche se il salto è vertiginoso e potrebbe creare qualche trauma. Da domani, però, la forma conterà un po' meno e si guarderà più alla sostanza. I tagli alle pensioni. I tagli alla sanità. Le tasse per i soliti che già le pagano. Le consultazioni invece delle trattative. Il Parlamento chiamato a dire signorsì. Quello di prima regalava nuove frequenze alle sue stesse tivù con una gara di dubbia correttezza (valore: oltre una decina di miliardi), quello di adesso conferma il regalo. Quello di prima spendeva come Creso in armamenti, bombardieri, caccia (oltre una quindicina di miliardi, ma probabilmente chi legge altri giornali e non questo non lo sa), quello di adesso non intende risparmiare un euro su quello spreco assurdo (ma probabilmente chi legge altri giornali e non questo non lo sa). Quello di prima andava a Porta a Porta, questo andrà a Porta a Porta. È il solito ombrello, direbbe Altan. Ma vuoi mettere lo stile?"

    RispondiElimina