13 agosto 2013

Federico Garcia Lorca: MEZZO PANE E UN LIBRO





          Il mio fraterno amico Nicolò Messina – conosciuto nell’agosto del 1975 al Centro Studi e Iniziative di Danilo Dolci, oggi docente di Lingua e Letteratura Italiana all’Università di Valenca – mi ha fatto due grandi regali. La settimana scorsa mi ha inviato la sua inedita  introduzione alla lettura di alcuni versi lorchiani che abbiamo già pubblicato in questo blog. Oggi ci offre la sua traduzione in lingua italiana di un  breve discorso tenuto da Federico Garcia Lorca nel lontano 1931.
           Sulla attualità straordinaria di quest’ ultimo documento penso che non sia necessario aggiungere altro:


Lorca e Spending Review
Quando il cosiddetto superfluo è pericolosamente necessario

Alcuni giorni fa un gruppo di amici ispano-italiani si stringeva attorno a Federico García Lorca e leggeva in spagnolo e italiano, a due riprese, a Marsala (Chiostro del Carmine) e Scopello (Parco rupestre Re Ferdinando), alcune poesie di questo grande rinascimentale del Novecento.
Proponiamo ora una sua pagina scritta e detta in pubblico nel 1931: un’eloquente testimonianza degli entusiasmi rinnovatori della Repubblica Spagnola spenti nel sangue, solo cinque anni dopo, dal colpo di stato franchista. E, si sa, Lorca (Fuente Vaqueros, 1898 – Granada, 1936) ne sarebbe stato una delle prime vittime.
«The classics can console. But not enough», scriveva Derek Walcott (Sea Grapes) e sarà anche vero, ma certo la loro voce dà fiato alla nostra. Come non leggere in tale chiave la pagina del classico Lorca in questi tempi bui di parole d’ordine implacabili, mascherate da eufemismi grazie anche all’esotica patina linguistica (Default, Spending Review, ecc.)? Ci salveranno i classici?
nm


Mezzo pane e un libro

Discorso di Federico García Lorca
ai cittadini di Fuente Vaqueros (Granada)
Settembre 1931

Quando qualcuno va a teatro, a un concerto o a una festa di qualsiasi tipo, se la festa è di suo gradimento, ricorda immediatamente e si rammarica che le persone cui vuol bene, non si trovino lì in sua compagnia. “Quanto piacerebbe questo a mia sorella, quanto a mio padre”, pensa, e non si gode lo spettacolo se non velato di una lieve malinconia. Questa è la malinconia che io sento, non per i miei cari, che sarebbe piccineria spregevole, ma per tutte le creature che per mancanza di mezzi e per loro disgrazia non godono del sommo bene della bellezza che è vita ed è bontà ed è serenità ed è passione.
Per questo non ho mai un libro, perché regalo tutti quelli che compro, che sono innumerevoli, e per questo sono qui onorato e contento di inaugurare questa biblioteca cittadina, la prima sicuramente di tutta la provincia di Granada.
Non solo di pane vive l’uomo. Io, se avessi fame e fossi senza forze per la strada, non chiederei un pane; ma chiederei mezzo pane e un libro. Ed io attacco da qui violentemente quanti parlano soltanto di rivendicazioni economiche senza nominare mai le rivendicazioni culturali che è poi quel che richiedono gridando i cittadini. È un bene che tutti gli uomini mangino, ma pure che tutti gli uomini sappiano. Che godano di tutti i frutti dello spirito umano, perché il contrario è trasformarli in macchine al servizio dello Stato, è trasformarli in schiavi di una terribile organizzazione sociale.
Provo molta più pena per un uomo che vuol sapere e non può, che non per un affamato. Perché un affamato può calmare la sua fame facilmente con un pezzo di pane o della frutta, ma un uomo che è ansioso di sapere e non ne ha i mezzi, subisce una terribile agonia, perché è di libri, libri, tanti libri che ha bisogno e dove sono questi libri?
Libri! Libri! Ecco una parola magica che equivale a dire: “amore, amore”, e che la gente dovrebbe chiedere come chiede pane o come brama la pioggia per i propri seminati. Quando l’insigne scrittore russo Fëdor Dostoevskij, padre della rivoluzione russa molto più di Lenin, era prigioniero in Siberia, fuori del mondo, tra quattro mura e circondato da desolate pianure di neve senza fine; e chiedeva aiuto per lettera alla sua famiglia lontana, diceva soltanto: “Mandatemi libri, libri, tanti libri affinché la mia anima non muoia!”. Sentiva freddo e non chiedeva fuoco, aveva una sete terribile e non chiedeva acqua: chiedeva libri, cioè orizzonti, cioè scale per risalire le vette dello spirito e del cuore. Perché l’agonia fisica, biologica, naturale, di un corpo per fame, sete o freddo, dura poco, pochissimo, ma l’agonia dell’animo insoddisfatto dura tutta la vita.
Ha già detto il grande Menéndez Pidal, uno dei saggi più veri d’Europa, che la parola d’ordine della Repubblica deve essere: “Cultura”. Cultura perché soltanto per suo tramite si possono risolvere i problemi fra i quali si dibatte il popolo pieno di fede, ma privo di luce.

Trad. Nicolò Messina. Il testo originale in:
http://intercentres.edu.gva.es/ies26misericordia/departaments/Castellano/documentos/Medio%20pan%20y%20un%20libro.pdf

5 commenti:

  1. EVIDENTEMENTE I NOSTRI GOVERNANTI NON LA PENSANO COME LORCA, ALTRIMENTI GRANDI BIBLIOTECHE ED IMPORTANTI FONDAZIONI CULTURALI DELLA NOSTRA REGIONE NON RISCHIEREBBERO LA CHIUSURA PER LA CRISI ECONOMICA.
    DOMANDO, INFINE, ALL'ASSESSORE CULTURALE DI MARINEO: CHE FINE HA FATTO LA BIBLIOTECA COMUNALE? PERCHE' NON LA SI TRASFERISCE AL CASTELLO INVECE DI TENERLA CHIUSA IN UN MAGAZZINO ALLA PERIFERIA DEL PAESE?

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  2. Grande importanza viene data, nella nostra epoca, forse più che in altre, al corpo, al suo nutrimento, alla sua fisicità. Lorca era un poeta, uomo dei sogni, (anche del sogno rivoluzionario), forse per questo il suo corpo, crivellato dai fucilatori falangisti, non è mai stato trovato, quel che rimane sono i suoi versi, come l'invocazione : "Libri! Libri! Ecco una parola magica che equivale a dire: “amore, amore”, e che la gente dovrebbe chiedere come chiede pane o come brama la pioggia per i propri seminati."Un'invocazione leggera, come il suo corpo libero e fluttuante, senza il peso di una tomba. Fabrizio Rosso Malpelo Trabona

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  3. Caro Fab, ti ringrazio tanto per il bellissimo commento!

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  4. A. Machado ha scritto una bellissima poesia per ricordare il modo orribile in cui i fascisti spagnoli fecero scomparire Lorca

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  5. In questo momento non me la trovo a portata di mano. Appena rientro da questa breve vacanza la inserirò!

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