04 marzo 2021

CLAUDIA CALABRESE TORNA A PARLARE DI PASOLINI

 



Claudia Calabrese lo scorso autunno  al Castello di Marineo 


Lo scorso autunno ho avuto il piacere di presentare, insieme all'autrice, Pasolini e la musica. La musica e Pasolini. Oggi torno a dare spazio a Claudia Calabrese per ricordare l'indimenticabile Pier Paolo Pasolini. (fv)

- Ciao Scout, oggi è il 5 marzo, il compleanno di Pier Paolo #Pasolini.
- Sì Claudia, è vero, compirebbe 99 anni! Sarebbe bello poter festeggiare con lui, parlargli…
- La cosa migliore che possiamo fare per stare con lui oggi è leggere i suoi scritti, guardare un film, confrontarci, comprenderlo…
- Non mi tiro indietro, lo sai, se mi inviti a riflettere su Pasolini. Penso spesso a quella sua confessione del 1966: “Vorrei essere scrittore di musica” e mi chiedo perché voleva essere proprio “scrittore di musica”: era già poeta affermato, romanziere, regista, intellettuale di primo piano e usava la musica in modo magnifico nei suoi film!
- Musiche non sue, Scout, sublimi, ma pensate da altri. Invece nel “Poeta delle Ceneri” Pasolini parla di sé, vorrebbe scrivere musica… forse perché è stanco di assistere a una continua manipolazione delle sue parole e, per certi aspetti, anche delle immagini dei suoi film. Sì, sembra stanco e deluso. È il tempo di “Una disperata vitalità” – ricordi? “La morte sta nel non essere compresi” – quando, sempre più solo, si immerge nella bellezza ariostesca di Chia, della Torre di Viterbo e lì vorrebbe scrivere musica…
- Sì, è deluso e stanco ma forse c’è un’altra ragione: il bisogno di arrivare al senso delle cose, di sorvolare i significati correnti, legati alle parole come la pelle al corpo. Forse cerca modi nuovi di esprimersi per raggiungere il cuore della realtà, la sua immensa dose di mistero. Ricordi la poesia del 1964, quasi coeva, dedicata alla Achmatova? “Nulla esiste se non si misura col mistero”.
- Infatti, Scout, sembra proprio così. Per lui, che pensa alla musica come “l’unica azione espressiva forse, alta, e indefinibile, come le azioni della realtà...” questo rovello non è nuovo. In un romanzo autobiografico degli anni ‘40 si sintonizza con il canto degli uccelli e immagina di scrivere partiture sperimentali. In una poesia giovanile in friulano, “Variasion”, applica una sorta di variazione musicale alle parole che, libere dai loro significati, fluttuano nel cielo, puri suoni significanti... C’è sempre in Pasolini il bisogno di cogliere e di esprimere, attraverso il suono e la musica, il cuore della realtà, il senso che può avere, il mistero che rappresenta…
- Resta da comprendere quali possano essere le ragioni personali di questo bisogno incomprimibile. C’entra qualcosa l’esperienza del grembo friulano, così ricco di suoni e voci che scaturiscono da una realtà esterna così vertiginosamente intima? C’entra quel grembo sonoro così contiguo al grembo materno fatto di carne e cielo come la musica di Bach?
- Non so, non so… se tutte queste cose, lontane tra loro nel tempo, sono in relazione Pasolini rimugina sugli stessi temi tutta la vita. In effetti, i suoni dell’esistenza, la musica, persino il silenzio, sono sempre molto significativi. Pensa al “Vangelo secondo Matteo”, il divino e il mistero si esprimono nel silenzio assoluto e da lì scaturiscono i suoni, la musica, come se provenissero direttamente da quel “luogo dell’essere” dove l’uomo può avvicinarsi al divino e al sacro… Ti confesso che mi vengono le vertigini… Ci torneremo, è utile discuterne.
- Sì, mi piacerebbe parlarne anche con altri, con tutta la disponibilità necessaria. È importante per tutti comprendere e comprendersi, non solo per Pasolini, non credi?
- Certo, vale per ciascuno di noi. Intanto, oggi, nel suo giorno siamo stati un po’ con lui: buon compleanno Pier Paolo!

CLAUDIA CALABRESE in Centro Studi e Ricerche Pier Paolo Pasolini (Roma-Madrid)

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