01 aprile 2017

STEFANO VILARDO PIU' INDIGNATO CHE MAI




      Una delle epigrafi con cui si apre l'ultimo libro di Stefano Vilardo riprende un pensiero di Leonardo Sciascia, compagno di banco e amico per tutta la vita del maestro di Delia:

"Il racconto è un pretesto per dire certe cose, la trama non ha grande importanza, importante è il dialogo, [...], i pensieri, il senso della storia."

      E, infatti, in tutto il suo racconto Vilardo non fa altro che sfottere gli "impudenti culi di granito, dei voltagabbana d'ogni tempo, opportunisti della peggiore specie" di cui è ricca la storia della Sicilia e dell'Italia intera.
       L'autore dell'indimenticabile capolavoro Tutti dicono Germania, Germania (1975) - più attuale che mai! -, pur non avendo smarrito per nulla la lucidità dell' analisi accompagnata sempre dalla sua intatta capacità d'indignarsi, oggi si mostra deluso dalla piega che ha preso il mondo. Non a caso, ad un certo punto, scrive:

"Sconcertato sono. Amaramente deluso, che per davvero avevo creduto che saremmo riusciti a cangiare il male che rode questa terra con l'influsso salvifico della scuola, della scrittura" (S. Vilardo, Garibaldi e il cavaliere, Catania 2017, pag. 39)

fv

Nessun commento:

Posta un commento