12 aprile 2017

UN GIOVANE GRAMSCI SURREALE E FUTURISTA...

Antonio Gramsci, studente universitario a Torino

La tessera della libertà (1917)

Antonio Gramsci

 
La tessera per il pane non basta - sostiene il «Corriere della Sera» - è necessario introdurre anche la tessera della libertà. È geniale, non è vero? Tanto geniale che ci rendiamo subito solidali con la proposta, rendendola subito concreta.
La tessera potrebbe consistere in una legge che affermasse: Un cittadino italiano che venga arrestato, non può per più di dieci giorni essere tenuto all’oscuro sulle cause del suo arresto, ma deve entro dieci giorni essere condotto dinanzi al suo giudice naturale, e riottenere la sua libertà anche se provvisoria. L’arresto preventivo è mantenuto solo per gli accusati di colpe gravissime - quando gli indizi della colpevolezza siano tali da fare apparire probabilissima la condanna - e non deve essere prolungato per un termine superiore alla misura minima della condanna. Gli agenti, i giudici, i carcerieri, per colpa dei quali un cittadino viene arbitrariamente privato della libertà, sono tenuti a pagare al malcapitato una indennità in solido ciascuno di lire diecimila, da scontarsi in tanti giorni di prigione in caso di insolvibilità, con iscrizione nella fedina penale, rimozione dall’impiego e perdita dei diritti civili per cinque anni. La tessera importa una limitazione, ma deve anche importare una garanzia sicura e concreta del minimo di libertà accordato. La tessera non deve essere solo per i cittadini comuni, deve anche essere per i cittadini tutori. E rigorosa, per gli uni, ma specialmente per gli altri.


Da «La città futura», 10 settembre 1917

 

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