“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
24 febbraio 2025
LE RADICI PROFONDE DEL REGIME FASCISTA
"Mi colpisce questa foto di oggi, perché contiene due errori evidenti e una notevole semplificazione di un grosso problema storico.
Cominciamo dagli errori, uno grossolano - manca un apostrofo - che possiamo perdonare, e l'altro più insidioso, perché accoglie un classico depistaggio revisionista che a quanto pare ha avuto molta fortuna. Matteotti fu ucciso perché aveva denunciato in parlamento le violenze esercitate dai fascisti durante le elezioni e ne aveva chiesto l'invalidazione in blocco. Per negare l'evidenza si sono messi in molti a ipotizzare le "vere" ragioni dell'assassinio, inventando piste improbabili e improbabili "rivelazioni" di scandali e ruberie che avrebbero coinvolto ambienti particolari del fascismo e Casa Savoia. Il tutto per allontanare da Mussolini la responsabilità del delitto, il Duce che sarebbe stato "danneggiato" dal cadavere di Matteotti, "gettatogli tra i piedi" come sostenuto da notissimi storici.
Ma è inutile negare che la questione più spinosa riguarda la frase famosa che a Matteotti viene abitualmente attribuita anche da chi non ne ha mai letto un rigo. Era giustissimo affermare negli anni dell'ascesa squadrista - che Matteotti fu quasi l'unico a percepire nella sua gravità - che il fascismo fosse essenzialmente un fenomeno criminale. Dopo la morte di Matteotti il fascismo però diviene regime, impone un totalitarismo, imperfetto quanto si vuole, ma pervadente e duraturo, che forma le coscienze di molti giovani e di una parte larghissima della popolazione.
Alla data del gennaio 1943 più di metà della popolazione italiana era iscritta a organizzazioni a vario titolo riconducibili al PNF. Raffigurare dopo la Liberazione il fascismo come tirannide esercitata da pochi violenti contro un popolo "naturalmente" antifascista è un autoinganno esercitato nel difficile processo di metabolizzazione dell'eredità fascista.
Gli storici nel frattempo hanno largamente documentato tanto la violenza fascista, in Italia e all'estero, quanto le forme di costruzione di un regime reazionario di massa che conseguì risultati non trascurabili di organizzazione del consenso, anche popolare. Nulla da stupire che il fascismo fosse diventato anche "opinione" per molti, operante sottotraccia anche nella realtà repubblicana nella quale rimase pur sempre fenomeno molto minoritario. Da questa consapevolezza bisognerebbe partire anche per definire i contorni del nuovo richiamo al fascismo che sembra profilarsi, senza indulgere nelle banalità giornalistiche care all'establishment come "populismo" e "sovranismo". E senza dimenticare che accanto a una tradizione antifascista retorica e moralistica c'è stata anche una tradizione che ha posto lo studio e l'analisi del fascismo al centro della sua attività, in maniera inscindibile dalla lotta politica contro il fascismo stesso. Anche questo manca, drammaticamente, oggi. Senza capire i motivi, non banali, del richiamo che il fascismo oggi può esercitare è impossibile combatterlo, a meno di volersi limitare, come spesso accade, a invocare una scorciatoia giudiziaria, che potrà anche rivelarsi controproducente rispetto al ribellismo che serpeggia in Italia e in Europa contro gli assetti del potere costituito".
GIANPASQUALE SANTOMASSIMO
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