12 febbraio 2025

RISCOPRIRE LE ANTICHE AMICIZIE

RIABITARE L' AMICIZIA Vito Teti 13 Febbraio 2025 Se l’amicizia è prima di tutto un legame fatto di incontri e di dialoghi veri, di persone che si guardano negli occhi e si stringono le mani, di condivisione e di affetto, anche quando si affermano diversità, allora è qualcosa di cui abbiamo enormemente bisogno in questo tempo. Dal passato “carnevalesco”, da antiche pratiche di vicinanza e di solidarietà, scrive Vito Teti, ci arriva un messaggio attualissimo Carnevale sociale 2024 nel rione Materdei di Napoli. Foto di Ferdinando Kaiser Saranno, forse, in pochi a sapere o a ricordare che in passato, durante il carnevale, c’era anche la “Domenica dei parenti”. E ancora di meno sono oggi quelli che la celebrano per un’ineffabile nostalgia e per una memoria che resiste. Nel mio paese, come in tanti altri della Calabria, le domeniche di Carnevale erano infatti quattro: “Domenica degli amici”; “Domenica dei compari e delle comari”; “Domenica dei parenti”; “Domenica di Carnevale o dei denti”. Altro giorno carnevalesco era il Giovedì Grasso o di “Lardaloro”, che precedeva la domenica di Carnevale. Il Carnevale si concludeva Martedì Grasso detto dell’Azata. La gente si mascherava per essere accolta nelle case, essere invitata a polpette e braciole e una rete di legami trovava trionfo e celebrazioni nelle quattro domeniche. I “farsari” preparavano i testi da rappresentare e i mascherati si davano da fare per trovare vestiti adeguati alla loro parte. Ricordava Turi D’Eraclea, uno dei grandi protagonisti del Carnevale degli anni cinquanta del Novecento: «Vi era un rapporto strettissimo tra festa e alimentazione. Io però ancora oggi non sono riuscito a capire se si facevano le maschere sperando che dopo si poteva mangiare o se si mangiava per poi fare le maschere. Forse una cosa e l’altra. Si mangiava comunque e si beveva; era il mese che nessuno trascurava i poveri e i poveri erano tanti. Moltissimi bambini tutte le mattine andavano per le porte, a chiedere un pezzo di pane». Non c’è molto da rimpiangere e da mitizzare un buon tempo antico. L’archeologia dei sentimenti non ha a che fare con un improbabile ritorno al passato. La nostalgia non è rimpianto ma anelito al futuro. Utopia. Piccola utopia quotidiane che tiene un legame con un senso reale e forte di ciò che resta. C’è da custodire memorie, da trovare un senso nuovo nelle schegge che arrivano dal passato, da trarne nuovi insegnamenti dinnanzi a un presente che non ci piace e non ci sembra abbia realizzato il miglior tempo possibile. Carnevale di San Nicola da Crissa (Vibo Valentia), primi anni ’50. L'”Imperatore Carnevale” è Salvatore Turi D’Eraclea, mitico personaggio e autore di farse del paese Amicizia – termine antico, polivalente, faticoso, sempre da contestualizzare – merita di essere ancora oggi un legame e un sentimento da riscoprire, cui conferire nuove valenze. Spesso il termine amicizia significa “amicismo amorale” (prendo per analogia il termine familismo), la pratica inquietante del clientelismo e del tutelare gli amici degli amici, del “do ut des”. Spesso il termine amicizia nasconde indifferenza, maniera rituale e liturgica di ostentare rapporti inautentici e interessati. C’è poi l’amicizia su internet e sulla rete. Con tutte le riserve e le resistenze che ho per Facebook, posso ammettere che questo mezzo, bene adoperato, facilita rapporti di antica e nuova data, rende possibili conoscenze, incontri, dialoghi di cui tenere cura e di cui essere orgogliosi. Amicizia per me continua a parlare di dialoghi veri, d’incontri concreti e reali, di rapporti tra persone che si guardano negli occhi, si stringono le mani, condividono e si vogliono bene anche quando affermano una loro diversità. Amicizia, che lego ad amore e fratellanza, è il legame, il sentimento, la pratica di cui abbiamo bisogno in un periodo di solitudine, di indifferenze di conflitti. Ed ecco, allora, che dal passato “carnevalesco”, da antiche pratiche di vicinanza e di solidarietà, di sostegno e condivisone, ci arrivano messaggi sempre attuali, vivi, da assumere in maniera attiva e positiva, con delicatezza e dolcezza, per la nostra vita presente. Dobbiamo inventare, nel periodo in cui anche i luoghi sembrano chiudere, la possibilità di riabitare i luoghi, i sentimenti, i legami, l’amicizia, la fratellanza, l’amore. Tra i rimasti e tra i rimasti e i partiti, quelli che tornano e quelli che arrivano. LEGGI ANCHE: L’ultimo libro di Vito Teti è Il risveglio del drago. Cavallerizzo: un paese mondo, tra abbandono e ricostruzione (Donzelli)

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