ALL' ARCHIVIO STORICO DI PALERMO
MERCOLEDI 25/1/23, ore 16.30,
NINA NOCERA e BERNARDO PULEIO
parlano
di un gran libro di F. DOSTOEVSKIJ
PS: di questo celebre testo classico della letteratura mondiale ci siamo occupati più volte in questo blog sette anni fa. Di seguito ripropongo un pezzo pubblicato nel 2015:
RILEGGERE DOSTOEVSKIJ
di Francesco Virga
La famosa Leggenda del Grande Inquisitore, contenuta ne I fratelli Karamazov di Fedor Dostoevskij è stata recentemente ristampata, isolata dal contesto. La lettura di questo grande romanzo di Dostoevskij ha avuto un peso notevole nel processo della mia formazione. Avevo allora solo diciott’anni e ricordo che mi colpì particolarmente proprio il capitolo che l’editore Salani ha pubblicato autonomamente con il titolo Il Grande Inquisitore.
Dostoevskij nel suo libro immagina il ritorno di Gesù Cristo sulla terra, ambientando la storia nella Spagna del XVI secolo, dominata dalla Santa Inquisizione. Gesù, imprigionato dagli scribi e farisei di quel tempo, accusato d’eresia e di sedizione, viene condotto davanti al Grande Inquisitore che svolge un’arringa indimenticabile. Ne riportiamo di seguito alcuni passi:
“Abbiamo corretto la tua opera fondandola sul miracolo, sul mistero e sull’autorità. E gli uomini si sono rallegrati di essere nuovamente condotti come un gregge, hanno gioito che i loro cuori fossero finalmente sgravati dal dono terribile della libertà che tanti tormenti aveva loro causato (…). Non abbiamo forse amato l’umanità, riconoscendo con tanta umiltà la sua impotenza (…), permettendo anche il peccato alla sua debole natura, ma con il nostro permesso? Perché dunque sei venuto a disturbarci?”.
Per il Grande Inquisitore Gesù è stato un “cattivo maestro” soprattutto per aver sopravvalutato gli uomini. L’Inquisitore, dal momento che rappresenta la Chiesa come “struttura di potere”, non può considerare altro che folle il messaggio evangelico fondato sulla libertà e l’amore. Per l’Inquisitore gli uomini anteporranno sempre il piacere e l’interesse egoistico alla libertà e all’amore disinteressato. Da questo punto di vista Gesù non ha capito che gli uomini non vogliono essere liberi e considerano troppo pesante il fardello della scelta e della responsabilità.
A questo punto l’Inquisitore invita l’accusato a difendersi per evitare il rogo. Ma Gesù, che ha ascoltato mite e in silenzio le parole inquietanti del principe della Chiesa, non replica e lo bacia sulle labbra. Il Grande Inquisitore, di fronte a quest’ultimo gesto del Cristo, turbato, lo manda via libero.
La ristampa di questa memorabile leggenda dostoevskijana è arricchita da un bel saggio dell’ex magistrato Gherardo Colombo intitolato Il peso della libertà. Mi piace concludere questa recensione riprendendo un passo dell’interpretazione del testo proposta da Colombo.
Il Grande Inquisitore è un mistificatore sottile perché presuppone nell’uomo l’incapacità di essere libero senza dimostrarla. E’ pure presuntuoso perché delega a se stesso un potere che, se così fosse, sarebbe di Dio. Di qui l’urgenza di un’alternativa: quella cristiana di Dostoevskij, secondo cui l’amore di Dio dà all’uomo la forza di scegliere e la possibilità, non l’obbligo, di scegliere il bene; quella laica, illustrata con religiosa passione dall’ex magistrato, per la quale il rispetto dell’uomo verso l’altro può bastare a costruire una comunità di cittadini adulti contro ogni forma di potere che ci vorrebbe eternamente sudditi e bambini.
FRANCESCO VIRGA
Nessun commento:
Posta un commento