21 aprile 2023

L' INSURREZIONE IMMAGINARIA

 



DALLA LETTURA AL PENSIERO CRITICO, AFFRONTANDO L’IMMAGINARIO


In occasione del primo anniversario della morte di Valerio Evangelisti, pubblichiamo, ringraziando l’autore e l’editore, una parte della postfazione di Alberto Sebastiani al volume L’insurrezione immaginaria. Valerio Evangelisti teorico, militante e teorico della paraletteratura (Mimesis), a cura di Sandro Moiso di Carmilla e di Alberto Sebastiani.

*

di Alberto Sebastiani

Il conflitto sociale e politico tra chi detiene il potere e chi lo subisce e cerca di ribellarsi è l’oggetto dell’opera letteraria di Valerio Evangelisti (1952-2022). È narrato attraversando i secoli, a volte dalla prospettiva dei primi, altre dei secondi, in una trentina di romanzi e una quarantina di racconti che, insieme, compongono un unico grande romanzo che copre dal XIV al XXXII secolo. Alfa e omega di questa narrazione è il ciclo di Eymerich, con i suoi tre livelli temporali: il XIV secolo dell’inquisitore, il presente altern tivo o alterato del XX-XXI, il futuro remoto. Eymerich, archetipo del totalitarismo, con le sue imprese nel 1300 cerca di impostare un ordine teologico che, nel corso dei secoli, diventa economico e politico, e si realizza in un mondo in cui i padroni hanno vinto la lotta di classe, il capitalismo ha depredato il pianeta distruggendolo e diviso gli esseri umani fino a renderli schizoidi, gli uni contro gli altri in una competizione senza fine. Una storia che si sviluppa dettagliatamente attraverso i diversi cicli che compongono l’opera di Evangelisti, tutti interconnessi: il XVI vede la nascita del nuovo paradigma scientifico che reprime altre forme di relazione con la natura e la spiritualità (Magus, 1999-2000), nel XVII emerge il futuro neoliberismo nell’avidità predatoria dei Fratelli della Costa (Trilogia dei pirati, 2008-2012), nel XIX la moderna società industriale, lo sfruttamento del pianeta e dell’uomo sull’uomo si scontrano con i movimenti sindacali e rivoluzionari (“Ciclo del Metallo”, 1998- 2003; “Ciclo americano”, 1998-2011), nel Nord America come nel Messico, dove la rivoluzione messicana apre il XX secolo (Il collare di fuoco, 2005 e Il collare spezzato, 2006), mentre in Europa, dal XIX, il popolo e i lavoratori iniziano a organizzarsi per combattere aristocratici, clero, agrari, fascisti nel corso di una controstoria popolare narrata in una serie di romanzi che dal Risorgimento (1849. I guerrieri della libertà, 2019 e Gli anni del coltello, 2021) giungono alla Liberazione (Il Sole dell’Avvenire, 2013-2016).

In questo conflitto senza fine, l’immaginario è un campo di battaglia centrale. Nelle narrazioni, infatti, per riuscire nel loro intento, Eymerich e i suoi discendenti devono controllare i corpi e le menti del più alto numero possibile di persone, impedire l’idea stessa di un’alternativa alla condizione in cui vivono. Per ottenere questo, devono alimentare desideri e paure adeguatamente orientate. Per farlo, devono agire nell’immaginario, attraverso narrazioni sempre più pervasive e persuasive, per omologare a un unico modello ideologico, economico, culturale, politico e sociale. Se però l’immaginario è un dispositivo di gestione del potere, lo è parimenti di esercizio dell’opposizione, ecco quindi perché diviene un territorio fondamentale del conflitto. Un conflitto che deve essere riconosciuto e stimolato attraverso narrazioni in grado di denunciare la violenza e i soprusi, ma anche le cause e i contesti, che determinano lo stato di cose esistente. E, denunciandole attraverso il racconto, mostrarne l’orrore ma anche la necessità di lottare per cambiare il corso della storia, istituire un’alternativa.

Decolonizzare l’immaginario, infestato da narrazioni omologate e omologanti, è un’operazione politica e culturale che solo la letteratura può compiere, ed era l’obiettivo come scrittore, saggista e pubblicista di Valerio Evangelisti. Aveva scelto di muoversi nella letteratura popolare, nella paraletteratura, perché, per quanto screditata dalla critica, era in primo luogo una sua grande passione, e in secondo luogo l’ambito ideale per raggiungere l’obiettivo, vantando un numero alto di lettori e la capacità di evocare archetipi che agiscono in profondità stimolando l’immaginazione. Ibridava così i generi letterari nel territorio del fantastico, dalla fantascienza al western, all’insegna del romanzo d’avventura, dal medioevo al futuro distopico, con personaggi come appunto l’inquisitore Eymerich, il pistolero Pantera, Nostradamus, i pirati dei “Fratelli della Costa”, i sindacalisti americani, i rivoluzionari messicani e quelli emiliano-romagnoli.

È un universo narrativo complesso, d’altronde la letteratura di genere, per Evangelisti, può e deve offrire letture articolate, affascinare e far riflettere allo stesso tempo, e deve essere massimalista, affrontare macrotemi. Non è letteratura di consumo, non si tratta di escapismo, ma è lo strumento ideale per introdurre la lotta di classe nel territorio dell’immaginario, che va appunto decolonizzato attraverso la capacità della letteratura di genere di coinvolgere, appassionare ed evocare gli archetipi in grado di intervenire nella coscienza profonda dei lettori.

È una sfida, quindi. L’insurrezione immaginaria. Valerio Evangelisti autore, militante e teorico della paraletteratura riflette su questa sfida. Affronta momenti e ambiti diversi della produzione di Evangelisti, non solo la narrativa, ma anche la saggistica e la pubblicistica, che sono in fondo l’altra faccia della stessa medaglia: attraverso le seconde analizza fenomeni culturali, politici, economici e sociali della contemporaneità, li definisce, li contestualizza, li critica, e la riflessione viene poi elaborata nei romanzi. Le ricerche offrono il materiale su cui orchestrare la narrazione. L’obiettivo, in effetti, è sempre il medesimo: costruire una prospettiva diversa, alternativa, critica, con cui osservare il presente. E farlo attraverso una scrittura che sappia coinvolgere, che sia fiction o non. Il binomio insurrezione immaginaria allude a questo percorso in cui è coinvolto il lettore: la lotta va prima concepita, immaginata, per poi essere attuata, e perché ciò avvenga Evangelisti elabora letture critiche del presente e le mette in scena narrativamente, per un’alternativa futuribile. E, a ben vedere, come autore, militante e teorico si è speso in maniera continua e apparentemente instancabile, vista la mole di testi pubblicati su riviste politiche, letterarie, culturali, alternative o mainstream, anche internazionali come “Le Monde Diplomatique”, su quotidiani come “il manifesto”, “Liberazione”, “l’Unità”, “la Repubblica”, oltre a tutti gli interventi in video e alle interviste rilasciate a periodici e siti internet. Una produzione, peraltro, in larga parte ancora da recensire e catalogare, come anche quella di pre- e postfatore. D’altronde, questo volume non può esse- re esaustivo, ma vuole essere stimolo per nuove ricerche, e soprat- tutto strumento per nuovi lettori.

[…]

Evangelisti è quindi indiscutibilmente una figura centrale della scena letteraria italiana contemporanea, e con un folto seguito di lettori e lettrici. Senz’altro Eymerich è il suo personaggio più noto, ma anche gli altri meriterebbero altrettanta attenzione. E molta ne merita anche la produzione pubblicistica. Soprattutto, è però importante che si comprenda la profonda natura politica del lavoro letterario e culturale di Evangelisti, legata alle riflessioni sull’immaginario, centrali non solo per capire l’opera e la poetica della sua attività di scrittore, ma anche la sua lettura dei conflitti che determinano la storia umana. Per questo nasce L’insurrezione immaginaria, e in questa prospettiva si pone all’interno della tradizione saggistica dedicata all’autore. Perché nel lettore, oltre al piacere della lettura, emerga anche l’interesse per il discorso critico.

Nessun commento:

Posta un commento