11 aprile 2023

LETIZIA BATTAGLIA E FRANCO MARESCO

 





LA MIA BATTAGLIA

di Franco Maresco e Letizia Battaglia

 

[In questi giorni è stato pubblicato, per i tipi de Il Saggiatore, il libro “La mia Battaglia – Conversazioni con Letizia Battaglia”, primo libro del regista palermitano Franco Maresco. Il volume raccoglie diverse conversazioni inedite tra i due artisti, registrate negli ultimi anni di vita della fotografa. Vi proponiamo un estratto di un loro dialogo avvenuto sul volo di ritorno Bologna-Palermo, a seguito di una serata dell’estate del 2018 in cui la Cineteca di Bologna ha dedicato, nell’ambito della rassegna “Il cinema ritrovato”, una serata a Letizia Battaglia, con la proiezione di Blow-up di Michelangelo Antonioni e il documentario La mia Battaglia di Franco Maresco, presentato al Maxxi di Roma nel 2016.]

 

Franco Maresco: Ti va di parlare di cinema? Ci conosciamo da anni ma non abbiamo mai parlato di cinema sul serio. Voglio dire senza metterci di mezzo Palermo e la mafia.

 

Letizia Battaglia: E va bene. Parliamo di quello che vuoi, basta che non mi chiedi più niente sulla mafia… Sono esausta.

 

Parto con una domanda ovvia: qual è il primo film che hai visto?

 

Furono più di uno. Sicuramente Biancaneve e i sette nani. Una meraviglia! Ricordo pure le comiche con Stanlio e Ollio, e Charlot. E poi Il mago di Oz… E mi viene in mente perfino un film con Gino Cervi che solo dopo tanti anni, rivedendolo per caso in televisione, scoprii che era Quattro passi tra le nuvole di Blasetti. Me lo ricordo come se fosse ora perché, quando lo vidi al cinema, passai tutto il tempo a correre alla toilette per il mal di stomaco dovuto a una scorpacciata di dolci fatta nel pomeriggio da mia nonna. I miei genitori dovettero riportarmi a casa, anche perché il pubblico della nostra fila era infastidito dal trambusto e mia madre temeva che mio padre litigasse con qualcuno.

Mi sentii in colpa perché quel film lo aveva scelto proprio lei che adorava Gino Cervi.

 

Ma poi quando lo hai rivisto in tv ti sei accorta che Quattro passi tra le nuvole è un capolavoro?

 

Non ci crederai, ma dopo nemmeno mezz’ora sono dovuta scappare in bagno! [Ride]

 

Vabbè, lasciamo perdere. Parlami di Biancaneve.

 

La prima volta che lo vidi fu al cinema Olimpia. Era una sala deliziosa di Palermo che si trovava in via Libertà. Debbo dirti che mi turbò molto.

 

Quanti anni avevi?

 

L’età non me la ricordo, ma eravamo subito dopo la guerra. Palermo era tutta macerie, ovunque si vedevano palazzi squarciati, un sacco di militari che scorrazzavano a bordo delle loro jeep. Molte strade non erano illuminate, c’era buio dappertutto. Solo la zona di piazza Politeama aveva l’illuminazione pubblica.

 

Il film ti turbò per via della strega cattiva?

 

C’era anche la paura della strega cattiva. Ma il vero turbamento me lo dava la Regina, il fatto che fosse bella ma anche malvagia. […] Dicevo di tifare per Biancaneve, ma nel mio inconscio – diciamo nella mia parte oscura – parteggiavo per la Regina. Biancaneve e il Principe sono stucchevoli, melensi, la loro storia d’amore è di una noia letale. Già allora mi sentivo inquieta, insofferente verso le regole, la famiglia, le convenzioni della società… [Cambiando tono] Tu li guardavi i cartoni animati?

 

Certo che li guardavo! Non sono un alieno… Di tutti i personaggi Disney, il mio preferito in assoluto è sempre stato Paperino. […] Raccontami che impressione ti fece la notizia della morte di Marylin Monroe.

 

Ricordo che se ne parlava ovunque. La gente rimase sorpresa perché credeva che la donna Marilyn Monroe fosse uguale al personaggio che lei interpretava al cinema, cioè un sex symbol, una senza cervello […]. Rimasi sconvolta dalla notizia della sua morte anche perché sapevo che cos’era la depressione. Sapevo quanto la depressione ti soffoca e ti trascina via, giorno dopo giorno, dalla vita e dalle persone che ami. […] Non ho mai associato a Marilyn il concetto di piacere sessuale nel senso, come posso dirti?, gioioso del termine. Aveva lo sguardo di una tristezza senza fine. Lo scrisse pure Pasolini che le dedicò una poesia di struggente bellezza: Del pauroso mondo antico e del pauroso mondo futuro era rimasta solo la bellezza, e tu te la sei portata dietro come un sorriso obbediente… Te la ricordi?

 

Era nel film La rabbia, il documentario che Pasolini firmò con Guareschi e poi rinnegò con una durissima polemica contro il produttore. Vorrei sapere, invece, quale fra le attrici dell’epoca ti faceva un effetto opposto a quello di Marilyn Monroe.

 

Tra le attrici americane la prima in assoluto era Kim Novak. Lei sì che fu una bomba atomica del sesso… Mi pareva un babà con la panna.

 

Secondo te quale attrice italiana era paragonabile a Kim Novak? Forse Sandra Milo?

 

Sono d’accordo. Di sicuro non la Loren o Gina Lollobrigida. Sandra Milo aveva una carnalità simile a quella della Novak. Emanava sesso da ogni poro, ma a mio avviso le mancava la sua innocenza, la dolcezza del suo volto. Nell’«ocaggine» dei personaggi di Sandra Milo non c’è leggerezza. C’è un che di pesante, invece. C’è insoddisfazione. E c’è il cinismo dell’Italia bacchettona e maschilista di allora. Sai chi era pure accostabile a Kim Novak? Stefania Sandrelli. Che pensi?

 

Hai ragione. Lei teneva insieme innocenza e malizia, il sentimento e la carne. Complimenti, hai un occhio lungo. [Letizia risponde esibendo il dito medio] Tu lo sai che quando la Sandrelli interpretò i due film di Pietro Germi (Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata) non aveva ancora diciotto anni? Eppure fece impazzire tutti i maschi italiani.

 

Me lo dici per domandarmi se eravamo più ipocriti ieri oppure oggi? Il fatto è che tutto il mondo, caro Franco, più che ipocrita, è oggi diventato mostruosamente indifferente. Qualcuno lo diceva ieri sera, sul palco, prima dei nostri interventi: le peggiori profezie di tanti scrittori e filosofi del Novecento, le più terrificanti distopie, si stanno avverando. Ai tempi di Sedotta e abbandonata una diciassettenne era considerata già una donna compiuta. Ricorda che io mi sono sposata all’età che aveva Stefania Sandrelli in Divorzio all’italiana, quindici anni, e non ero certo un’eccezione.

Si cresceva prima. Si doveva crescere prima per affrontare la vita e aiutare la famiglia. Chi poteva studiava, e gli altri andavano a lavorare. [Con tono deciso] Qui da noi i ragazzi cazzeggiano fino a quarant’anni! Tu lo sai che ho sempre detestato Berlusconi, figurati se posso difenderlo. Ma te lo ricordi tutto il gran casino scoppiato per Ruby Rubacuori, la nipotina di Mubarak? Sarà stata minorenne, ma quella aveva il corpo e la sensualità di Sofia Loren!

 

C’era il piccolo particolare che Berlusconi era presidente del Consiglio italiano.

 

[Arrabbiandosi] E vuoi che proprio io non lo sappia? […] Intendo dire che l’indignazione generale camuffa la sempiterna pruderie, una morbosità pecoreccia, da bar dello sport, rivelatrice del dato di

fatto che l’Italia rimane la patria di Pulcinella. Ma li guardi i programmi pomeridiani della televisione? Io sì, e posso garantirti che sono delle porcherie inconcepibili. Esibiscono un’umanità di zombi senza talento. […] No, non siamo migliorati in questi cinquant’anni, anzi.

 

Sono d’accordo. Ma quanto a ipocrisia, anche altrove non c’è male. Che ne pensi della storiaccia capitata a Woody Allen accusato solo mediaticamente di pedofilia?

 

Ne penso tutto il peggio possibile, Franco. Da Woody Allen hanno preso le distanze tutti. Conservatori e radical (anche intellettuali). Il mondo degli editori, quello del cinema e dei mass media… Lo trovo non solo schifosamente ipocrita, ma assurdo e ridicolo. Quello è un paese dove perfino i ragazzini possono comprare legalmente bombe a mano e mitragliatrici e poi fare le stragi. Nel caso di Allen, non mi è piaciuto nemmeno il comportamento di molte femministe, o di autorevoli donne di sinistra, che hanno preso le distanze da lui per solidarietà di genere con Mia Farrow. Io sto con Woody Allen.


Pezzo ripreso da https://www.leparoleelecose.it/?p=46591

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