Esiodo
Dunque,
per primo fu il Chaos, e poi
Gaia [la terra] dall'ampio petto, sede sicura per sempre di tutti
gli immortali che tengono le vette dell'Olimpo nevoso,
e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade,
e poi Eros, il più bello fra gli dèi immortali,
che rompe le membra, e di tutti gli dèi e di tutti gli uomini
doma nel petto il cuore e il saggio consiglio.
Da Chaos nacquero Erebo e nera Nyx.
Da Nyx provennero Etere [il cielo superiore] e Hemere
che lei partorì concepiti con Erebo unita in amore.
Jean-Pierre Vernant
L'universo, gli dei, gli uomini. Il racconto del mito
Einaudi, Torino 2000 [1999]
Mito,
mitologia, sono proprio parole greche legate alla storia e ad alcuni aspetti di
questa civiltà.
Bisogna allora concluderne che tali definizioni non sono piú pertinenti al di
fuori di essa e che il mito, la mitologia non esistono che sotto tale forma e
soltanto in senso greco? È vero piuttosto il contrario. Le leggende greche, per
essere capite, richiedono di essere comparate con i racconti tradizionali di
altri popoli, appartenenti a culture e a epoche molto diverse, che si tratti
della Cina, dell'India, del Vicino Oriente antico, dell'America precolombiana o
dell'Africa. Se il confronto è necessario, è perché quelle tradizioni
narrative, per quanto differenti siano, presentano fra di loro e in rapporto al
caso greco, sufficienti punti in comune per apparentarle. Claude Lévi-Strauss
può affermare, come se si trattasse di un'evidenza, che un mito, da qualsiasi
parte provenga, si riconosce d' emblée per ciò che è senza correre il rischio
di confonderlo con altre forme di racconto. La differenza con il racconto
storico è cosí ben marcata che in Grecia quest'ultimo si è formato, in un certo
senso, contro il mito, nella misura in cui si è sviluppato come il resoconto
esatto di avvenimenti abbastanza vicini nel tempo perché testimoni affidabili
avessero potuto attestarli. In quanto al racconto letterario, si tratta di una
pura finzione che si dichiara apertamente come tale e la cui qualità è, prima
di tutto, data dal talento e dal mestiere di colui che l'ha creata. Entrambe
queste due forme di racconto sono normalmente attribuite a un autore che se ne
assume la responsabilità e che le tramanda sotto il proprio nome, per scritto,
a un pubblico di lettori.
Di ben altra natura è io statuto del mito. Il mito si presenta sotto forma di
un racconto venuto dalla notte dei tempi e che esisteva già prima che un
qualsiasi narratore iniziasse a raccontarlo. In questo senso, il racconto
mitico non dipende dall'invenzione personale né dalla fantasia creatrice, ma
dalla trasmissione e dalla memoria. Questo legame intimo e funzionale con la
memorizzazione riavvicina il mito alla poesia che, in origine, nelle sue
manifestazioni piú antiche, può confondersi con il processo di elaborazione
mitica. A questo riguardo è esemplare il caso dell'epopea omerica.
Cosmogonia greca
elementare
Che cosa
c'era, quando ancora non c'era qualcosa, quando non c'era proprio nulla? A
questa domanda, i Greci hanno risposto con miti e racconti.
In principio, fu Voragine. I Greci la chiamarono Chaos. Che cos'è Voragine? È
un vuoto, un vuoto oscuro, dove niente può essere distinto. È un punto di
caduta, di vertigine e di confusione, un precipizio senza fine, senza fondo. Si
viene ghermiti da Voragine come dall'apertura di fauci immense in cui tutto può
essere ingoiato e confuso in un'unica notte indistinta. In origine dunque, non
esiste che Voragine, abisso cieco, notturno, sconfinato.
Poi apparve la Terra. I Greci la chiamarono Gaia. E dal seno stesso di Voragine
che sorse la Terra. Eccola dunque, nata subito dopo Caos, di cui rappresenta
per certi aspetti il contrario. La Terra non è più uno spazio di caduta oscuro,
senza limiti, indefinito. La Terra possiede una forma distinta, separata,
precisa. Alla confusione, all'indistinto carico di tenebre di Caos, Gaia oppone
nettezza, compattezza, stabilità. Sulla Terra ogni cosa è ben delineata,
visibile, solida. Gaia può essere definita come il suolo su cui dèi, uomini e
animali camminano con sicurezza. Gaia è il pavimento del mondo.
Nel profondo della
Terra: Voragine
Chaos,
dunque, è un sostantivo neutro e non maschile. Gaia, la Terra madre, è
evidentemente un femminile. Ma, chi può mai amare al di fuori di se stessa,
visto che la Terra è sola con Caos? L' Eros che appare per terzo, dopo Voragine
e Terra, non è inizialmente quello che presiede agli amori sessuati. Il primo
Eros esprime un'energia nell'universo. Così come un tempo la Terra è sorta da
Voragine, dalla Terra scaturirà ciò che essa contiene nelle sue profondità.
Quello che era in lei, mescolato a lei, si trova portato al di fuori: Terra lo
partorisce senza aver bisogno di unirsi a nessuno. Ciò che libera e palesa è
proprio l'indistinto che, nell'oscurità, dimorava al suo interno.
La Terra
partorisce dapprima un personaggio molto importante, Ouranos, il Cielo, e anche
il Cielo stellato. Poi, mette al mondo Pontos, cioè l'acqua, tutte le acque, e
piú precisamente Flutto marino, dal momento che il nome greco è maschile. La
Terra li concepisce senza unirsi a nessuno. Attraverso la forza interiore che
porta in sé, Terra sviluppa quello che già era in lei e che, dal momento in cui
lo libera, diventa il suo doppio e il suo contrario. Perché? Perché crea il
Cielo stellato uguale a sé, come una replica altrettanto solida, altrettanto
stabile e simmetrica. Allora Urano si stende su di lei. Terra e Cielo
costituiscono così due piani sovrapposti dell'universo, un pavimento e una
volta, un sotto e un sopra che si coprono a vicenda, completamente.
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