E’ uscito
da poco per Argolibri (nella collana “Talee” diretta da Andrea Franzoni e Fabio
Orecchini, 2024) Ciò che scrivo non è scrivere, un volume che raccoglie per la prima volta
in Italia tre quaderni di Paul Valéry: il primo, Ego scriptor, era
già apparso per Adelphi (Quaderni, vol. 1, 1986), mentre gli altri
due, Poésie, e Poїetique, sono inediti in
Italia. Il testo si basa sull’edizione dei Cahiers della
collana “Pleiade” (a cura di J.R. Valéry, Gallimard 1973/74) ed è stato curato
e tradotto in italiano da Andrea Franzoni].
Da Ego
scriptor
Ho finito
per concepire il lavoro letterario in un modo che mi separa dai letterati – e
dalla pratica.
Mi sono
posto al di là delle parole – imponendo loro delle condizioni preliminari – e
chiamandole non secondo il caso – il che significa che il soggetto agisce in
me, ma io resto libero, senza attaccarmi a nessuno, senza credere che tale cosa
sia necessaria in tale posto. Bisogna mantenere costantemente la propria
indipendenza dalle parole.
(1905-1906.
Senza titolo, III, 736.)
*
La
letteratura non è mai stata il mio obiettivo. Ma, qualche volta, lo è stato
scrivere modelli di pensiero. Progetti per un’immaginazione o per una
relazione. Messinscene psicologiche, modi per rappresentarsi qualche sistema.
(1910. E 10,
IV, 620.)
*
Scrivere
considerato come ideale
Scrivere –
ciò che scrivo non è scrivere, è prepararsi a scrivere per un giorno
impossibile.
Scrivere,
non so con quale linguaggio, – una cosa qualsiasi basta che sia ordinata –
ovvero: annotare cose comuni ma con mezzi puri.
(1914. X 14,
V, 404.)
*
Da Poésie
La metafora
multiformità del mutamento possibile.
(1903-1905.
Senza titolo, III, 244.)
*
La metafora
è l’informe – lo stato fluido.
(Ibid., III,
435.)
*
L’argomento
di una poesia ha per essa la stessa importanza ed estraneità che ha, per un
uomo, il proprio nome.
(1915, Senza
titolo, V, 693)
*
La questione
in poesia è il raggiungimento della voce.
La voce
definisce la poesia pura. È un modo lontano sia dal discorso, dall’eloquenza, e
dal dramma, che dalla chiarezza e dal rigore, così come dall’ingombro o meglio
dall’inumanità della descrizione.
La
descrizione è di per sé incompatibile con la voce.
L’argomentazione.
Il torrenziale, artificiale – Ecc. – Qui non c’è né narratore, né oratore, né
questa voce deve fare immaginare qualcuno che parla. Se lo fa non è voce.
(1916, VI,
176.)
*
Da Poїetique
L’artista
non traduce parola per parola, ma effetto prodotto per effetto da produrre.
Il più bello
e intenso stato d’animo interno non ha nessun rapporto necessario con il
linguaggio.
L’arte
comincia col sacrificio della fedeltà all’efficacia.
(1911. D 10,
IV, 479.)
*
Le analogie
e le metafore devono essere considerate come le produzioni costanti, gli atti
di un determinato stato, nel quale tutto ciò che appare lo fa solo entro una
sorta di risonanza tra similitudini. In esso non esistono cose isolate, la mente
procede per gruppi interi e ciò che resta isolato viene giudicato incompleto,
atto non concluso.
A questo
livello di percezione – sembra che anche gli oggetti esterni siano particelle
di un indivisibile psichico – altrettanto reali, se non di più. Questo bosco,
questo vento non esistono affatto o non abbastanza – esiste la loro relazione
con tale movimento delle mani. Tutto ciò che è dato è frazione, inizio,
insufficienza.
La
difficoltà delle metafore viene spesso da un pudore – o dalla loro troppo
grande specificità.
(Ibid., V,
26.)
*
Poesia
«pura» –
Quale
dibattito hanno scatenato queste due parole innocenti! – Ecco ancora
un’interpretazione – forse più interessante – di questo rebus – (Insieme dei
sensi possibili).
Ho preteso /
sostenuto / davanti me stesso qualche anno fa che ciò che viene definito
ornamento potesse riferirsi a una sorta di creazione «spontanea», locale degli
organi di senso, – quelli che se non altro sono abbastanza ricchi di
determinazioni specifiche e sono collegati in modo abbastanza netto alle nostre
facoltà motrici – udito, vista, ecc. Allora le azioni di questi ricettori
diventano emissione. La retina libera – l’orecchio distratto, – producono ciò
che a loro piace consumare e in qualche modo giungono a una personale attività
di reciproca contemplazione – il che implica una connessione tra i loro stati –
contrasti, melos – sviluppi propri – periodici.
In sostanza
penso che ogni sistema di questo tipo sia in grado tanto di fornire quanto di
ricevere – questi 2 termini infatti sono gli estremi di una sola cosa, che si
rispondono. – Impossibile ascoltare senza sentire qualcosa, o guardare al buio
senza vedere.
La visione
ordinaria e l’udito – sono percezioni interrotte dall’azione esterna – – che si
rivolge alla totalità dell’essere – ragion per cui essa è «esterna» e chiama a
sé il reale.
Esisterebbe
dunque una coscienza pura. La coscienza del reale è fatta di un’infinità di
frammenti della coscienza locale pura – e l’universo reale, composto di
elementi tangenti ciascuno dei quali potrebbe appartenere a un campo di gamme –
Così il colore di un oggetto sarebbe al contempo un aspetto di quest’oggetto
prolungato nel reale da un altro colore qualunque, ma d’altra parte anche
l’elemento di un gruppo colorato dotato di proprietà ordinate, contrasti ecc.
Ogni aspetto
reale si presenta perciò generalmente come disordine di un ordine legato
all’essere fisiologico.
– Ebbene, se
supponiamo che la facoltà di linguaggio abbia le stesse proprietà di un senso
compiuto (emissione ricezione) così come l’ho appena definito, allora la poesia
pura sarebbe rispetto alla parola generale ciò che l’ornamento generale è
rispetto al reale sensibile.
– Queste
prospettive suggeriscono la nozione nuova di sistemi simmetrici
«emettere-ricevere» che rappresentano la vera attività dei sensi considerata
nel suo funzionamento. Il senso stesso ha molteplici aspetti.
Ricevere
quello che desideriamo – Desiderare è emettere.
L’emissione
guida e genera l’azione.
(1925, XI,
256-257.)
Da https://www.leparoleelecose.it/?p=50053 25
settembre 2024
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