27 settembre 2024

"VERMIGLIO" AL CINEMA 1 e 2


 

Un gran film d' altri tempi. Sembra scritto da Ermanno Olmi. (fv)

Di seguito la recensione del critico cinematografico ROBERTO CHIESI:

VERMIGLIO di Maura Delpero

Il passato è un luogo dove tutto si svolge in modo diverso. Il passato in un mondo remoto e ormai estraneo alla nostra contemporaneità come il piccolo borgo contadino della provincia di Trento dove è ambientato "Vermiglio" (2024), secondo film di Maura Delpero, è un'altra dimensione, dove i gesti, le parole, il senso stesso del tempo vengono vissuti in un altro modo perché chi lo viveva apparteneva ad un'altra cultura. L'autrice, dopo avere dolorosamente perduto il padre, che di quei luoghi era originario, ha voluto rievocare quell'universo e lo ha fatto intessendo una narrazione "inattuale", anomala nel cinema italiano di oggi, che aderisce completamente alla natura e alla cultura degli abitanti. Se la rievocazione ha una tonalità nostalgica, Delpero non ha però voluto edulcorare nulla, anzi: ha raccontato una comunità dove, nel 1944, l'autorità del padre è assoluta e ha il potere di decidere quale figlia avrà il privilegio di studiare e quale, invece, sarà relegata alle incombenze domestiche, nonostante il suo schietto desiderio di crescere culturalmente. Le figlie femmine sono discriminate in quanto femmine fin dalla nascita ma anche i figli maschi non hanno diritto di parola e, per esistere, devono per forza ribellarsi: il padre, che oltretutto è il maestro di scuola, ha già deciso per lei e anche per ogni figlio. In questo mondo lento, dominato dal passare delle stagioni, segnato dalle fatiche quotidiane, gelato dalla neve, arriva un intruso, un soldato siciliano e provoca l'innamoramento di una delle figlie del maestro-padre padrone. Questo è l'elemento romanzesco, che avrà conseguenze drammatiche e che Maura Delpero adotta come veicolo per mostrare quali dinamiche psicologiche, sentimentali e anche sociali determina tale intrusione di un individuo venuto da un altro universo (la Sicilia). al tempo stesso, l'autrice - con amore e tenerezza per i personaggi, soprattutto le donne e i bambini - osserva il loro vivere in quel microcosmo immutabile, dipendente in tutto e per tutto dalla natura e dalla religione che gli abitanti hanno adattato a loro stessi. "Vermiglio" ha un tessuto figurativo (la fotografia dai colori freddi è di Michail Kričman) ispirato dal desiderio di resuscitare quel mondo contadino nel nitore dei suoi dettagli e della sua fisicità, senza ometterne le asprezze. E' un film di contemplazione: questo è il suo pregio e al tempo stesso il suo limite maggiore, perché nasce da un tale rispetto per i ritmi del piccolo mondo arcaico che filma, da riprodurne anche la monotonia, la ripetitività, riducendo la narrazione ai particolari minimali, che diventano incommensurabili.

ROBERTO CHIESI

 

Nessun commento:

Posta un commento