Walter Benjamin sapeva,
come Antonio Gramsci, che è più difficile onorare la memoria dei senza nome che
non quella degli uomini famosi e celebrati. Alla memoria dei senza nome
Benjamin e Gramsci hanno consacrato le loro opere.
La critica di W. Benjamin
allo “storicismo scientista” e positivista non sfiora neppure da lontano lo
storicismo gramsciano. Se Gramsci avesse conosciuto il geniale critico
ebreo-tedesco si sarebbe immediatamente riconosciuto in tanti dei suoi saggi.
Anche per Gramsci, infatti, il “materialismo storico” lavora sul non detto e sul non visibile, con gli scarti e gli scartati; anche Gramsci si pone il problema di salvare la memoria dei vinti per questo, in uno dei suoi ultimi Quaderni del carcere, riesce ad indicare i contorni e ad abbozzare il metodo da seguire per scrivere la storia delle classi subalterne ossia di coloro che stanno “ai margini della storia”
FRANCESCO VIRGA
Nessun commento:
Posta un commento