Due fotogrammi del film Salò di P.P.Pasolini
L’articolo di Pier Paolo Pasolini, ricordato nel post precedente per il contributo straordinario che dà alla migliore comprensione del suo concetto di cultura, nella seconda parte affronta un tema spinoso, particolarmente attuale oggi: il nuovo volto del fascismo. L’articolo, malgrado la sua grande chiarezza, è stato frainteso e manipolato da più parti. Il suo radicale antifascismo , infatti, non è minimamente in discussione; Pasolini polemizza soltanto con gli ottusi antifascisti che trattano“razzisticamente” i giovani fascisti . (fv)
«Nell’articolo che ha suscitato questa polemica («Corriere della sera», 10-6-1974) dicevo che i responsabili reali delle stragi di Milano e di Brescia sono il governo e la polizia italiana: perché se governo e polizia avessero voluto, tali stragi non ci sarebbero state. È un luogo comune. Ebbene, a questo punto mi farò definitivamente ridere dietro dicendo che responsabili di queste stragi siamo anche noi progressisti, antifascisti, uomini di sinistra. Infatti in tutti questi anni non abbiamo fatto nulla:
1) perché parlare di « Strage di Stato » non divenisse un luogo comune, e tutto si fermasse lì;
2) (e più grave) non abbiamo fatto nulla perché i fascisti non ci fossero. Li abbiamo solo condannati gratificando la nostra coscienza con la nostra indignazione; e più forte e petulante era l’indignazione più tranquilla era la coscienza.
In realtà ci siamo comportati coi fascisti (parlo soprattutto di quelli
giovani) razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto
credere che essi fossero predestinati razzisticamente a essere fascisti, e di
fronte a questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare. E non
nascondiamocelo: tutti sapevamo, nella nostra vera coscienza, che quando uno di
quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale,
non era che un gesto, immotivato e irrazionale: sarebbe bastata forse una sola
parola perché ciò non accadesse. Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro o a
loro. Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male. E
magari erano degli adolescenti e delle adolescenti diciottenni, che non
sapevano nulla di nulla, e si sono gettati a capofitto nell’orrenda avventura
per semplice disperazione.
Ma non potevamo distinguerli dagli altri (non dico dagli altri estremisti: ma da tutti gli altri). È questa la nostra spaventosa giustificazione.
Padre Zosima (letteratura per letteratura!) ha subito saputo distinguere, tra tutti quelli che si erano ammassati nella sua cella, Dmitrj Karamazov, il parricida. Allora si è alzato dalla sua seggioletta ed è andato a prosternarsi davanti a lui. E l’ha fatto (come avrebbe detto più tardi al Karamazov più giovane) perché Dmitrj era destinato a fare la cosa più orribile e a sopportare il più disumano dolore.
Pensate (se ne avete la forza) a quel ragazzo o a quei ragazzi che sono andati a mettere le bombe nella piazza dì Brescia. Non c’era da alzarsi e da andare a prosternarsi davanti a loro? Ma erano giovani con capelli lunghi, oppure con baffetti tipo primo Novecento, avevano in testa bende oppure scopolette calate sugli occhi, erano pallidi e presuntuosi, il loro problema era vestirsi alla moda tutti allo stesso modo, avere Porsche o Ferrari, oppure motociclette da guidare come piccoli idioti arcangeli con dietro le ragazze ornamentali, si, ma moderne, e a favore del divorzio, della liberazione della donna, e in generale dello sviluppo… Erano insomma giovani come tutti gli altri: niente li distingueva in alcun modo. Anche se avessimo voluto non avremmo potuto andare a prosternarci davanti a loro. Perché il vecchio fascismo, sia pure attraverso la degenerazione retorica, distingueva: mentre il nuovo fascismo – che è tutt’altra cosa – non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e I’omologazione brutalmente totalitaria del mondo.
P. P. PASOLINI , Il Potere senza volto, Corriere della Sera, 24 giugno 1974. Ora in Scritti corsari.
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