08 aprile 2019

Perchè la destra cresce anche in Spagna?





Un caro amico che  vive e insegna da 40 anni in Spagna ieri mi ha mandato un corsivo pubblicato in un giornale spagnolo che i suoi studenti hanno tradotto in lingua italiana. Il breve articolo - anche senza rigore sociologico e politico -  coglie alcune ragioni culturali della reviviscenza della destra nell'Europa intera. Ma non credo che si possa spiegare tutto in questo modo. (fv)



Dire a nuora, perché suocera intenda

La Spagna è alla vigilia del voto per il rinnovo delle sue Camere (28 aprile) e attraversa un momento particolare di tensioni territoriali (la questione catalana) e di reviviscenza di una destra, a suo stesso dire franchista, che si credeva definitivamente archiviata: quasi dimenticata dopo la fugace presenza in parlamento di un solo deputato alle elezioni politiche del 1979, le prime davvero democratiche a ratifica avvenuta della nuova Costituzione (6 dicembre 1978).
Vox, il partito guidato da Santiago Abascal, ha conquistato 12 seggi alle elezioni regionali in Andalusia dello scorso 2 dicembre. Per la prima volta l’estrema destra è entrata in un’assemblea regionale in Spagna.
Anche la Spagna si aggiunge così all’ondata allarmante di sovranismo, suprematismo, che scuote l’Europa, il mondo. Come non vedere nei loro rappresentati, anzi letteralmente citati, da Luz Sánchez-Mellado gli “anonimi” cittadini di tanti altri Paesi?
[n. m.]

Sono loro
Luz Sánchez-Mellado
Non sono razzisti, ma se incrociano un nero di sera in una via deserta cambiano marciapiede. Non sono omofobi, ma gli dà fastidio vedere due uomini o due donne baciarsi in pubblico, perché non è nemmeno necessaria tanta ostentazione ed è una mancanza di rispetto verso il prossimo. Non sono xenofobi, ma non gli entra ancora in testa che ci siano così tanti magrebini e tanti rumeni e tanti latinoamericani a collassare gli ambulatori e, addirittura, a precedere loro, che sono spagnoli e hanno pagato per tutta la vita i loro contributi previdenziali. Non sono sessisti, ma non gli negheremo certo che, se le donne non lavorassero tutto il santo giorno fuori casa e badassero ai loro mariti e ai loro figli, non ci sarebbero così tanti divorzi, né così tanti fallimenti scolastici, né così tante gravidanze che finiscono con un aborto; anche se, quando a essere incinta è una figlia o una nipote, finché nessuno lo sa, non è successo un bel nulla. Non dicono che non ci saranno pure donne maltrattate, ma molte volte sono faccende di coppia, e per questo rovinano la vita di onesti padri di famiglia ai quali è scappata la lingua o la mano in un momento di stupidaggine. Non sono né rossi né azzurri,[1] né maschilisti né femministi, né di sinistra né di destra, sono apolitici. Gente d’ordine e legalità a cui viene la pelle d’oca con l’inno nazionale e ribolle il sangue con chi vuol fare a pezzi la Spagna.
Sociologi e politologi si scervellano per vedere da dove è spuntata tutta questa gente che dice che voterà per [Santiago] Abascal e i suoi. Come se fossero nuovi. Ma guardino nei propri gruppi di WhatsApp o nei pranzi domenicali in famiglia. Sono loro. Erano lì da sempre. La novità è che qualcuno ha detto quel che loro volevano sentire e così hanno comprato da lui la parte per il tutto, o il tutto per la parte, per dare un cazzotto sul muso ai partiti di sempre, che vogliono solo continuare a rubare. Ne conosco alcuni e alcune. Per questo ne faccio il ritratto. Senza rigore sociologico, né politico. Magari con la pennellessa da imbianchino, d’accordo. Ma mi gioco la testa che sbaglio di poco.

[trad. Alejandro Ituarte Climent, Raül Rodríguez Montesinos, María Jesús Ortolà García, Gemma Rodríguez Ródenas, Gemma Sanchis Navarro (Gruppo 35659 - Traduzione generale / Italiano 3 della Universitat de València)]
Fonte:
El País, giovedì 28 marzo de 2019.




[1] L’opposizione “rosso-azzurro” è in Spagna analoga a quella italiana “rosso-nero”. L’allusione è al colore delle camicie delle milizie falangiste e fasciste.








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