Un caro amico che vive e insegna da 40 anni in Spagna ieri mi ha mandato un corsivo pubblicato in un giornale spagnolo che i suoi studenti hanno tradotto in lingua italiana. Il breve articolo - anche senza rigore sociologico e politico - coglie alcune ragioni culturali della reviviscenza della destra nell'Europa intera. Ma non credo che si possa spiegare tutto in questo modo. (fv)
Dire
a nuora, perché suocera intenda
La Spagna è alla
vigilia del voto per il rinnovo delle sue Camere (28 aprile) e attraversa un
momento particolare di tensioni territoriali (la questione catalana) e di
reviviscenza di una destra, a suo stesso dire franchista, che si credeva
definitivamente archiviata: quasi dimenticata dopo la fugace presenza in
parlamento di un solo deputato alle elezioni politiche del 1979, le prime
davvero democratiche a ratifica avvenuta della nuova Costituzione (6 dicembre
1978).
Vox, il partito
guidato da Santiago Abascal, ha conquistato 12 seggi alle elezioni regionali in
Andalusia dello scorso 2 dicembre. Per la prima volta l’estrema destra è entrata
in un’assemblea regionale in Spagna.
Anche la Spagna si
aggiunge così all’ondata allarmante di sovranismo, suprematismo, che scuote
l’Europa, il mondo. Come non vedere nei loro rappresentati, anzi
letteralmente citati, da Luz Sánchez-Mellado gli “anonimi” cittadini di tanti
altri Paesi?
[n. m.]
Sono loro
Luz Sánchez-Mellado
Non
sono razzisti, ma se incrociano un nero di sera in una via deserta cambiano
marciapiede. Non sono omofobi, ma gli dà fastidio vedere due uomini o due donne
baciarsi in pubblico, perché non è nemmeno necessaria tanta ostentazione ed è
una mancanza di rispetto verso il prossimo. Non sono xenofobi, ma non gli entra
ancora in testa che ci siano così tanti magrebini e tanti rumeni e tanti
latinoamericani a collassare gli ambulatori e, addirittura, a precedere loro,
che sono spagnoli e hanno pagato per tutta la vita i loro contributi
previdenziali. Non sono sessisti, ma non gli negheremo certo che, se le donne
non lavorassero tutto il santo giorno fuori casa e badassero ai loro mariti e
ai loro figli, non ci sarebbero così tanti divorzi, né così tanti fallimenti
scolastici, né così tante gravidanze che finiscono con un aborto; anche se, quando
a essere incinta è una figlia o una nipote, finché nessuno lo sa, non è
successo un bel nulla. Non dicono che non ci saranno pure donne maltrattate, ma
molte volte sono faccende di coppia, e per questo rovinano la vita di onesti
padri di famiglia ai quali è scappata la lingua o la mano in un momento di
stupidaggine. Non sono né rossi né azzurri,[1] né
maschilisti né femministi, né di sinistra né di destra, sono apolitici. Gente
d’ordine e legalità a cui viene la pelle d’oca con l’inno nazionale e ribolle
il sangue con chi vuol fare a pezzi la Spagna.
Sociologi
e politologi si scervellano per vedere da dove è spuntata tutta questa gente
che dice che voterà per [Santiago] Abascal e i suoi. Come se fossero nuovi. Ma
guardino nei propri gruppi di WhatsApp o nei pranzi domenicali in famiglia.
Sono loro. Erano lì da sempre. La novità è che qualcuno ha detto quel che loro
volevano sentire e così hanno comprato da lui la parte per il tutto, o il tutto
per la parte, per dare un cazzotto sul muso ai partiti di sempre, che vogliono
solo continuare a rubare. Ne conosco alcuni e alcune. Per questo ne faccio il
ritratto. Senza rigore sociologico, né politico. Magari con la pennellessa da
imbianchino, d’accordo. Ma mi gioco la testa che sbaglio di poco.
[trad. Alejandro Ituarte Climent, Raül Rodríguez Montesinos, María
Jesús Ortolà García, Gemma Rodríguez Ródenas, Gemma Sanchis Navarro (Gruppo 35659
- Traduzione generale / Italiano 3 della Universitat de València)]
Fonte:
El País, giovedì 28 marzo de 2019.
[1] L’opposizione “rosso-azzurro” è in Spagna analoga a
quella italiana “rosso-nero”. L’allusione è al colore delle camicie delle
milizie falangiste e fasciste.
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