IL RIFIUTO DELLA “SCIENZA DELLA PRASSI” E L’ACCECAMENTO DELLA STORIA
L’accantonamento, o, meglio, il rifiuto e l’incapacità di capire ormai il marxismo, ovvero la complessa metodologia di analisi dei processi reali che Gramsci chiamava “scienza della prassi” * è una conseguenza, e una componente, della RIVOLUZIONE DEL XXI SECOLO, ovvero della cosiddetta “rivoluzione digitale” (la rivoluzione tecnologica “elettronico-informatica” cominciata negli anni Ottanta del secolo scorso). In essa navighiamo a vista e ognuno di noi ha la sensazione di esservi trasportato forzosamente, e cieco, da un vento turbinoso senza che si possano intravedere, o sperare, delle mete da raggiungere per il ritorno ad una nuova normalità del vivere e del pensare.
L’ABBANDONO DEL MARXISMO (della “scienza della prassi”) EQUIVALE AD UN ACCECAMENTO DELLA STORIA. Agli effetti del fenomeno nessuno si sottrae ed infatti esistono migliaia di scritti lunghi o brevi, migliaia di libri che lo descrivono con maggiore o minore acribia. Ma descriverlo non è comprenderlo; è soltanto denunziarlo, smuovendo dolorosamente il coltello nella piaga o, per restare alla metafora, confermare e accentuare tutta l’impotenza progettuale della cecità. Per questi motivi da parecchi anni ormai, solitario e forzato navigante, ho contrastato con i miei modesti mezzi intellettuali l’egemonia del “pensiero unico” che, con forza imperiosa dopo l’implosione dell’Urss, ha provocato, con un complessivo collasso-rifiuto del marxismo, l’accecamento di cui sono vittime persino quanti vorrebbero considerarsi eredi di una grande tradizione di intelligenza critica e di verità di cui avvertono vaga nostalgia sentimentale ma senza più comprenderla, avendone rifiutata la scienza.
GIUSEPPE CARLO MARINO
* Per la verità Gramsci, piuttosto che "scienza", preferiva chiamarla "filosofia della prassi". Gramsci non ha mai amato alcuna "superstizione scientifica". (fv)
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