Andare a caccia di
congiure è attività sempre più diffusa. La rete ne è piena. Una
ulteriore prova della massificazione dei cervelli e della perdita di
senso critico. Pensare con la propria testa è faticoso, meglio affidarsi
ai deliri paranoici dei cacciatori di congiure che spiegano tutto ciò
che accade con semplicità, senza contraddizioni. Se le cose vanno così è
colpa dei massoni e degli ebrei, magari nella versione attuale di
presunti padroni delle banche. E tanto basta.
Umberto Eco *
Come vincere
l'ossessione dei complotti fasulli
Tema di questa
Milanesiana è l’ossessione o le ossessioni, e certamente una delle
ossessioni dei nostri tempi è quella dei complotti. Basterebbe una
rapida navigazione su Internet per scoprire quanti complotti
(ovviamente fasulli) vengono denunciati. Però l’ossessione del
complotto non riguarda solo il nostro tempo ma anche i tempi passati.
Che esistano e siano esistiti nella storia dei complotti mi pare
evidente, da quello per assassinare Giulio Cesare, alla congiura
delle polveri, alla macchina infernale di Georges Cadoudal, sino ai
complotti finanziari odierni per dare la scalata a qualche società
per azioni. Ma la caratteristica dei complotti reali è che essi
vengono immediatamente scoperti, sia che abbiano successo, vedi
Giulio Cesare, sia che falliscano, vedi il complotto di Orsini per
uccidere Napoleone III o il cosiddetto complotto dei forestali di
Junio Valerio Borghese o i complotti di Licio Gelli. Quindi i
complotti reali non sono misteriosi e in questa sede non ci
interessano.
Ci interessa invece il fenomeno della sindrome del complotto e del favoleggiamento di complotti talora cosmici, di cui è popolato Internet, e che rimangono misteriosi e insondabili perché hanno la stessa caratteristica del segreto secondo Simmel, il quale segreto è in tanto più potente e seducente in quanto sia vuoto. Un segreto vuoto si erge minaccioso e non può essere né svelato né contestato, e proprio per questo diventa strumento di potere.
Veniamo al complotto principe di cui si occupano tanti siti di Internet, quello dell’11 settembre. Le teorie che circolano sono molte. Ci sono quelle estreme (che si trovano in siti fondamentalisti arabi o neonazisti), per cui il complotto era stato organizzato dagli ebrei, tanto che tutti gli ebrei che lavoravano in quei due grattacieli erano stati informati di non recarsi al lavoro quel giorno.
La notizia data da Al-Manar, una televisione libanese, era ovviamente falsa, mentre in realtà nel rogo sono morti almeno 200 cittadini con passaporto israeliano, insieme a molte altre centinaia di ebrei americani.
Ci sono poi le teorie anti-Bush, per cui l’attentato sarebbe stato organizzato per avere un pretesto onde potere poi invadere Afghanistan e Iraq; ci sono quelle che attribuiscono il fatto a diversi servizi segreti americani più o meno deviati; c’è la teoria che il complotto era arabo fondamentalista, ma il governo americano ne conosceva in anticipo i particolari, salvo che ha lasciato che le cose andassero per il loro verso per avere poi il pretesto per attaccare Afghanistan e Iraq (un poco come è stato detto di Roosevelt, che fosse a conoscenza dell’attacco imminente a Pearl Harbor ma non avesse fatto nulla per mettere in salvo la sua flotta perché aveva bisogno di un pretesto per iniziare la guerra contro il Giappone) (….)
Chi voglia avere una idea
circa queste varie teorie del complotto può leggere il libro a cura
di Giulietto Chiesa e Roberto Vignoli, Zero. Perché la versione
ufficiale sull’11/9 è un falso , edizioni Piemme. Non ci
crederete, ma vi appaiono alcuni nomi di collaboratori di tutto
rispetto, e che per rispetto non nomino.
Ma chi volesse ascoltare
la campana contraria ringrazi le edizioni Piemme perché, con
mirabile equanimità (e dando prova di saper conquistare due settori
opposti di mercato) hanno pubblicato un libro contro le teorie del
complotto, 11/9. La cospirazione impossibile , a cura di Massimo
Polidoro, con collaboratori di altrettanto rispetto. Non entro nei
particolari degli argomenti usati dai sostenitori di entrambe le
tesi, che possono parere tutti persuasivi, ma mi appello soltanto a
quella che io definirei la “prova del silenzio”.
Un esempio di “prova
del silenzio” va usato per esempio contro coloro che insinuano che
lo sbarco americano sulla Luna sia stato un falso televisivo. Se la
navicella americana non fosse arrivata sulla Luna c’era qualcuno
che era in grado di controllarlo e aveva interesse a dirlo, ed erano
i sovietici; se pertanto i sovietici sono rimasti zitti, ecco la
prova che sulla Luna gli americani ci sono andati davvero. Punto e
basta.
Per quanto riguarda complotti e segreti, l’esperienza (anche storica) ci dice che (1) se c’è un segreto, anche se fosse noto a una sola persona, questa persona, magari a letto con l’amante, prima o poi lo rivelerà (solo i massoni ingenui e gli adepti di qualche rito templare fasullo credono che ci sia un segreto che rimane inviolato); (2) se c’è un segreto ci sarà sempre una somma adeguata ricevendo la quale qualcuno sarà pronto a svelarlo (sono bastati qualche centinaio di migliaia di sterline in diritti d’autore per convincere un ufficiale dell’esercito inglese a raccontare tutto quello che aveva fatto a letto con la principessa Diana, e se lo avesse fatto con la suocera della principessa sarebbe bastato raddoppiare la somma e un gentleman del genere l’avrebbe ugualmente raccontato).
Ora per organizzare un
falso attentato alle due torri (per minarle, per avvisare forze aeree
di non intervenire, per nascondere prove imbarazzanti e così via)
sarebbe occorsa la collaborazione se non di migliaia almeno di
centinaia di persone. Le persone utilizzate per queste imprese non
sono mai di solito dei gentiluomini, ed è impossibile che almeno uno
di questi non abbia parlato per una somma adeguata. Insomma, in
questa storia manca la Gola Profonda.
La sindrome del complotto è antica quanto il mondo e chi ne ha tracciato in modo superbo la filosofia è stato Karl Popper. Scriveva Popper sin dagli anni Quaranta ne La società aperta eisuoi nemici : «La teoria cospirativa della società… risiede nella convinzione che la spiegazione di un fenomeno sociale consista nella scoperta degli uomini o dei gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno ( talvolta si tratta di un interesse nascosto che dev’essere prima rivelato) e che hanno progettato e congiurato per promuoverlo. (…)
Io non intendo affermare,
con questo, che di cospirazioni non ne avvengano mai. Al contrario,
esse sono tipici fenomeni sociali. Esse diventano importanti, per
esempio, tutte le volte che pervengono al potere persone che credono
nella teoria della cospirazione. E persone che credono sinceramente
di sapere come si realizza il cielo in terra sono facili quant’altre
mai ad adottare la teoria della cospirazione e a impegnarsi in una
contro-cospirazione contro inesistenti cospiratori».
E sempre Popper nel 1963
scriveva in Congetture e confutazioni: «Detta teoria, più primitiva
di molte forme di teismo, è simile a quella rilevata in Omero.
Questi concepiva il potere degli dei in modo che tutto quel che
accadeva nella pianura davanti a Troia costituiva soltanto un
riflesso delle molteplici cospirazioni tramate nell’Olimpo. La
teoria sociale della cospirazione è in effetti una versione di
questo teismo, della credenza, cioè, in una divinità i cui capricci
o voleri reggono ogni cosa. Essa è una conseguenza del venire meno
del riferimento a dio, e della conseguente domanda “chi c’è al
suo posto?”. Quest’ultimo ora è occupato da diversi uomini e
gruppi potenti - sinistri gruppi di pressione, cui si può imputare
di aver organizzato la grande depressione e tutti i mali di cui
soffriamo….
Quando i teorizzatori della cospirazione giungono al potere, essa assume il carattere di una teoria descrivente eventi reali. Per esempio, quando Hitler conquistò il potere, credendo nel mito della cospirazione dei Savi Anziani di Sion, egli cercò di non essere da meno con la propria contro-cospirazione».
La psicologia del complotto nasce dal
fatto che le spiegazioni più evidenti di molti fatti preoccupanti
non ci soddisfano, e spesso non ci soddisfano perché ci fa male
accettarle. Si pensi alla teoria del Grande Vecchio dopo il rapimento
Moro: com’è possibile, ci si chiedeva, che dei trentenni abbiano
potuto concepire un’azione cosi perfetta? Ci deve essere dietro un
Cervello più avveduto. Senza pensare che in quel momento altri
trentenni dirigevano aziende, guidavano jumbo jet o inventavano nuovi
dispositivi elettronici, e dunque il problema non era come mai dei
trentenni fossero stati capaci di rapire Moro in via Fani, ma che
quei trentenni erano figli di chi favoleggiava del Grande Vecchio.
Dopo Popper la sindrome del complotto è stata studiata da molti altri autori, e citerò solo Daniel Pipes, Il lato oscuro della storia tradotto nel 2005 dall’editore Lindau, ma in effetti uscito nel 1997 con un titolo più esplicito, Conspiracy (e come sottotitolo «Come fiorisce lo stile paranoico e da dove viene »). Il libro si apre con una citazione di Metternich che pare abbia detto, apprendendo della morte dell’ambasciatore russo: «Quali saranno state le sue motivazioni?».
(….) Recentemente ho trovato su Internet anche un sito che attribuisce ogni nefandezza degli ultimi due secoli ai gesuiti. I gesuiti del diciannovesimo secolo, da padre Barruel alla nascita della Civiltà cattolica e ai romanzi di padre Bresciani sono stati tra i principali ispiratori della teoria del complotto giudaico-massonico, ed era giusto che fossero ripagati della stessa moneta da parte di liberali, mazziniani, massoni e anticlericali, con la teoria appunto del complotto gesuitico, reso popolare non tanto da alcuni pamphlet, o da libri famosi, a partire dalle Provinciali di Pascal a Il gesuita moderno di Gioberti o agli scritti di Michelet e Quinet, ma dai romanzi di Eugène Sue, L’ebreo errante e I misteri del popolo.
Niente di nuovo quindi, ma il sito che sto citando porta al parossismo l’ossessione dei gesuiti. Racconta (…) che sono stati i gesuiti a far affondare il Titanic perché da quell’incidente gli è stato possibile fondare la Federal Reserve Bank attraverso la mediazione dei cavalieri di Malta che essi controllano e non a caso nel naufragio del Titanic sono morti i tre ebrei più ricchi del mondo, Astor, Guggenheim e Strauss, che alla fondazione di quella banca si opponevano.
Lavorando con la Federal
Bank i gesuiti hanno poi finanziato le due guerre mondiali che hanno
chiaramente prodotto solo vantaggi per il Vaticano. Quanto
all’assassinio di Kennedy, se non dimentichiamo che anche la CIA
nasce come programma gesuitico ispirato agli esercizi spirituali di
Ignazio di Loyola, e che i gesuiti la controllavano attraverso la KGB
sovietica, si capisce allora che Kennedy è stato ucciso dagli stessi
che avevano mandato a fondo il Titanic.
Naturalmente sono d’ispirazione gesuitica tutti i gruppi neonazisti e antisemiti, c’erano i gesuiti dietro Nixon e Clinton, sono stati i gesuiti a produrre il massacro di Oklahoma City, dai gesuiti era ispirato il cardinale Spellman che fomentava la guerra in Viet Nam, che alla Federal Bank gesuitica ha fruttato 220 milioni di dollari (…).
* Il testo di Umberto Eco è parte dell’intervento pronunciato alla rassegna Milanesiana.
La Repubblica – 27 giugno 2015
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