L'amico pediatra Carlo Greco è stato invitato a dire la sua sul tema DANTE E LA SALUTE. Di seguito potete leggere quanto ha scritto:
“Caddi come corpo morto cade” sono i versi finali della vicenda di Paolo e Francesca, nel canto
V° dell' Inferno dantesco. Dalla descrizione della sua reazione al drammatico racconto, esperti medici
si sono convinti di una sofferenza neurologica del poeta come la narcolessia o l’epilessia.
Ma è più probabile, come succede continuamente nella commedia , che la descrizione di improvviso
sonno o sogno o svenimento , al di là del vissuto del poeta, sia un artificio letterario per
meglio porgere la sua partecipazione emotiva agli accadimenti. Essendo poi la Divina, superstar
della nostra letteratura, un’opera interdisciplinare non solo poetico-letteraria ma anche filosofica,
politica , mistica, religiosa e scientifico-medica ( con l’accezione dei termini relativa ai tempi ), è
frequente il ricorso a precisi riferimenti anatomo-patologici. E’ nata quindi la convinzione della
appartenenza di Dante al corpo medico di allora. In effetti è provata la sua iscrizione all’arte dei
medici e degli speziali fiorentini nonché la sua frequenza presso la scuola medica di Bologna;
indossava, pertanto, il lucco , quella lunga veste rossa, simbolo di elevato rango sociale. Bisogna
comunque dire che allora , volendo ricoprire cariche pubbliche, bisognava appartenere ad
un’associazione di professionisti e cosa era più congeniale per lui, imbevuto di studi umanistici-
filosofici che la medicina, pregna , tra medioevo e rinascimento, di filosofia? Di certo, i riferimenti
medici nel suo lavoro sono esempio di come possano conciliarsi gli studi umanistici con il sapere
scientifico , specialmente oggi che l’arte medica ha assunto confini così ampi da rischiare la perdita
di una visione olistica della persona , del suo aspetto relazionale e culturale .L’arte medica, nel
medioevo, si svolgeva spesso per mezzo di procedimenti irrazionali, a volte prettamente magici,
lontani dai procedimenti analitico- sperimentali futuri; era guidata da una visione filosofica della
vita e concepiva la malattia , in una prospettiva teleologica , come mezzo di redenzione .Per avere
un’idea anche dei cronicari di allora, basta leggere la loro similitudine con le malebolge cuore
dell’inferno dantesto , dove i lamenti rompono i timpani e il puzzo di marcio s’effonde. Ma quale
idea nutriva Dante della salute e quali possono essere i riferimenti alla attuale condizione
sindemica? Nella Commedia il riferimento alla pestilenza ed alla lebbra serve per sottolineare la
loro valenza di guasto morale, di disarticolazione dell’unità del corpo e della dissoluzione della sua
armonia . L’ispirazione proveniente da Ippocrate , con la sua aspirazione alla armonica
disposizione e coesistenza delle parti e dei costituenti del corpo, base della medicina olistica,
conforta Dante quando dice che “ maggior bontà vuol far maggior salute”( canto XXVIII° del
paradiso). Per Dante, quindi, il concetto di “salute” è usato prevalentemente come virtuosa
disposizione interiore , che predispone al benessere corporale e conduce alla “salvezza”.
L’autentico benessere consiste nella totale rispondenza all’amore di Dio che ci salva , al Sol Salutis,
realizzando la sintesi tra il significato materiale e quello ideale- metafisico del termine salute.
Anche le cure che Dante propone fanno riferimento a questo concetto . Di converso la malattia è
espressione di disposizioni interiori e comportamenti (stili di vita) errati ed effettivamente, se
pensiamo alla etiologia delle “nuove” patologie a sfondo cronico degenerativo dell’uomo e
dell’ambiente , non possiamo non sottolinearne l'urgente attualità.
CARLO GRECO
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