UNA PAGINA DAL DIARIO DI ARIANNA BONINO
Amavo moltissimo gli atlanti storici da bambina. Ricordo i pomeriggi trascorsi a pancia in giù sul pavimento, il librone aperto davanti al naso, le gambe che sforbiciavano lentamente, il dito che seguiva i confini di terre lontanissime nel tempo, ormai diverse, scomparse, sommerse.
Mi perdevo a guardare i colori delle nazioni, dei mari, i confini degli stati che si spostavano di pagina in pagina – bastava una guerra - .
Un’intera epoca in una sola tavola, secoli coi loro costumi condensati in pochi chiari disegni, gli eserciti a ridosso delle montagne, le scoperte, le armi. Ma soprattutto millenni di evoluzione, transizioni, rivoluzioni da sfogliare in avanti e poi a ritroso: la mia preferita era la pagina centrale, con quella specie di scimmione che in cinque o sei mosse - da sinistra a destra-, perdeva via via la pelliccia, assumeva una postura meno “animalesca”, impugnava oggetti sempre più leggeri, definiti, tecnologici -armi differenti- e diventava anche più bello.
Non poteva essere che com’era: quello scimmione avanzava e iniziava poi a muoversi come un vero essere umano, come noi. Il vertice dell’evoluzione, il meglio, il punto di arrivo, l’uomo vero. Il frutto di miliardi di anni di cataclismi, glaciazioni, adattamenti, malattie, migrazioni, credenze, scoperte, errori, guerre, invenzioni, estinzioni, stragi.
Homo Sapiens, come vuole la nomenclatura binomiale. Sì, abbiamo deciso di chiamarci così: Sapiens.
E così mi viene da fantasticare come quando coi codini e le ginocchia sbucciate mi fermavo, prendevo il mio atlante e iniziavo a volare con gli occhi sul passato, a osservare i dettagli delle montagne, a chiedermi come ruggissero animali estinti, ad accorgermi che il mare una volta arrivava fin lì, dove adesso invece ci sono le case.
Mi chiedo come saremo quando verrà il momento di fare un altro passo in quella fila indiana che iniziava con quella specie di scimmione accucciato, che poi via via si alzava, ed era sempre lui o forse era un altro. Cosa saremo dopo essere stati Sapiens? Come ci chiameremo, come ci chiameranno? “Nomina si nescis, perit et cognitio rerum”: dare un nome alle cose, definirle, farci i conti, contarle quindi, misurarle. Ricondurle al loro senso, conoscerle.
Homo Sapiens, uomo sapiente.
Guardo il cielo, senza preghiere da rivolgergli.
E’ sempre pieno di stelle.
Arianna Bonino
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