I CRIMINI E LA SPERANZA
di Andrea Cozzo
I crimini: che l’una e l’altra parte evochino, ognuna attribuendone all’altra la volontà di usarla, la bomba nucleare. Oltre, naturalmente, all’invasione, agli assassinii e a tutte le atrocità commesse durante la guerra.
La speranza: che le coraggiosissime proteste russe crescano di numero; che la società civile d’Europa e d’America (comprese scuole, università, associazioni culturali, sportive etc.), smettano la loro ‘normale’ vita quotidiana e manifestino visibilmente il loro sostegno ai dissidenti russi e la loro richiesta di pace; che i Governi si adoperino instancabilmente per le relazioni diplomatiche e, eventualmente, chiedano che il referendum nel Donbass, possibilmente sullo statuto speciale di questa regione (insomma, ripartendo dagli accordi di Minsk II del 2015, non rispettati da tutte le parti), si svolga sotto il controllo dell’OSCE (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) prima che Putin lo metta in atto da solo. E che qualcuno, intanto, voglia inviare all’ambasciata russa di Roma una mail del tenore di quella che segue qui sotto e/o organizzare manifestazioni davanti ai consolati russi presenti nelle varie città.
Email indirizzata a: rusembassy@libero.it
lllustre Ambasciatore,
Le scrivo seriamente preoccupato. Era da tempo che volevo scriverLe ma, per un motivo o per un altro, ho sempre irresponsabilmente rimandato.
Sono ormai sette mesi che sul suolo ucraino muoiono soldati fratelli – perché che altro sono russi e ucraini se non fratelli? – e si consumano indicibili atrocità nei confronti dei civili.
Personalmente, ritengo la violenza, sempre, una terribile insensatezza, o un atto disperato al quale mai bisognerebbe arrivare. E, comunque, al quale bisognerebbe mettere al più presto fine.
Invece, ancora adesso, in questo terribile conflitto armato, non si vede via d’uscita. Anzi, da entrambe le parti si evoca addirittura l’arma nucleare, sia pure attribuendone ognuna all’altra la volontà di usarla.
Scongiuro il Presidente Putin, e analogamente scongiuro il Presidente Zelensky, di cessare il fuoco, di dare spazio al dialogo, di offrire ascolto alle grida di dolore della gente che in Russia, in Ucraina, in Italia e in tutto il mondo, non vuole tutto ciò che sta accadendo, e vi vede anzi la premessa per la diffusione di ulteriore odio tra i popoli, nonché, sempre più, il rischio di distruzione della vita sul pianeta.
Abbiamo bisogno di pace, di cooperazione, di dialogo come unico mezzo per la risoluzione dei conflitti.
In nome dei valori che Lei considera più nobili, Le chiedo di farsi portatore presso il Presidente della Federazione Russa di questa richiesta e preghiera.
Con rispetto e osservanza.
Andrea Cozzo
Pubblichiamo, ringraziando editore e autore, la prefazione di Moni Ovadia al saggio di Enrst Friedrich Guerra alla guerra, uscito per WoM Edizioni. (fonte immagine)
GUERRA ALLA GUERRA
di Moni Ovadia
Se per giudicare l’uomo sapiens dovessimo servirci del parametro della guerra, finiremmo per concludere che è l’essere vivente più stupido, insensato, feroce, criminale e sadico del creato. Ma anche se ci volgessimo a considerare colui che già molti definiscono “homo deus”, intendendo l’uomo che attraverso la tecnologia e la scienza è in grado di modificare significativamente la propria struttura ontologica e genetica, il giudizio non cambierebbe.
Guardate le foto del presente libro Guerra alla guerra! di Ernst Friedrich, ebreo tedesco anarchico (1894-1967), antimilitarista radicale. Incitava le donne a non lasciare partire per la guerra i loro uomini, a trattenerli fisicamente. Chiedeva di divellere i binari su cui viaggiavano i treni per la guerra perché sapeva lucidamente quale orribile strage sarebbe stata e l’ha documentata. Dopo aver guardato le fotografie, suggerite a chi conoscete di fare altrettanto, e suggerite loro di farle guardare a tutti coloro che conoscono. Chiunque deve prendere coscienza di cosa sia la guerra, di cosa essa provochi sulla carne e nell’anima delle persone.
E se qualcuno dovesse obiettare che le immagini proposte da Friedrich si riferiscono alla prima guerra mondiale, il primo dei conflitti con micidiali armi moderne, la «guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre», rispondete loro che negli oltre cento anni che ci separano da quel macello, le cose sono solo peggiorate, le armi sono diventate più micidiali, più crudeli – pensate alla infame vigliaccheria delle mine antiuomo –, immensamente più distruttive, più schifosamente “intelligenti” e capaci di cancellare la vita umana su tutto il pianeta.
L’industria delle armi è fra le più vitali, più potenti e più prolifiche. I profitti che rende fanno delle imprese dedite a questa attività delle corporations potentissime in grado di influenzare la politica internazionale delle grandi potenze, e non solo. Ricordiamoci che nessuno produce armi solo per il gusto di esibirle a qualche mostra mercato, lo scopo è di venderle perché vengano usate, al fine di mostrare la loro efficacia.
Questa opera deve diventare strumento pedagogico perché l’idea stessa della guerra venga bandita dall’orizzonte dell’umanità, ma non solo la guerra stricto sensu. Tutte le nefaste ideologie che fomentano disuguaglianze, le mistiche della forza, degli eroismi da videogiochi, le retoriche patriottarde e la peste nera dei nazionalismi devono essere eradicate dalla cultura dell’uguaglianza e della dignità universale.
Non ci sono guerre giuste, ad esclusione della “guerra alle guerre”, non ci sono guerre umanitarie, guerre per l’esportazione della democrazia, né guerre limitate, le guerre nascono dagli interessi del potere e dei potenti in competizione fra loro nel mondo in cui viviamo, in cui il modello di sviluppo che ci è stato imposto si fonda sulla incessante competizione. Scriveva Maria Montessori, la grande pedagoga: «tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace».
Il monito che ci ha lasciato Ernst Friedrich è definitivo, facciamo ne tesoro.
Moni Ovadia
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