28 agosto 2024

LASCIARSI ALLE SPALLE IL PATRIARCATO

 


Lasciarsi alle spalle il patriarcato


Cristina Formica
28 Agosto 2024

La relazione tra colonialismo e violenza di genere, la neocolonizzazione che passa per il controllo del sapere e il ruolo contraddittorio di ong e università, il bisogno di imparare a pensare fuori dagli schemi accademici, la possibilità di nutrire pensiero critico attingendo dalla secolare resistenza delle comunità indigene, l’importanza di riconoscere il DNA dello Stato capitalista come un DNA patriarcale… Sono tante le chiavi di lettura proposte, in oltre trent’anni di ricerca e lotta, da Rita Laura Segato, punto di riferimento della riflessione decoloniale non solo in America latina. Tuttavia, il contributo che più di altri ha aperto una crepa negli studi sulla violenza di genere è quello legato allo stupro letto come azione agita con violenza dal maschio che afferma due assi di dialogo, il primo con la donna vittima e il secondo con il gruppo di altri maschi. È proprio riconoscendo e imparando con fatica a mettere in discussione questo secondo asse, la costruzione della mascolinità di cui sono vittime anche gli uomini, che può cambiare l’ordine delle cose intorno a cui prendono forma tutti i femminicidi


“La storia dello Stato è la storia del patriarcato e il DNA dello Stato è patriarcale” (Rita Laura Segato)

Ho una grande difficoltà a scrivere in poco spazio quanto questo testo mi abbia arricchito, suggestionato, quante cose mi abbia chiesto, quanto conferme mi abbia dato. Va assolutamente letto il libro, peraltro appena uscito in Italia, dell’antropologa e femminista argentina Rita Laura Segato, Contro-pedagogie della crudeltà, con la traduzione attenta fatta da Valeria Stabile. La pubblicazione è frutto della collaborazione tra la Casa Editrice Manifestolibri e il Dottorato nazionale di Gender Studies dell’Università di Bari (diretto da Francesca Romana Recchia Luciani).

Inspiegabilmente, Rita Laura Segato non è conosciutissima in Italia benché lavori, da più di trent’anni, sulla violenza di genere, sul razzismo e sul colonialismo, oltre approfondire e impegnarsi rispetto a molte altre cose; Marco Calabria l’amava profondamente e anche per questo rendiamo omaggio a lui, che purtroppo non c’è più per parlare di questa formidabile studiosa.

Segato ha insegnato per decenni all’Università di Brasilia e in quelle argentine, oltre ad aver svolto consulenze autorevoli nei tanti misfatti centro e sudamericani contro le donne, primo fra tutti i femminicidi di Ciudad Juarez, dove migliaia di bambine, giovani e giovanissime donne furono torturate, violentate e uccise al confine con il ricco vicino statunitense. Il percorso di studio dell’autrice parte quando, giovane ricercatrice, lavorò con le comunità indigene del Brasile, dove le donne non subivano reati, violenze, non prendevano botte, ma avevano sempre avuto, un ruolo sia pubblico che privato di tutto rispetto, una grande autonomia di decisione sia rispetto a loro stesse che alla dimensione comunitaria. Le questioni di genere, la sessualità e l’amore nelle comunità indigene brasiliane, secondo Segato, non avevano una situazione binaria maschile/femminile e uomo/donna, ma erano legate alla persona, per cui nella comunità i ruoli si riadattavano alla volontà delle persone che esprimevano il loro desiderio e il loro amore, attuando liberamente le loro scelte personali in armonia con la dimensione collettiva. Da quegli studi, la situazione delle comunità è cambiata, rileva Segato, e non in meglio.

Durante le tre straordinarie lezioni tenute nel 2016 alla Facultad Libre di Rosario, in Argentina, l’autrice spiega in termini scientifici e politici, ma soprattutto intellettuali e umani, come il cambiamento traumatico alla realizzazione umana delle originarie comunità brasiliane si ebbe con la colonizzazione, quando il centro del mondo era l’Europa e ancora lo è. Con il colonialismo crudele nasce anche la pedagogia della crudeltà, che impone agli uomini indigeni e afrodiscendenti il modello patriarcale, a cui comunque anche loro non potranno mai aspirare definitivamente perché non bianchi, ma che li ha portati a chiudere le donne nella dimensione privata della casa grazie alla cultura criolla, aderendo a un modello universale nel quale la donna è una minaccia per gli uomini e ponendo la violenza di genere come parte della struttura patriarcale e colonialista. Da 500 anni fa, la razzializzazione e la patriarcalizzazione producono cambiamenti profondi e sostanziali alle comunità indigene, mettendo gli uomini sotto il dominio del bianco (razzista, misogino, omofobo, transfobico e specista secondo Rita Laura Segato) e creando un uomo criollo disposto a punire violentemente tutto ciò che disobbedisce al patriarca.


Le tre meravigliose foto di questa pagina sono di Massimo Tennenini

La prima lezione riguarda principalmente la visione che Segato ha rispetto alla violenza sessuale, i femminicidi o femigenocidi, come lei li definisce, approfondendo i temi già proposti nel suo testo del 2003 Las estructuras elementares de la violencialo stupro è letto come un’azione agita con violenza dal maschio che afferma due assi di dialogo, il primo con la donna vittima e il secondo con il gruppo di altri maschi pari a lui. L’asse con la vittima è verticale e indica anche il livello di violenza e crudeltà espresse nella punizione fatta a una donna, che va rimessa al suo posto, che deve essere punita secondo un universale culturale comune a tutto il pianeta. L’asse orizzontale, che riguarda gli altri uomini, costituisce un dialogo in cui l’ingiunzione della mascolinità è omaggiata e sottolineata rispetto ai propri pari, egemoni sui corpi e sul ruolo sociale delle donne.


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Segato propone quest’analisi grazie ai suoi trent’anni di studi e confronti con i più terribili reati contro il genere femminile, attuati nell’America Latina in seguito a dittature, genocidi, traffici di droghe, sempre e solo per mantenere la supremazia patriarcale. Ma la svolta che lei stessa riporta, durante gli incontri descritti nel libro, è stato lo studio che ha condotto nel Carcere di Brasilia, dopo che un Colonnello della Polizia Penale le chiese di investigare su perché erano così tanti gli stupri nella capitale brasiliana. Segato incontrò gli uomini condannati per questo odioso reato, che spesso le riportarono che loro stessi non sapevano spiegarsi il motivo per cui avevano commesso il crimine, non era per un bisogno di sesso, non era perché desideravano quella donna in particolare oltre la sua volontà. Come scrive la stessa autrice,

“attraverso lo stupro, l’aggressore esige da quel corpo subordinato un tributo che fluisce verso di lui e che costruisce la sua mascolinità, perché comprova la sua potenza nella capacità di estorcere e usurpare autonomia al corpo sottomesso”.

L’affermarsi del patriarcato colonialista, che pone le donne da soggetto ad oggetto della volontà maschista, ci propone una visione fondamentale per cui è urgente per le donne tenere conto di tale visione, per difendersi e per interrompere questa realtà femminicida, che uccide anche gli stessi uomini che non aderiscono alla logica patriarcale imperante.


Messico – Dìa de los Muertos

Nella seconda lezione, Segato ricompone la diseguaglianza genere-razza, elementi sociali che si coniugano perfettamente con l’invasione europea del continente americano. Partita con lo spiegamento di forza e violenza, la disparità storica verrà poi giustificata con motivi biologici e cosiddetti scientifici, che ancora oggi sono considerati veri da gente piuttosto turpe, vedi in in Italia il dibattito infame sui tratti fisionomici italici. L’autrice inizia a proporre la sua visione rispetto all’uscita da questa realtà, estremamente violenta in generale e verso le donne: la rivolta verso la burocrazia che impone la disuguaglianza, il rifiuto dell’autoritarismo, il caldeggiare l’utopia insita nella Storia, che racchiude in sé le risposte imprevedibili dei grandi cambiamenti sociali. Le comunità indigene, secondo Segato, sono abituate a pensare guardando lontano, ad attivare forme di resistenza che permettano la loro continuità, a fronte di un mondo razzista e capitalista che vuole inglobarli dopo non essere riuscito a sterminarle. Il femminismo ha il compito fondamentale di porre in atto politiche alternative a quelle patriarcali, non copiare i modelli già imposti con la prepotenza, ma passando per modi nuovi di attuare la comunità, il potere, la cura di sé, della collettività e dell’ambiente.

Perché non contrastare il potere patriarcale porta a crimini umanitari come i femminicidi di Ciudad Juarez, in Messico, dove il machismo si realizza attraverso l’associazione mafiosa tra uomini di questo tipo, che ribadiscono la sovranità territoriale attraverso la tortura dei corpi delle donne, trattate come spazzatura, con la connivenza degli organi dello stato che tralasciano troppe tracce, troppi indizi, per non arrivare alla soluzione di questo orrore. I crimini accaduti in strada contro le donne non riguardano la sfera privata della persona offesa: Segato definisce questi delitti femigenocidi, ragazze colpite perché donne, a monito di tutte le altre e di chi non si conforma alla mafia patriarcale. Uccisioni di donne attraverso reati sessuali, perché tramite questo tipo di crimini si uccide moralmente la persona e la società di cui essa fa parte: come è sempre stato, la violenza sessuale come arma di guerra annienta il popolo che la subisce, toglie onore agli uomini: stuprare per ottenere vantaggio politico,il gruppo machista diventa dominante sugli altri uomini da conquistare. Ciudad Juarez primeggia nella violenza a livello mondiale, continentale e pure rispetto al violentissimo Messico.

Secondo Segato, la fase capitalistica che stiamo vivendo si realizza attraverso due livelli: lo Stato ufficiale, che costituisce la prima realtà, e il secondo Stato, la seconda realtà dove tutto è possibile, soprattutto la violenza contro chi è più debole, chi vale meno come le donne. I dati che l’autrice cita sono impressionanti: secondo l’ONU, nel 2015 tra le 50 città più violente del mondo molte sono in America Latina, e 21 sono brasiliane. In tutta questa violenza c’è la droga, la tratta, il contrabbando di merci tra cui le armi, azioni illegali che costituiscono ricchi proventi per la seconda realtà, da sempre possibile perché ha grande connivenze con la prima realtà. In questa guerra, vittime e oggetto di crimine sono spesso le donne.


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L’ultima lezione riprende un tema molto caro a Segato, quello delle lotte antirazziste all’interno delle università, di cui lei è stata puntuale protagonista e che hanno portato a una legge che in Brasile garantisce le quote di accesso universitario per le comunità indigene. Il tema, che parte dal diritto dei e delle giovani indigene a far parte della ricerca culturale, è sviluppato attraverso la giusta considerazione che la colonizzazione non è ancora morta, si estende anche, a volte soprattutto, attraverso il sapere. La considerazione che il mondo del pensiero latinoamericano deve porsi, secondo Segato, è che il confronto con il pensiero europeo non deve più essere perdente, ma assumere la propria autonomia di scelta su cosa e come indagare, a che problematiche rispondere, che proposte avanzare, smettendo di rispondere ai criteri del potere coloniale. Tra le critiche espresse dall’autrice, anche quella alle ONG e alle donne che lavorano nelle ONG: restituiscono una visione delle comunità indie e afrodiscendenti come antimoderne, bisognose di crescita attraverso risposte che non sono quelle da loro volute; Segato contesta fortemente il ruolo dello sviluppo e della crescita economica come destino ineluttabile, l’adesione al modello capitalistico che uccide le comunità e produce violenza, aggressione alle donne, umiliazione agli uomini che non vogliono adeguarsi a quest’evoluzione per loro non necessaria.



Leggere questo testo di Rita Laura Segato lascia tante suggestioni e molti suggerimenti: a partire dal pensare libero, non seguendo la regola ortodossa e ufficiale, con cui spaziare e agire curiosità a partire dalle proprie intuizioni, seguendo un cammino intellettuale personale che può essere diverso da quello autorizzato dalle strutture del potere, di qualsiasi potere si tratti. Fondamentale il ruolo di chi produce pensiero, nelle università, negli apparati politici, nelle società, che deve dare voce alle espressioni umane di chi non ha voce, anche attraverso l’uso di un linguaggio nuovo, che permetta di vedere i limiti, le distorsioni, i crimini che sono fatti alle persone che non si adeguano ai cambiamenti strutturali che il capitale porta avanti. È importante insegnare a pensare, rompere gli schemi delle posizioni sociali, disobbedire alle regole che non rispondo ai bisogni reali, smettere di riprodurre un sistema che uccide chi non si allinea, chi è povero, chi è diverso e diversa.

Le donne, secondo Segato, hanno un compito fondamentale, possono avere un ruolo importantissimo in questa inversione di tendenza necessaria a tutto il mondo: ricostruire i rapporti che le donne hanno portato avanti nel loro privato e rendere a livello pubblico la proposta di relazione che le donne sanno agire, smettendo la visione eurocentrica e patriarcale, della guerra contro i popoli e contro le donne. Costruire comunità resistenti che siano dentro e fuori lo stato, insistendo laddove è essenziale insistere, costruendo altrove quando è possibile, quando è necessario.

Un cammino che intuiamo, a volte anche realizziamo, che può crescere e che può continuare: anche Rita Laura Segato ci dà la forza necessaria, ogni giorno, di essere questa potenza rivoluzionaria per noi stesse e per tutt@.


Rita Laura Segato

Rita Laura Segato – Contro-pedagogie della crudeltà. Manifestolibri in collaborazione con FactoryA APS, Roma, 2024, € 20

I testi di Rita Laura Segato sono presenti nelle biblioteche femministe presenti in diverse aree italiane.


Questo articolo fa parte di Granai per la mente, uno spazio dedicato ai libri a cura di Cristina Formica (sociologa femminista, da sempre attenta ai temi dell’antifascismo e dell’antirazzismo, è autrice di È capitato anche a me. Diario delle molestie nella vita di una donna, edito da Red Star Press)

Cristina Formica ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura

Articolo ripreso da https://comune-info.net/lasciarsi-alle-spalle-il-patriarcato/

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