24 agosto 2024

MARX SVELO' LE LEGGI CHE REGOLANO IL SISTEMA DI PRODUZIONE CAPITALISTICO

 


Oggi  su  AVVENIRE, il giornale dei Vescovi italiani, una pagina intera dedicata a K. Marx:

"Nel capitolo tredicesimo del primo libro di Il capitale, intitolato Macchinario e grande industria, Marx prende in esame, in maniera puntuale, il nuovo sistema di fabbrica disegnato dalle macchine. Ponendo sotto indagine gli esiti della loro introduzione nel sistema produttivo e soprattutto la realizzazione di un sistema di macchine, Marx rileva alcune dinamiche sociali ed economiche legate all’innovazione tecnologica, che oggi come allora innerva e condiziona la società. Con sguardo disincantato, a differenza dall’approccio ingenuo proprio degli economisti classici suoi contemporanei, distingue lo strumento di lavoro artigiano dalla macchina, in cui «gli strumenti furono trasformati – precisa lo stesso Marx – da strumenti dell’organismo umano in strumenti di un congegno meccanico». E in particolare individua il passaggio successivo quando la macchina, in cui la forza motrice è ancora l’uomo, si incastona in un sistema di macchine, oramai «emancipato dai limiti della forza umana».
«La grande industria – afferma Marx – è rimasta paralizzata in tutto il suo sviluppo finché il suo caratteristico mezzo a produzione, la macchina stessa, è rimasta debitrice per la propria esistenza alla forza e all’abilità personale, dipendendo quindi dallo sviluppo muscolare, dall’acutezza dell’occhio e dal virtuosismo della mano con cui l’operaio parziale nella manifattura e l’artigiano al di fuori di essa manovravano il loro minuscolo strumento». La situazione cambia nel momento in cui la fabbrica diventa una sorta di “automa”, in cui il sistema di macchine subisce un processo di automazione, con macchine motrici e macchine che producono altre macchine, modificando anche i sistemi di trasporto e di comunicazione. Si delinea così un passaggio cruciale in cui la forza-lavoro non è tanto sostituita dal mezzo di lavoro, generando dei processi di retroazione sull’uomo, sul lavoratore preciserebbe Marx, che si adatta al loro funzionamento. Rendendo meno pesanti e più fluidi i compiti da svolgere, non solo vengono arruolati nel nuovo sistema di produzione donne e bambini, ma il tempo da destinare al lavoro si estende 24/7, per utilizzare una bella espressione di Jonathan Crary, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, non lasciando più tempo per sé stessi. Ne derivano, soprattutto col lavoro minorile, per Marx «atrofia morale» e «desolazione intellettuale». «Il lavoro alla macchina – continua l’autore del Capitale –, oltre a intaccare in misura estrema il sistema nervoso, reprime il poliedrico gioco dei muscoli ed espropria di ogni libera attività fisica e mentale. La stessa semplificazione del lavoro diventa un mezzo di tortura, giacché la macchina non libera dal lavoro il lavoratore, ma svuota di contenuto il suo lavoro. Un fenomeno comune a tutta la produzione capitalistica che non sia il lavoratore a utilizzare la condizione di lavoro ma che sia viceversa la condizione di lavoro a utilizzare il lavoratore; soltanto con il macchinario questo capovolgimento viene ad avere una realtà effettuale tecnicamente tangibile». Parole che fanno riflettere e che invitano, oggi che tanto diffusamente si parla di processi di automazione e di intelligenza artificiale, a rileggere Marx, sine ira ac studio, di là del materialismo storico e del suo ateismo."
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