24 maggio 2021

UCCELLACCI E UCCELLINI RACCONTATO DA FRANCESCA TUSCANO

 





Il Cantico (Uccellacci e uccellini)

Francesca Tuscano

Dove va l’umanità? Boh!
Succo di un’intervista di MAO a Mr Edgard Snow

(Titoli di testa di Uccellacci e uccellini)


Pasolini ha girato il Vangelo. Ma Assisi non ha smesso di ispirarlo. Qui Pasolini vede anche Uccellacci e uccellini. E pensa ancora una volta agli amici della Pro Civitate come ai primi lettori di una sua sceneggiatura. Vuole scrivere un film francescano, ma non su San Francesco. I protagonisti saranno Totò e Ninetto (Padre e Figlio) in viaggio nelle borgate romane insieme a un corvo intellettuale (che è lui, Pasolini), e Frate Ciccillo e il suo discepolo, anche loro in viaggio, per le campagne dell’Appennino, ad evangelizzare falchi e passerotti, con la benedizione di Francesco. Una favola che ha la morale nell’epigrafe – l’umanità è in cammino, ma non ha una meta (e ciò non è un male, perché è l’immanenza del viaggio che ci rende umani, non la teleologia del traguardo). Francesco e Marx formano la struttura ideologica del film. Nessuna contraddizione – al “fondo del marxismo c’è una istanza evidentemente umanitaria alla cui base c’è, a sua volta, una istanza cristiana”, aveva detto Pasolini, parlando del suo Cristo. E se il Figlio di Dio è un razionale baluardo di giustizia, Francesco non è da meno. In Uccellacci e uccellini il santo di Assisi incarna lucidamente il dettato della Chiesa postconciliare, senza cedimenti patetici (“Le esortazioni che san Francesco rivolge […] all’anziano frate, racchiudono le medesime considerazioni sulla pace e la non-violenza che Papa Paolo VI ha annunciato all’assemblea delle Nazioni Unite”). San Francesco, però, è anche altro. Quello che piace a un non credente (dice Pasolini) è “il Francesco che parla agli uccelli o fa miracoli”. Perché un “santo che non voli, che non sparisca, che non determini i fatti naturali magicamente, non è un santo, oppure è un santo occidentale, pieno di problemi morali e pratici”. Pasolini sposta questa santità in Frate Ciccillo e nel suo discepolo Ninetto, sezionando il francescanesimo in tre figure – Francesco e la serietà politica, Fra Ciccillo e l’ostinata umana lotta per la giustizia, fra Ninetto e il sacro irrazionalismo. Pasolini doveva girare ad Assisi, nei vicoli, alla Rocca, nel piazzale della Basilica, ma gli amici della Cittadella lo dissuasero, e Fra Ciccillo finì per predicare a Tuscania. Gli dissero anche di togliere la sua versione del Cantico. Ma questa volta Pasolini non obbedì. Come poteva rinunciare alla traduzione del primo testo letterario in volgare nel romanesco di Totò e Ninetto che si mangiano l’inutile corvo? La lingua delle borgate è il volgare della contemporaneità, poetico e basso, che riducendo innalza, nello spirito del medioevo orientale che Pasolini amava in Francesco e che Fra Ciccillo canta in una campagna fintamente umbra.

Altissimo, onnipotente, bon Signore,
quanto so’ contento che c’è er sole!
E quanto so’ contento che c’è pure l’acqua,
perché chi è sozzo ce se lava la faccia.
Laudato sii mi’ Signore per ‘sto somaro,
per tutte ‘ste pecore e ‘sto pecoraro.
[…]
Laudato sii mi’ Signore per ‘sto santo monno
Che ce ponno campà tutti, pure quelli che non ponno…
[…]
Beata l’erba fresca, l’ortica e la cicoria,
e chi se la magna che Dio l’abbia in gloria.
[…]
Guai a quelli che morranno ne li peccata mortali
Che me dispiace tanto a vedè ‘sti brutti funerali!
Laudato sii mi’ Signore per la contentezza che sta nei cori,
perché tutto quello che ciài intorno so’ rose e fiori…

Francesca Tuscano,  22 maggio 2021

Articolo ripreso da https://www.assisimia.it/speciale/il-cantico-uccellacci-e-uccellini/






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