01 settembre 2024

NON STANCARSI MAI DI LOTTARE E CURARE

 


Lottare e curare


Sophie Gosselin e David gé Bartoli
01 Settembre 2024

Pezzo ripreso da:  https://comune-info.net/lottare-e-curare/

La Terra è un grande corpo aggredito e ferito. Tuttavia ovunque ci sono comunità che in tanti modi diversi hanno cominciato a sollevarsi per rispondere alle aggressioni. Sono comunità che lottano curando, ad esempio rinunciando alla postura virile e guerriera di una lotta il cui unico obiettivo sarebbe la presa del potere per costruire invece reti di mutuo aiuto. Sono anche comunità che lottano per curare, prima di tutto gli ambienti naturali impoveriti da decenni di estrattivismo. Un paragrafo dell’Abbecedario dei Soulèvements de la Terre, il noto movimento ecologista francese. I temi dell’Abbecedario sono al centro in questi giorni della traversata delle lotte per l’acqua (campeggio di Ecologia Politica Network in Valle di Susa, 2/5 settembre) e del Climate Camp di Vicenza (5/8 settembre)

Campeggio Ecologia Politica Network 2023 ad Augusta

Ovunque, le vene della Terra vengono aperte e il suo sangue versato. Costruzione di autostrade, cementificazione di terreni orticoli, seppellimento di scorie nucleari, accaparramento dell’acqua all’interno di mega-bacini… Tutti i corpi, individuali e collettivi, sociali e ambientali sono messi in pericolo dai ripetuti assalti di un sistema economico e politico mortifero. Il vivente viene oggettivato e trasformato in materie prime per il capitalismo globalizzato. Le energie fisiche e psichiche sono catturate per alimentare le infrastrutture di un corpo artificiale che ribadisce quotidianamente lo scollamento tra gli esseri umani e i milieux vitali.

Il trauma generato dal moltiplicarsi dei disastri ecologici è rafforzato dalla repressione di un potere che cerca a tutti i costi di mantenere la fantomatica unità di un corpo nazionale in sfacelo. La nostra condizione contemporanea sembra confondersi con quella di un grande corpo malato, aggredito e ferito da secoli di sfruttamento ed estrattivismo.


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Allora, ovunque la Terra si solleva per rispondere a questi attacchi e comunicarci la necessità impellente di lottare per difendere gli ambienti vitali che abitiamo e di curare le relazioni che li costituiscono. Non si tratta più solo di proteggere delle “risorse naturali” né di gestire i “servizi” che ci offrirebbe una natura considerata come esterna alla nostra condizione umana, ma di metterci all’ascolto degli altri viventi e di rigenerare i legami terrestri da cui dipendono le nostre esistenze. Si tratta di capire che facciamo parte della Terra e che la distruzione degli ambienti vitali coincide con quella delle nostre stesse esistenze. Perché la Terra non è il corpo-proprietà prodotto dallo Stato-Capitale né la macchina messa al lavoro per la produzione industriale. È la trama vivente e intrecciata di una molteplicità di forme di vita legate le une alle altre da relazioni di interdipendenza e di co-affezione. È la carne collettiva, frutto di secoli di coevoluzione, di coabitazioni e di collaborazioni interspecifiche. È il corpo-territorio a cui apparteniamo. Quando le femministe amerindie e latinoamericane parlano di “corpo-territorio”, è per nominare la relazione intrinseca che lega il loro corpo singolare e quello della loro comunità a territori multispecie, è per combattere un potere patriarcale e coloniale affermando la potenza di un corpo collettivo, per difendere e curare il legame vivente che le unisce alle altre forme di vita. La sfida lanciata consiste nel tenere insieme queste due ingiunzioni apparentemente contraddittorie che sono lottare e curare.

Curare lottando. Prestare attenzione alle relazioni che ci tengono uniti e che ci legano alla Terra. Rafforzare le nostre capacità di agire integrando la dimensione psichica e spirituale. Evitare le trappole tese dal potere che divide per meglio dominare, che ferisce per terrorizzare, che rende passivi e assoggetta. Ma anche, fare attenzione a non diventare noi stessi i nemici dei nostri corpi e, per questo, rinunciare alla postura virile e guerriera di una lotta il cui unico obiettivo sarebbe la presa del potere. Perché c’è il rischio di riprodurre il sistema che si intende abolire e di ridurre i militanti a mezzi sacrificabili a favore di un obiettivo che li supera e che solo pochi “eroi” sarebbero in grado di raggiungere. Si tratta invece di rompere con questa logica strumentale accogliendo la singolarità irriducibile di ogni essere, di ogni corpo, ascoltando le emozioni e le fragilità di ciascuno, costruendo reti di mutuo aiuto e solidarietà, inventando rituali di disincanto collettivo e tecniche di astuzia per affrontare il nemico evitando di confrontarsi direttamente.

Lottare per curare. Per contribuire, dove viviamo e con coloro con cui viviamo, a tessere e rinnovare le trame dei nostri corpi-territori. Curare gli ambienti che stanno soffrendo rivitalizzando le terre impoverite e lasciando prosperare piante e animali. Depurare e deartificializzare le terre per alimentare invece le dinamiche ecosociali. Reinscrivere le nostre pratiche di sostentamento e i nostri legami sensibili nei tempi lunghi dei cicli terrestri. Saper adottare prospettive non umane e immaginare relazioni multispecie tenendo conto, nelle nostre istituzioni, della molteplicità delle voci e delle modalità che danno forma ai corpi-territori. E, attraverso le nostre alleanze interspecifiche, incorporare e ritualizzare la nostra condizione terrestre.

Avere cura delle lotte significa curare le nostre interdipendenze e le nostre co-affezioni attraverso personificazioni-chimere, come umano-anguilla-fiume o umano-tritone-prato, e far emergere popoli-foreste, popoli-montagne o popoli-fiumi. Si tratta di trasformare la nostra vulnerabilità in potenza comune e la ferita dell’evento in metamorfosi collettiva.


Questo testo (titolo originale Cura) fa parte di Abbecedario dei Soulèvements de la Terre, edito da Orthotes, traduzione italiana del libro diffuso dal noto movimento ecologista francese. I temi dell’Abbecedario sono al centro della traversata delle lotte per l’acqua (campeggio di Ecologia Politica Network in Valle di Susa2/5 settembre) e del Climate Camp di Vicenza (5/8 settembre): lottare e curare sono azioni che già orientano persone e movimenti.


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